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Fiera di Roma: ok aumento 13 milioni. Fuori Raggi, sale Zingaretti

La Fiera di Roma è salva. E il 3 novembre resterà una data importante nella tormentata storia dell’ente fieristico della capitale. Giovedì pomeriggio, infatti, l’assemblea della società di controllo Investimenti ha dato il via libera alla ricapitalizzazione dell’ente con 13 milioni di denaro fresco, scongiurandone così il fallimento. Ma, ed è questo il colpo di scena, il Comune di Roma non si è presentato con il risultato che rischia di restare fuori dalla porta della Fiera: di Roma sì, ma non più del Comune.

A meno di un ravvedimento che al momento non sembra vicino, il Campidoglio, finora azionista al 21%, vedrà diluirsi la sua quota per effetto della ricapitalizzazione, lasciando alla Camera di Commercio e alla Regione la proprietà dell’ente e il ritorno di immagine legato al suo rilancio. Con un autogol della giunta Raggi e un “colpo grosso” del presidente della Regione Nicola Zingaretti che si candida a diventare sempre più il punto di riferimento per il mondo produttivo del territorio. Ma vediamo di ripercorrere le tappe di una vicenda complessa che ha il suo prossimo appuntamento nel 9 novembre: in quel giorno scadono i termini per il concordato preventivo davanti al Tribunale fallimentare. Ora, con 13 milioni in tasca, l’amministratore unico Pietro Piccinetti potrà presentarsi ai creditori con credenziali più convincenti e ottenere condizioni migliori.

L’assemblea di Investimenti – controllata dalla Camera di Commercio con il 59%, la Regione con il 9,8% diretto cui va sommato un altro 9,8% tramite Innova Lazio e il Comune di Roma  con il 21% – in una lunga riunione ha dunque deciso di andare avanti. La Camera di Commercio mette sul piatto della ricapitalizzazione 10 milioni, altri 3 li versa la Regione. Il Campidoglio? Nulla. L’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo, ha disertato per la terza volta la riunione dei soci. Al momento, dunque, l’assemblea ha approvato una ricapitalizzazione di 13 milioni di euro (10 dalla Camera di commercio, 3 dalla Regione) che consentirà al polo fieristico di sopravvivere. Gli altri 3 milioni che avrebbe potuto versare il Campidoglio rimangono avvolti nell’alea dei prossimi 120 giorni. E’ questo il termine entro il quale il Comune potrà ravvedersi, dopodiché, se non lo farà, Virginia Raggi lascerà a Nicola Zingaretti il primato, non solo economico ma soprattutto politico, di aver sottoscritto in toto il salvataggio della Fiera.

“La Regione, con questa decisione – sottolinea non a caso un comunicato dell’ente – non si sottrae alle proprie responsabilità di socio e non lascia nulla di intentato per il salvataggio e il rilancio di una realtà fondamentale per la vita economica di Roma e di tutto il territorio regionale come Fiera di Roma”. Ringraziamenti a Zingaretti sono arrivati dal presidente della Camera di Commercio, ben più critico nei confronti del Comune: “Il ringraziamento – ha commentato Lorenzo Tagliavanti – purtroppo non posso estenderlo anche alla Sindaca di Roma visto che per la terza volta consecutiva l’amministrazione comunale ha scelto di non prendere parte all’assemblea dei soci neanche con un suo delegato. Un’assenza che lascia pochi dubbi sull’interesse di questa amministrazione verso un asset strategico per lo sviluppo economico della nostra città”.

Piccinetti, dal canto suo, guarda avanti e preferisce evitare le polemiche. “Siamo estremamente soddisfatti e motivati – dichiarano in una nota congiunta il presidente di Investimenti Luca Voglino e l’Au di Fiera Roma Pietro Piccinetti – per l’aumento di capitale, la cui sottoscrizione è stata dichiarata dal socio di maggioranza vincolata all’omologa del concordato di Fiera Roma. Siamo sicuri che sia stata profondamente compresa l’importanza strategica della Fiera per l’economia del territorio. E questo ci rende ancor più motivati a portare avanti il nostro piano industriale che siamo certi potrà rilanciare la struttura rendendola degna della città di cui porta il nome. Uniti si vince”.

Lo sguardo adesso si sposta sul concordato e sul 9 novembre. La posta in gioco è alta: 200 milioni di debiti accumulati, 22.000 euro di interessi da pagare ogni giorno. E la partita sulla Vecchia Fiera, quella sulla Cristoforo Colombo, tutta da giocare. Sempre che il Comune non si metta di traverso.

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