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Imprese e immigrati: le performance dell’imprenditoria straniera in Italia

Lo studio “Imprenditoria straniera in Italia: differenze nei modelli organizzativi e nelle performance” realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo si inserisce nella lettura sul fenomeno dell’imprenditoria immigrata in Italia, analizzando nel periodo 2012-2015 le performance economico-finanziarie aziendali e il posizionamento competitivo di un campione di oltre 135 mila imprese del manifatturiero e di alcuni servizi più aperti al mercato (alloggio e ristorazione, servizi alle imprese, ICT, trasporti e logistica).

Utilizzando un’originale metodologia e dataset, le imprese sono state classificate, in base alla compagine del Consiglio di Amministrazione, in 3 tipologie: italiane, straniere (composte solo da amministratori nati nello stesso paese non industrializzato) e ibride (per cui sono presenti amministratori di diversa nazionalità e almeno un amministratore nato in paesi non industrializzati).

Le imprese straniere risultano attori di dimensioni più contenute, sono sottocapitalizzate e caratterizzate da una bassa intensità del capitale investito. Esse inoltre evidenziano performance di crescita (fatturato, addetti, valore aggiunto) superiori alle italiane, ma con margini unitari (EBITDA) inferiori.

Accanto a queste tipologie di impresa, si è andata affermando l’impresa ibrida, strutturalmente più grande e complessa (in termini di numero di amministratori) e con un più articolato posizionamento competitivo (in termini di internazionalizzazione, misurata dalla presenza sui mercati esteri con attività di export, marchi e filiali produttive e/o commerciali). Queste imprese presentano performance di crescita diverse e peculiari, inferiori a quelle delle imprese amministrate da un board di soli immigrati, ma superiori a quelle italiane.


Allegati: Imprenditoria straniera in Italia: differenze nei modelli organizzativi e nelle performance

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