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FOCUS BNL – Le imprese italiane cambiano dopo la crisi: gruppi d’impresa e relazioni interaziendali

Nel primo trimestre del 2015 il numero di imprese che ha dichiarato fallimento è sceso del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Se si esclude il dato registrato nel secondo trimestre del 2012 si tratta dalla prima variazione positiva da inizio crisi. A calare sono state anche le liquidazioni volontarie e i pignoramenti. Alla luce dei primi segnali di inversione di rotta del ciclo, è utile guardare alle condizioni in cui il sistema produttivo italiano si trova, per evidenziare le difficoltà strutturali e le misure eventualmente messe in atto per superarle. 

La caratteristica più evidente del sistema produttivo italiano rimane la piccola dimensione d’impresa e la struttura proprietaria molto semplice; elementi che condizionano comportamenti e performance delle imprese, tra cui la modesta propensione alla ricerca e sviluppo e la limitata internazionalizzazione. Un’analisi più approfondita mostra però che le imprese hanno da tempo messo in atto strategie per superare i limiti della piccola dimensione, tra questi, oltre all’accentuazione del fenomeno dei gruppi d’impresa, l’attivazione di relazioni interaziendali, formali e informali, finalizzate al perseguimento di obiettivi specifici. 

In Italia i gruppi di imprese sono circa 90mila, coinvolgono 206mila imprese e occupano oltre 5,6 milioni di addetti. Il gruppo rappresenta un tipo di relazione frequente soprattutto tra le imprese grandi (è raccolto in gruppo il 90% delle imprese con oltre 500 addetti), anche se il numero di imprese piccole associate è maggiore. La presenza di gruppi di società di capitali è rilevante soprattutto nell’industria (25,4% contro il 22,3% dei servizi). 

L’organizzazione delle imprese in gruppi permette di superare uno dei principali limiti della piccola dimensione d’impresa: la bassa produttività. Le imprese appartenenti a gruppi presentano infatti in media un valore aggiunto per addetto più che doppio rispetto alle altre. Al di là del fenomeno dei gruppi di impresa, in Italia è importante anche il legame che le imprese creano tra loro (e con le istituzioni pubbliche) attraverso rapporti di commessa e subfornitura, e diverse tipologie di contratti, formali e informali. 

Secondo l’Istat quasi due terzi delle imprese italiane con più di tre addetti intrattiene relazioni stabili con altre imprese o con istituzioni pubbliche alla ricerca di forme di flessibilità e della possibilità di sfruttare economie esterne. Le imprese coinvolte mostrano in media una performance migliore di quelle che operano senza alcun tipo di legame e in generale, rispetto a quelle che operano isolatamente, si dimostrano più propense a innovare e a operare sui mercati internazionali.

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