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Il fiscal compact non regge l’euro e i grandi investitori voltano le spalle all’Europa

FIRSTonline

GIU’ L’EURO E LE BORSE. A RISCHIO LA TRIPLA A DI PARIGI. IL “FISCAL COMPACT” AL TERZO GIORNO FA GIA’ ACQUA

I conti non tornano. Dietro al ribasso dei mercati azionari europei fa capolino il timore del fallimento del “fiscal compact” sancito a Bruxelles nemmeno una settimana fa.  Alcuni governi favorevoli al nuovo trattato hanno avvertito di non essere sicuri di incassare il via libera dai loro parlamenti, altri hanno espresso malumori mentre in diversi Paesi i partiti contrari all’Europa minacciano di sabotare tutto. Intanto  la Francia si è ormai rassegnata alla perdita del rating AAA. In Germania poi c’è chi si diverte a giocare con l’accendino nella polveriera: il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann ha affermato in Parlamento che è ormai arrivato il momento di mettere da parte l’idea che la crisi del debito sovrano possa essere risolta stampando moneta. Altro che quantitative easing, insomma.

Le conseguenze non si sono fatte attendere:
a) L’indice Ftse Mib ha perso il 2,8%. Londra -2,4%, Parigi -3,3%, Francoforte -1,7%, Madrid -1,7%, Zurigo -0,8%.
b) L’euro tratta a 1,296 sul dollaro, in ribasso dello 0,5%, in prossimità dei minimi del 2011. Il dollaro si rafforza nei confronti delle principali valute del pianeta: il dollar index si porta a 80,52 (+0,43%).
c) Continua la luna di miele di mercati con la sterlina, ritenuta chissà perché un porto più sicuro dai capitali in fuga dall’euro.
d)  La corsa al dollaro indebolisce i metalli preziosi: l’oro perde il 2,7% a 1.588 dollari l’oncia, un calo che lo porta sui livelli di ottobre, l’argento perde il 6% e scivola a 28,8 dollari.

BTP OK, MA RENDIMENTI TOP. L’unico aspetto positivo è il calo del greggio – 4,4% a 95,7 dollari il barile Wti. Ieri l’Opec ha trovato un accordo che fissa un target di produzione a 30 milioni di barili al giorno, in linea con gli attuali livelli. Ma il calo è legato soprattutto alla frenata dell’economia: negli Stati Uniti le scorte di greggio sono scese meno del previsto e quelle della benzina sono salite più previsto. In questa cornice va apprezzato l’sito dell’asta dei Btp a 5 anni: il Tesoto ha collocato titoli per 3 miliardi con una discreta domanda, ma i rendimenti sono schizzati al 6,47%, il massimo dal ’97. Meno comunque, dei prezzi del mercato secondario.

METEOBORSA: NUBI CUPE SUI LISTINI. I futures lasciano poche speranze sull’avvio della seduta odierna: i grandi investitori guardano con timore crescente alla crisi europea, i capitali vanno a caccia di “porti sicuri” lontano dalle Borse. Anche Wall Street e l’Asia hanno infatti vissuto una seduta difficile, sull’onda dei timori per il downgrade di Parigi. L’indice Dow Jones arretra dell’1.10% al pari di Standard& Poor’s 500-1,13% e Nasdaq -1,55%.  Non va meglio al Nikkei 225, sotto dell’1,61%. Più pesanti le perdite dell’Hang Seng di Hong Kong –2,26%.

MARCHIONNE CONFERMA IL TAGLIO DEL TARGET 2012. MARINA GROSSI CEDE E DA’ L’ADDIO AKLLA SELEX

Fiat -5,5% e Fiat Industrial -5,1%, nel giorno dell’inaugurazione dell’impianto di Pomigliano. Per l’occasione Segio Marchionne ha confermato di aver rivisto al ribasso i target per il 2012, anche se non dispera di mantenere il trading profit nella parte bassa della forchetta. Confermato invece l’obiettivo di 6 milioni di vetture (al limite 5,9 milioni) Fiat-Chrysler a fin 2014. Ma tre anni, di questi tempi, sono un’eternità che non interessa mercati obbligati a vivere alla giornata. 

Altri ribassi diffusi nel listino degli industriali: Pirelli -3,4%, Tenaris -4%, Stm -2,3%. Nuova frana per Finmeccanica -4,2%. Marina Grossi, intanto, si è dimessa dal vertice di Selex.

FONDIARIA: I LIGRESTI HANNO UN DEBOLE PER I CARAIBI. BPM, AUMENTO CHIUSO. MERITO DEI VIP O DI UNA VOLPE?

Le assicurazioni hanno preso il posto delle banche nel tiro al bersaglio sui Financials: Generali -4,9%, dopo il downgrade da parte di Fitch (legato alla situazione economica italiana). 

Fondiaria Sai -6%. In attesa che Goldman Sachs concluda l’esame delle effettive necessità patrimoniali della compagnia (il consiglio è stato spostato al 23 dicembre) spuntano altri soci rilevanti di Premafin, la cassaforte quotata di casa Ligresti. Dopo il 12,5% controllato da The Heritage Fund, che fa capo a Giancarlo De Filippo (ieri ascoltato in Consob) ecco il 7,8% del fondo panamense Evergreen, rappresentato da Juan Montes, manager sudamericano collaboratore di Angelo Regusei, fiduciario che spesso ha collaborato con il gruppo Ligresti.   

Giù anche le banche, ma per questo segmento i ribassi sono stati meno pesanti. Unicredit, oggi in assemblea per dare il via all’operazione sul capitale di inizio 2012, perde il 3,3%. La Fondazione Cariverona voterà oggi a favore dell’aumento ma non ha rivelato se parteciperà all’operzione: l’impegno pro quota sarebbe di 315 milioni. Sicura l’adesione di Fondazione Crt, mentre CariMonte procederà solo in parte alla sottoscrizione, facendo scedere la propria partecipazione dal 3,4 al%. Banco Popolare -2%, Mediobanca -4,5%, Ubi -4,8%, Intesa Sanpaolo, promossa da Goldman Sachs, se la cava con -1,1%.

In controtendenza Banca Popolare di Milano +4,2%. Questa mattina si è chiusa l’asta sui diritti inoptati dell’aumento di capitale da 800 milioni di euro: un piccolo capolavoro targato Mediobanca, oppure, ipotesi meno suggestiva, una speculazione brillante. Non è escluso che qualcuno abbia rastrellato tutti i diritti a 0,0001 euro (5.900 euro la spesa) per poi sfruttare il rialzo in Borsa del titolo vendendo le azioni acquistate in precedenza. Nel caso onore all’astuzia di una volpe dei listini capace di fare affari anche in questi tempi grami.

La Germania, intanto, ha rimesso in funzione il fondo salva banche, la Sofin, con una dotazione di 480 miliardi. Primo obiettivo: il salvataggio di Commerzbank, già al centro degli interventi del 2008/09. L’istituto, che secondo l’Eba deve aumentare il capitale per 5,3 miliardi, intanto ha varato un buy back da 700 milioni.  

Forte arretramento dei i titoli dell’energia e delle utility. Enel -2,9%, Eni -2,1%, Atlantia -2,3%, Enel Green Power -2,2%. Nel Midex da rilevare la frana di Telecom Italia Media (-3,7%) dopo che il direttore del Tg7, Enrico Mentana, ha detto di essersi dimesso dopo aver appreso di essere stato denunciato dal Cdr della testata alla magistratura per comportamenti anti-sindacali.

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