Nei 22 rilievi che la Dg Comp dell’Unione europea ha recentemente contestato al Governo italiano sull’uso del Golden power ce ne sono due particolarmente insidiosi e incalzanti di fronte ai quali il Mef e il ministro Giancarlo Giorgetti non potranno sfuggire e nemmeno arrampicarsi sugli specchi. Intendiamoci: nelle attuali circostanze politiche è del tutto improbabile che sul Golden power si arrivi a uno scontro frontale Ue-Italia. E la ragione è semplice: nella complicatissima trattativa tra Bruxelles e il Presidente americano Donald Trump sui dazi la Presidente Ursula von der Leyen ha bisogno come il pane del sostegno della premier italiana Giorgia Meloni e questa, a sua volta, di von der Leyen per sostenere una linea morbida nei confronti della Casa Bianca, non del tutto condivida da altri partner europei. Questo però, come segnala sul Foglio, il professor Giacinto Della Cananea non esclude che, se i chiarimenti tra il Mef e la Dg Comp non risulteranno sufficienti, la Ue decida di aprire nei confronti dell’Italia una sgradevolissima procedura d’infrazione.
Golden power: le due principali contestazioni all’Italia
Come si diceva, due sono le principali contestazioni che Bruxelles rivolge all’Italia nell’applicazione del Golden power sull’Ops di Unicredit sul Banco Bpm: 1) dove starebbero mai i problemi di sicurezza nazionale in un’operazione che riguarda due banche italiane? 2) perché il il Governo italiano ha usato due pesi e due misure di fronte all’Ops Unicredit u Banco Bpm e a quella di Mps su Mediobanca?
Sul primo punto il ministro Giorgetti può dire quel che vuole sui problemi di sicurezza nazionale che l’Ops di Unicredit solleverebbe in relazione alla presenza di importanti azionisti esteri nel capitale della banca guidata da Andrea Orcel e in relazione alla perdurante presenza della banca in Russia ma le contestazioni di Bruxelles anche su questi due aspetti sono taglienti. Osserva la Dg Comp: “Unicredit opera da molti anni in Italia ed è attualmente il secondo gruppo bancario del Paese. Il fatto che gli azionisti di Unicredit abbiano sede in Paesi terzi è irrilevante”. Chiaro? Quanto alle attività di Unicredit in Russia, la vigilanza su queste – dice Bruxelles – è di comptenza della Bce e non del Governo italiano e la Bce ha già approvato l’Ops di Orcel.
Sull’altro punto, “secondo la Dg Comp l’Italia – come scrive Mf – avrebbe adottato due pesi e due misure nel valutare le aggregazioni bancarie” ponendo “forti resistenze” all’Ops di Unicredit e approvando invece “senza condizioni” l’Ops di Mps su Mediobanca, pur avendo anche quest’ultimo istituto una “rilevanza sistemica”. Il dubbio che serpeggia nei rilievi di Bruxelles è che l’Italia abbia fatto un uso discrezionale e politico del Golden power andando molto oltre i suoi poteri e le sue competenze. Al Governo italiano e in particolare al Mef del ministro Giorgetti che gestisce lo scottante dossier sul Golden power l’onere di smentire Bruxelles e di difendersi dalle accuse di parzialità. Compito arduo.