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Flat tax, Lega: “Sarà al 15% fino a 55mila euro di reddito”

Imagoeconomica

“Il nostro obiettivo è la Flat tax con un’unica deduzione fiscale che assorbirà tutte le detrazioni. Vogliamo portare al 15% l’aliquota fino a 55.000 euro di reddito familiare. Ci saranno benefici per 20 milioni di famiglie e 40 milioni di contribuenti. Ci sarà un grande impulso ai consumi e risparmi per 3.500 euro per una famiglia monoreddito con un figlio. C’è l’intenzione di portare nelle tasche 12-13 miliardi di euro“. Questa la spiegazione di Armando Siri, fedelissimo di Salvini in materia di Fisco, che ha presentato alle parti sociali la proposta della Lega sulla Flat tax, senza precisare dove il Governo intenda reperire i 12-13 miliardi di coperture. Ma proprio la partecipazione di Siri (indagato e allonrtanato dalla componente grillina) ha provocato l’ennesima controversia con il M5S, mentre sul vertice è esploso il risentimento del premier Giuseppe Conte. E la tensione nella maggioranza è salita alle stelle.

“Non è da tutti i giorni avere 43 parti sociali attorno a un tavolo: una parte del mondo della produzione e del lavoro cui abbiamo esposto i progetti di governo della Lega per la prossima manovra economica, imperniati su un forte taglio delle tasse per famiglie e lavoratori dipendenti”, ha aggiunto Salvini.

Il leader leghista ha riferito che durante la “discussione ampia” con le parti sociali ha esposto i progetti che riguardano la “riduzione dell’Ires, lo sgravio degli adempimenti burocratici per le imprese, la riduzione dell’Imu e l’intervento per dare stabilità alla cedolare secca sui negozi, sugli immobili commerciali“.

Quanto alla prossima legge di Bilancio, “mi piacerebbe dare al nostro Paese una manovra economica in tempi molto più celeri rispetto al passato – ha aggiunto – Ottobre, novembre, dicembre no. Piuttosto si lavoro tutto luglio e tutto agosto. Mi piacerebbe che alla riapertura del Parlamento fosse già in discussione la manovra economica per dare stabilità”.

Salvini ha ribadito che è intenzione della Lega realizzare una pace fiscale bis per estenderla alle società e alle imprese. Ha riparlato di credito di imposte e di erogazione del credito: “C’è un bel clima, sono soddisfatto di quello che è venuto fuori. Sul salario minimo tutti gli interventi dicono che è una discussione interessante, ma prima occorre ridurre la pressione fiscale e burocratica a chi i salari li paga”.

Il vicepremier ha anche assicurato che con la sua iniziativa non intende scavalcare il capo del governo: “E’ l’inizio di un percorso, non vogliamo sostituirci al presidente del Consiglio”, ha detto, spiegando che un nuovo incontro con le parti sociali potrebbe essere fissato nei prossimi quindici giorni e comunque nell’arco dell’estate.

Il sotosegretario all’Economia Massimo Bitonci ha detto che “ci sono 150 miliardi nelle cassette mdi sicurezza” e che “l’emersione di questo contante è prioritaria”. L’obiettivo del governo è iniziare una “seconda fase della pace fiscale” dando la “possibilità di chiudere con le imprese altri contenziosi”. Secondo Bitonci, “non bisogna far pagare il pos agli esercizi e tutte quelle operazione sotto il 25 euro quelle con il contactless”.

Nella maggioranza volano gli stracci. “Se oggi qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze da parte delle parti sociali ma anticipa dettagli di quella che ritiene che debba essere la manovra economica, si entra sul terreno della scorrettezza istituzionale”, ha osservato il premier Giuseppe Conte. “Se si tratta di un vertice di partito, la presenza di Siri va bene. Se è un vertice di governo, la presenza di Siri non va bene”, ha detto ancora il presidente del consiglio, commentando fuori da Palazzo Chigi la presenza dell’ex sottosegretario alla riunione al Viminale. 

 A rincarare la dose l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: Se i sindacati “vogliono trattare con un indagato per corruzione messo fuori dal governo, invece che con il governo stesso, lo prendiamo come un dato. Ora ho capito perché alcuni sindacati attaccano la nostra proposta sul salario minimo”. “Appaiono del tutto inaccettabili ed offensive, nei toni e nella sostanza, le osservazioni nei confronti dei sindacati avanzate oggi dal vice premier Di Maio”, replicano Cgil, Cisl e Uil.

Aggiornato alle 17:15 di lunedì 15 luglio 2019

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