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Il bond Usa oltre il 3% spaventa le Borse

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Un numero su tutti ha segnato la giornata di ieri: 3,003%. Per la prima volta dal 9 gennaio 2014, il rendimento del Treasury a 10 anni ha superato la soglia psicologica del 3%. È la conferma che i sui mercati è cresciuta l’attesa del rialzo dell’inflazione e, di conseguenza, di un aumento dei tassi più rapido del previsto, notizia che cade a sua volta nel bel mezzo di una campagna delle trimestrali Usa più contrastata del previsto: i conti delle società restano per ora brillanti ma accelera l’ascesa dei costi. E molte corporation, seguendo l’esempio di Caterpillar (-6,7%), il termometro della salute dell’export Usa, rilevano che “il meglio è alle spalle”.

Dow Jones -1,74%, al quinto giorno consecutivo di ribasso, S&P 500 -1,34%, di nuovo sotto il livello di inizio 2018. Nasdaq -1,7%.

Massicce le perdite dei big della tecnologia: Facebook -3,7%, Alphabet (ex Google) -4,77% colpita dal forte aumento dei costi emerso dalla trimestrale che ha fatto passare in secondo piano la buona performance del fatturato.

In calo anche Apple (-1,39%): i risultati di Corning, la società che fornisce le lenti di iPhone, hanno confermato la frenata delle vendite di smartphone. Inoltre, il gruppo della Mela verserà 13 miliardi di dollari al fisco irlandese come chiesto dalla Ue.

Soffre anche l’economia più tradizionale: oltre a Caterpillar, anche Lockheed Martin, uno dei grandi fornitori del Pentagono, prevede risultati in calo di qui a fine anno.

ASIA DEBOLE, IL BITCOIN RIALZA LA TESTA

Stessa situazione stamane in Asia. La piazza peggiore è Taiwan, investita dalla crisi dei chip. L’indice Nikkei a Tokyo arretra dello 0,7%. La farmaceutica Takeda perde il 9% dopo che Shire, Irlanda, ha approvato la proposta di vendita per 65 miliardi di dollari. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen è in calo dello 0,3%. Borsa della Corea del Sud -0,9%.

Lo yen scende a 109,1 su dollaro: è il sesto giorno consecutivo di ribasso della valuta giapponese. Il cross dollaro rupia è sui massimi degli ultimi 14 mesi. L’euro invece non si lascia schiacciare dal dollaro: cross a 1,222. Rialza la testa il Bitcoin stamane a 9.440 dollari al sesto giorno di rialzo.

MACRON RALLENTA LA CORSA DEL PETROLIO

Giornata a due facce per il petrolio. Il Brent ha prima superato la barriera dei 75 dollari per la prima volta dal novembre 2014 salvo invertire il trend dopo l’avvio dei colloqui tra Donald Trump e Emmanuel Macron: il presidente francese sta tentando di dissuadere gli Usa dal denunciare l’accordo sul nucleare con il Teheran.

Grazie alla corsa dell’ultimo mese, la performance da inizio anno dei titoli petroliferi si colloca al primo posto nell’indice Eurostoxx globale: +11% contro +0,9%.

GLI ONERI FINANZIARIO ZAVORRANO SAIPEM (-2,9%)

Arretra però Saipem, -2,89% da +0,9% in mattinata dopo l’annuncio dei conti trimestrali da cui è emerso un risultato assai peggiore del previsto (11milionidi euro) a causa degli alti oneri finanziari. Ricavi a 1,91 miliardi di euro, poco sotto il consensus (1,96 miliardi). Utile operativo rettificato 100 milioni di euro, il 10% sopra la stima media degli analisti. Debito a 1,2 miliardi di euro, 150 milioni di euro in meno delle aspettative. La società conferma gli obiettivi del 2018: ricavi a 10 miliardi di euro con Ebitda margin sopra il 10%. Eni -0,3%, Tenaris +0,6%,

MILANO, IL GUADAGNO 2018 SALE AL 10%

Si è ripetuto ieri il copione della vigilia. Le Borse europee, dopo un avvio cauto, hanno preso velocità: i mercati scommettono che la Bce non prenderà decisioni da “falco” nella riunione di domani.

L’indice FtseMib (+0,22%) ha chiuso a 24.035 punti, dove aver toccato nel corso del pomeriggio il valore più alto dal luglio 2015 a 24.073 punti. La performance da inizio anno sfiora il +10%, mentre nello stesso periodo l’indice Eurostoxx è in parità.

Parigi chiude in lieve progresso (+0,1%) nel giorno del fermo di Vincent Bolloré: il titolo della capogruppo ha registrato un calo del 6,14%, Vivendi -2,12%.

In rosso gli altri mercati dell’Eurozona: Francoforte -0,17; Madrid -0,39%. Guadagna Londra (+0,36%).

Sul fronte macro, in Germania l’indice Ifo è risultato di 102,1 punti ad aprile, deludendo gli economisti che avevano previsto 103.

SALE IL BUND, SI RESTRINGE LO SPREAD

La pressione sui tassi Usa si riflette in particolare sul Bund tedesco, che sugli schermi Reuters arriva a toccare il massimo delle ultime sei settimane con una punta a 0,655%. Il Btp ha chiuso a un rendimento pari all’1,77%.

Di qui l’ulteriore restringimento dello spread Italia/Germania, sempre sul tratto decennale, in calo fino a 114 punti base sui minimi da agosto 2016.

In mattinata, nel primo appuntamento con le aste di fine mese, il Tesoro ha nel frattempo collocato tra Ctz e Btp indicizzati l’importo massimo di 3,75 miliardi, con il tasso lordo sul titolo zero coupon scivolare al minimo da novembre.

Giovedì andranno all’asta Bot a sei mesi per 6 miliardi (analogo l’importo in scadenza). Venerdì all’asta a medio e lungo termine il Tesoro metterà a disposizione degli investitori l’importo di 7,75/9,25 miliardi tra nuovo Ccteu settembre 2025 e le riaperture dei titoli di riferimento a 10 anni.

L’ARRESTO DI BOLLORÉ PESA SU TELECOM

L’assemblea di Telecom Italia e, in un certo senso, anche quella di Mediaset è stata condizionata dalla notizia dell’arresto a Parigi di Vincent Bolloré.

Telecom Italia -2,37%. Il primo round nell’assemblea di Tim si è concluso a favore di Vivendi: più del 97% dei soci ha deciso di sostenere la nomina di Amos Genish. Il manager israeliano guiderà dunque l’azienda almeno fino al 4 maggio quando si dovrà rinnovare l’intero consiglio. Al vertice del collegio sindacale, contro la volontà di Vivendi, è stato confermato Roberto Capone. A sorpresa l’assemblea non ha approvato il conferimento dell’incarico di revisione 2019-2027 a EY e Kpmg.

Mediaset -1,18%. Senza i costi straordinari per la causa Vivendi, il Biscione torna a produrre margini e profitti. Calano dell’1% i ricavi consolidati. Costi tagliati dell’11%. Il debito sale a 1,39 miliardi. Il contributo di Premium cala a 587,4 milioni

BANCHE ITALIANE AL TOP DAL 2015, PREZZO RECORD PER GENERALI

Il paniere dei bancari ha terminato le contrattazioni in rialzo dello 0,6% a 12.620 punti, il livello più alto dal 2015 (-0,6% l’indice Eurostoxx). Dal primo gennaio l’indice delle banche italiane guadagna il 15%, nettamente meglio del resto d’Europa (+0,5%). La performance è legata alla tenuta, per ora, del “sistema Italia” malgrado le incertezze del quadro politico e soprattutto alle notizie più confortanti del previsto in arrivo sul fronte delle sofferenze.

In terreno positivo i Big: Intesa San Paolo (+0,87%) e Unicredit a (+0,35%). Meglio Ubi Banca (+0,95%).

In controtendenza Bper Banca (-1,82%): il mercato, suggerisce un trader, teme un aumento di capitale per la riduzione degli Npl. Arretra anche Banca Mediolanum -1,36% appesantita dall’annuncio che la guardia di finanza ha avviato un accertamento sul trattamento fiscale dei fondi domiciliati in Irlanda.

Comprati gli assicurativi: Generali +0,83% ha segnato nel finale una quotazione sui massimi da gennaio 2016 a 17 euro. Ugf +0,89% e UnipolSai +0,74: è stata ceduta la quota del 3% in Carige.

Da segnalare nel settore moda anche il forte rimbalzo di Salvatore Ferragamo (+3,93%). In scia Moncler: +2,18%.

STM, IL MARGINE LORDO SALE AL 39%

Tra gli industriali recupera Stm: -0,9% dal -4% iniziale. La jv italofrancese ha assorbito l’impatto del warning lanciato da Ams, uno dei fornitori di Apple, sui ricavi del 2018: saranno più bassi del previsto in quanto c’è un calo della domanda, probabilmente dovuta all’andamento non brillante dell’iPhoneX. Apple vale circa un decimo dei ricavi di Stm.

Stanotte sono stati approvati i conti del primo trimestre: ricavi a 2,23 miliardi di dollari (+ 22,2%); margine lordo e margine operativo in aumento anno su anno, rispettivamente al 39,9% e al 12,1%; utile netto di 239 milioni di dollari, pari a un incremento anno su anno di 131 milioni di dollari; dividendo cash di 0,24 dollari per azione ordinaria da distribuire in rate trimestrali di pari importo.

PROMOSSA IMA, AMPLIFON AI MASSIMI STORICI

Tra le mid cap, Ima +4,23% dopo l’annuncio dell’acquisizione di Tnc, un produttore di fazzolettini di carta. Equita Sim e Kepler Cheuvreux hanno alzato il target price dopo l’acquisizione di Tmc e confermato la raccomandazione buy.

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