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Grecia, Borsa a picco di oltre il 10%

Cade a picco la Borsa di Atene, che all’inizio del pomeriggio arriva a perdere oltre undici punti percentuali , con il settore bancario in calo del 14,6% (Alpha Bank -11,2%, Piraeus Bank -16% e National Bank of Greece -13,7%). Per l’indice principale greco si tratta del più forte ribasso giornaliero dal 1987. Intanto, sul mercato obbligazionario, il rendimento del titolo a dieci anni della Grecia è balzato al 7,8%, dal 7,25% di ieri.   

La tempesta finanziaria si è scatenata dopo che il premier Antonis Samaras ha anticipato al 17 dicembre il primo voto per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Il problema del Governo conservatore è nei numeri: per eleggere il Capo dello Stato serve una maggioranza qualificata di 180 voti su 300 e al momento l’Esecutivo d’unità nazionale ne ha solo 154. 

Se per tre votazioni consecutive non sarà raggiunto il quorum, la Grecia andrà alle urne tra il 18 gennaio e l’inizio di febbraio. Al momento, in testa ai sondaggi c’è Syriza, partito di sinistra alternativa guidato da Alexis Tsipras, accreditato al 32% circa dei voti, con un margine di vantaggio fra i tre i sei punti percentuali sul centrodestra di Nea Demokratia. Tsipras ha già detto che, in caso di vittoria, dichiarerà nulli gli accordi con la Troika e chiederà la convocazione di una Conferenza europea per tagliare il debito dei paesi in crisi.

Per migliorare la propria immagine ed evitare questo scenario, il Governo conservatore aveva annunciato l’intenzione di raccogliere 9 miliardi nel 2015 direttamente sul mercato dei capitali, uscendo dal programma di assistenza dell’Fmi entro la fine del 2014, in anticipo rispetto alla tabella di marcia, che prevedeva la conclusione degli aiuti nel 2016.

L’exit strategy avrebbe consentito a Samaras di porre fine alle visite della Troika, ma l’Esm (European Stability Mechanism) avrebbe accompagnato il processo con linee di credito precauzionali da attivare nel caso la Grecia avesse avuto “bisogno di maggiori fondi”. In sostanza, Samaras avrebbe continuato a incassare aiuti internazionali senza però essere più costretto a ricevere periodicamente i rappresentanti della Troika, così impopolari agli occhi dell’elettorato. 

Alla fine, però, il Premier è stato costretto ad ammettere che il piano di salvataggio della Troika non si chiuderà a fine anno, “ma proseguirà ancora per qualche mese. Le posizioni di Ue, Bce e Fmi e le nostre si sono un po’ avvicinate, ma restano ancora delle divergenze sugli ultimi provvedimenti da prendere”. Bruxelles vuole una correzione dei conti di 2,5 miliardi anche il prossimo anno, mentre la Grecia chiede lo stop all’austerità.

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