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Fotografia: “Quello che resta”, immagini di cronaca di Alberto Gandolfo

Alberto Gandolfo, Salvatore Borsellino, da “Quello che resta”. © Alberto Gandolfo

La mostra evidenzia la capacità di ricerca fotografica dell’artista siciliano e che prende spunto dalle vicende di cronaca risalenti al passato italiano più recente, mettendo al centro della narrazione i familiari e le persone vicine alle vittime di episodi tragici, impegnate in lunghe battaglie alla ricerca della verità.

Alberto Gandolfo, Beppino Englaro, da “Quello che resta”. © Alberto Gandolfo

Conosciamo le storie di cronaca, ricordiamo com’erano i volti delle persone tragicamente scomparse – afferma Alberto Gandolfo -, ma poco o nulla sappiamo di chi resta, di quelle persone che, oltre a vivere un grande dolore, dovuto alla perdita di un proprio caro, ereditano battaglie portate avanti alla ricerca della verità e della giustizia”.

Alberto Gandolfo, Famiglia Pinelli, da “Quello che resta”. © Alberto Gandolfo

Alberto Gandolfo ha documentato e approfondito 27 storie, dalla strage di Piazza Fontana ai casi Englaro e Welby, da Peppino Impastato a Paolo Borsellino, fino ai più recenti accadimenti della strage di Viareggio e del caso Cucchi. A queste e altre storie corrispondono i ritratti di volti dei familiari delle vittime, finora rimasti quasi sconosciuti. Ed è così che la fotografia diventa il mezzo per mantenere alta l’attenzione sulle evoluzioni di vicende.

Alberto Gandolfo, Ilaria Cucchi, da “Quello che resta”. © Alberto Gandolfo

Ci sono le vite di chi resta – dichiara Benedetta Donato curatore della mostra -, i lasciti involontari riportati nelle testimonianze raccolte dall’autore; quelle che vanno oltre la tempestività e la prossimità legate all’immediata narrazione delle manifestazioni di eventi concomitanti, al di là delle reazioni subitanee del dolore che può scaturire dalla perdita di una persona cara. Esistenze trasformate e spese alla ricerca di un’unica verità che, proprio come la fotografia, non collima mai del tutto con la realtà”.
Finalmente – prosegue Benedetta Donato – riconosciamo in quei volti le esistenze reali di chi ha condotto battaglie tuttora in atto e ci prendiamo carico di storie ed evoluzioni appartenenti alla nostra contemporaneità che, grazie alle fotografie di Alberto Gandolfo, non rischiano di cadere nell’oblio”.

Alberto Gandolfo
Nasce a Palermo nel 1983. Da sempre appassionato di fotografia, nel 2010 inizia un percorso di formazione presso un istituto di settore della sua città.
Apprende le tecniche di stampa del bianco e nero seguendo un workshop con Antonio Manta, approfondisce generi e approcci diversi, in un percorso specifico con autori quali Valerio Bispuri ed Efrem Raimondi. Ispirato da quest’ultimo e dalla produzione di grandi maestri, come Richard Avedon e Paolo Roversi, si specializza nel ritratto.
Negli ultimi anni ha realizzato numerosi progetti, ritraendo personaggi comuni ed esponenti della cultura nazionale ed internazionale.

Alberto Gandolfo, Famiglia Impastato, da “Quello che resta”. © Alberto Gandolfo


Le sue opere sono state esposte in diverse sedi, tra cui si ricordano: la GAM – Galleria d’Arte Moderna di Palermo, Fondazione Teatro Massimo di Palermo e in occasione dei Voies Off, durante il prestigioso festival internazionale Les Rencontres de La Photographie d’Arles.
Nel 2016 fonda Église, realtà nata con lo scopo di promuovere la fotografia, attraverso l’articolazione di attività di formazione ed espositive continue sul territorio palermitano. 

Immagine di copertina: Alberto Gandolfo, Salvatore Borsellino, da “Quello che resta”. © Alberto Gandolfo

ALBERTO GANDOLFO. Quello che resta
Milano, Officine fotografiche (via Friuli 60)
31 ottobre – 24 novembre 2019. Ingresso libero

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Categories: Arte