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Giovedì nero in Borsa per Huawei e petrolio: Milano tra le peggiori

FIRSTonline

Il caso Huawei accende una miccia sui mercati che esplode oggi come una bomba, alimentata anche dal crollo del petrolio. I listini europei chiudono in profondo rosso e accentuano le perdite dopo l’apertura in calo di Wall Street. Francoforte -3,48%; Parigi -3,31%; Madrid -2,75%; Londra -3,18%; Zurigo -3%.

Piazza Affari perde il 3,54% e scende sotto la soglia psicologica dei 19mila punti, fermandosi a 18.643 punti base. La tempesta di vendite travolge tutti i settori. I finanziari sono fra i più penalizzati, con l’indice Ftse Italia banche in calo del  4,2% a un’ora dalla chiusura, a causa della danza dello spread che non lascia un attimo di respiro. L’avversione al rischio si ritorce infatti nuovamente contro la carta italiana: il rendimento del decennale risale al 3,2% e il differenziale si approssima alla soglia dei 300 punti, fermandosi a 297.20 punti base (+5%).

Wall Street, dopo lo stop straordinario di ieri per i funerali dell’ex presidente George Bush senior, va a picco con Boeing (-6,2%) e tecnologici. Ad alimentare il timore che la fragile tregua fra Usa e Cina sul fronte dazi si spezzerà è la notizia dall’arresto a Vancouver della direttrice finanziaria della Huawei, Meng Wanzhou, che rischia l’estradizione negli Usa dove è in corso un’indagine per accertare se il colosso cinese ha violato le sanzioni all’Iran. Huawei è uno dei più grandi produttori di telefonini ed è già finito nel mirino delle autorità americane per timori legati alla sicurezza. L’arresto, di cui si è saputo solo la scorsa notte e contro il quale protesta il celeste impero, è del primo dicembre, giorno in cui i presidenti di Usa e Cina si sono visti a Buenos Aires. Potrebbe contribuire alle ostilità americane nei confronti dei cinesi anche il dato di oggi sul deficit commerciale Usa di ottobre, al massimo da dieci anni e salito a livello record nei confronti della Cina .

La fuga dall’azionario favorisce i titoli di Stato statunitensi, con il rendimento del decennale che sta cedendo terreno per la settima seduta di fila e che per la terza consecutiva è sotto il 3%. Questo tiene alta l’attenzione sull’appiattimento della curva dei rendimenti fra breve e lungo, perché potrebbe preludere a una recessione, benché questa deriva non sia così scontata secondo molti osservatori.

Ad alimentare le tensioni provvede inoltre il petrolio, mentre a Vienna i paesi produttori, che domani incontrano la Russia, per ora concordano sulla necessità di ridurre la produzione, ma senza stabilire l’entità dei tagli. Le quotazioni non si risollevando nemmeno dopo il dato sulle scorte settimanali Usa migliore delle attese. Il Brent cede il 4,24% e scende a 58,95 dollari al barile; il Wti al momento perde il 4,59%, 50,46 dollari al barile.

È invece ben intonato l’oro, che si muove in area 1242,3 dollari l’oncia. Sul fronte valutario l’euro si apprezza sul dollaro e il cambio è in zona 1,137. In Piazza Affari la conta delle perdite sul listino principale, tutto in rosso, parte da Finecobank -6,77%, che nel pomeriggio ha diffuso i dati sulla raccolta netta di novembre, in netto calo rispetto al mese precedente e allo stesso mese del 2017. Male i proliferi a partire da Saipem -6,39%. Va giù Diasorin, -6,34% dopo un esordio brillante sul Ftse Mib nelle scorse due sedute e paga la retrocessione a “hold” da “buy” di Kepler Cheuvreux, con prezzo obiettivo ridotto a 76 da 100 euro.

Sprofonda Stm -5,99%, col settore dei semiconduttori. Fra le banche la peggiore è Ubi -5,75%. Telecom cede il 3,01%. Le agenzie di stampa, citando fonti interne scrivono che oggi il cda non ha convocato l’assemblea per il rinnovo dei revisori dei conti, chiesta a gran voce da Vivendi. Il rinnovo dei revisori in anticipo sulla scadenza degli attuali non è obbligatoria, ma è prevista dalle best practice. Fiat -5,1%, dopo la nomina di Mark Stewart, ex Amazon, come direttore operativo per la regione Nord America. Fca è in rosso anche a New York. Contengono le perdite le utility.

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Categories: Finanza e Mercati