X

Imu, allarme dai Comuni: mancano 2,5 miliardi, necessario alzare le aliquote

Il mistero delle aliquote Imu non si risolve. Anzi, si fa ancora più fitto. Se fino ad oggi i cittadini aspettavano il responso dei comuni sulla base dei parametri decisi dal governo (aliquote standard allo 0,4% sulla prima casa e allo 0,76% sulla seconda, con oscillazioni a discrezione dei sindaci rispettivamente dello 0,2% e dello 0,3%), adesso proprio dai comuni arriva un nuovo allarme: per ottenere il gettito sperato, bisognerà alzare le soglie standard almeno dello 0,1%

Secondo uno studio dell’Ifel – l’istituto di ricerca dell’Anci -, con i criteri attuali gli incassi rischiano di essere inferiori rispetto a quelli del 2010 di oltre due miliardi. Ma com’è possibile? Non si era detto finora che con la nuova imposta avremmo pagato di più?

Per capirci qualcosa occorre partire dai numeri. In realtà, con l’Imu i comuni incasseranno 2,4 miliardi in più rispetto all’Ici del 2010. Il problema è che allo stesso tempo subiranno tagli dei trasferimenti e del fondo di riequilibrio per quasi 5 miliardi. Sarebbe quindi necessario alzare le tasse solo per non ridurre le finanze a disposizione dei comuni e continuare a fornire gli stessi servizi di sempre.

Ma sembra anche che i 21 miliardi di gettito complessivo previsti dal governo siano esagerati. L’Anci stima che gli incassi saranno inferiori per una cifra compresa fra 1,9 e 2,5 miliardi. In media, 2,2 miliardi. Per recuperare una fortuna del genere e raggiungere davvero il pareggio di bilancio nel 2013, in estate il governo dovrebbe armarsi di bianchetto e aumentare pesantemente le aliquote standard: quella sulla prima casa passerebbe allo 0,5%, quella su tutti gli altri immobili allo 0,86%. Un rincaro che peserà come un macigno sulla seconda e sulla (eventuale) terza rata.  

“L’abbiamo detto fin dall’inizio che le stime sul gettito dell’Imu erano superiori a quelle che noi prevedevamo – ha detto oggi Graziano Del Rio, presidente dell’Anci, ai microfoni di Agorà, su Rai Tre -: il governo ha stabilito 21 miliardi ma ci sarà un gettito minore e questo è un grande problema. Spero di sbagliarmi altrimenti il cittadino si troverà a pagare molto di più”. 

In mancanza d’una correzione si rischia di produrre un buco di 8-900 milioni nelle casse dello Stato, che comporterebbe un nuovo taglio alle risorse dei sindaci di 1,3 miliardi sul 2012. Insomma, il vero problema della nuova imposta – sottolineano piccati i sindaci – è all’origine: l’Imu non è nata per esigenze delle amministrazioni locali, ma per consentire al Paese di raggiungere il tanto sospirato pareggio di bilancio nel 2013.    

IL SOTTOSEGRETARIO CERIANI: CALCOLI INATTENDIBILI

“Ragionevolmente auspichiamo di non dovere intervenire ulteriormente sulle aliquote” dell’Imu. Così ha replicato nel primo pomeriggio il sottosegretario al ministero dell’Economia, Vieri Ceriani, all’allarme lanciato dall’Anci.

“E’ un’ipotesi che, francamente, preferisco non considerare”, ha proseguito Ceriani, sottolineando che in ogni caso il Dpcm sulle modifiche alle aliquote dell’Imu “può essere emesso fino al 10 dicembre. Ma speriamo di non doverlo utilizzare”. 

“Se l’economia va meno bene rispetto alla previsioni, è evidente che il gettito sarà inferiore. E’ presto, però, per dire quanto sarà l’ammanco e se ci sarà un ammanco”. Per avere un quadro più chiaro “aspettiamo l’acconto dell’autotassazione a giugno” e “a luglio si riuscirà a fare una proiezione che abbia fondatezza”. La prima tranche dell’Imu dovrebbe portare nelle casse dello Stato “10-11 miliardi”. 

“L’Imu, rispetto all’Ici, dovrebbe dare ai Comuni tre miliardi in più. I Comuni – ha spiegato ancora Ceriani – lamentano una carenza delle risorse che non è connessa all’Imu”, ma al “discorso sui trasferimenti”. Dati alla mano, Ceriani ha ricordato che su 21 miliardi di gettito di Imu stimati, “9 vanno allo Stato e 12 ai Comuni”, mentre l’anno scorso dall’Ici sono arrivati “nove miliardi”, sempre per i Comuni.

Tornando, poi, sui calcoli dell’Anci che ha stimato un gettito dell’Imu inferiore di 2,5 miliardi rispetto alle previsioni, il sottosegretario ha detto: “l’attendibilità di questa cifra è assolutamente dubbia e indimostrabile”. L’indagine ha preso in considerazione “un campione non casuale” e “oltre il 70%” del campione “ha inviato risposte prima della pubblicazione delle stime del Mef”, ha spiegato.


Related Post
Categories: News