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Il Credem fa la vera banca commerciale al servizio di imprese e famiglie e gli utili volano

FIRSTonline

L’economia viaggia al rallentatore, l’euro corre sul filo del rasoio, le banche galleggiano, eppure qualcosa si muove in controtendenza. Ci sono bilanci che parlano di crescita e di remunerazione del capitale investito proprio in quel settore creditizio che tiene sempre col fiato sospeso mercati e investitori: per esempio Credem, storico gruppo di Reggio Emilia che fa capo alla famiglia Maramotti e che si propone di crescere anche nel 2013 “per linee interne”.

Il bilancio presentato dal Cda del Credem (Credito Emiliano) nei giorni scorsi, che l’assemblea approverà il prossimo 30 aprile, mette in luce un balzo dell’utile netto del 25,5% rispetto al 2011, per un totale di 121,2 milioni di euro, e un dividendo proposto di 0,12 euro per azione. Il segreto, sostengo i reggiani, sta nell’aver definito un’opera di razionalizzazione del gruppo per tempo, cioè fra il 2009 e il 2011 “quando – spiegano – abbiamo deciso di concentrarci sull’identità di banca commerciale domestica. Per questo siamo usciti dal business dell’investment banking, con la ristrutturazione e successiva incorporazione in Credem, di Abaxbank, e quindi, nel 2011, abbiamo concluso la cessione di Banca Euromobiliare Suisse. Per ottimizzare la rete distributiva, inoltre, abbiamo avviato una riorganizzazione che ha coinvolto filiali, centri imprese e rete di promozione finanziaria”.

Secondo i conti di Credem, il risultato particolarmente positivo del 2012 non è frutto di entrate straordinarie e alienazioni, anzi: “Nella composizione dell’utile netto vi sono componenti non ricorrenti positive e negative che nel complesso hanno penalizzato il risultato”. Quello che funziona insomma è la normale attività della banca.

Il processo di crescita non è finito qui e andrà avanti nei prossimi mesi: “Nel breve termine non prevediamo aumenti del numero di sportelli, mentre la crescita per linee interne proseguirà. Continueremo a investire sulla multicanalità e soprattutto sul potenziamento dei canali diretti, come internet banking e phone banking; sulle reti di agenti, come la nuova rete di agenti specializzati nella cessione del quinto, su Creacasa, sul personale sul territorio, anche attraverso la creazione di specifiche reti di sviluppo a supporto delle filiali”.

Alla luce di queste scelte quasi tutte le voci del bilancio 2012 sono positive: la raccolta diretta da clientela e la raccolta gestita segnano +9,6%; i contratti internet banking attivi registrano +11,7%; i prestiti +1,2%, mentre il rapporto sofferenze/impieghi si mantiene all’1,3%, al di sotto della media del settore. Confermata la solidità patrimoniale con un core Tier 1 a 9,4% e un Total capital ratio a 13,6% senza ricorso ad aumenti di capitale ma utilizzando esclusivamente il costante rafforzamento derivante dall’attività ordinaria. L’organico si amplia e ci sono 85 dipendenti in più.

“Abbiamo lavorato intensamente per mantenere la struttura flessibile e reattiva – sostiene il direttore generale, Aldo Bizzocchi – sviluppando la rete distributiva ed investendo sulla formazione del personale per continuare a crescere in modo sano ed equilibrato, in termini di quote di mercato e di clienti, anche in una situazione complessa come quella attuale. Abbiamo inoltre semplificato la gamma prodotti proponendone di nuovi, più semplici, offrendo servizi per facilitare ai nostri clienti il rapporto con la banca. Nel 2013 ci focalizzeremo soprattutto sul proseguimento del costante sostegno a famiglie ed imprese con l’obiettivo di continuare il nostro percorso di crescita organica, mantenendo la consueta solidità patrimoniale e redditività”. Migliora il Roe consolidato e si attesta a 6,9% (5,7% nel 2011).

Preoccupati da Basilea 3? “Non come Gruppo. A livello generale pensiamo però che ci voglia particolare attenzione ai possibili impatti economici, poiché dagli ultimi dati dell’Eba (European Banking Authority) si evidenziano ancora degli importanti gap finanziari a livello mondiale ed europeo che potrebbero avere effetti negativi sull’economia reale”.

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