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Esodati, tutto da rifare: secondo la Ragioneria i soldi non bastano

Sembrava finita, invece la battaglia sugli esodati continua. Le risorse individuate nell’emendamento alla legge di stabilità presentato in Commissione Bilancio alla Camera dai relatori sono insufficienti. A rilevarlo è la Ragioneria generale dello Stato, che ritiene l’allargamento della platea dei “salvaguardati” eccessivo rispetto alle somme previste dalla proposta di modifica. Migliaia di persone, quindi, rischiano ancora di ritrovarsi senza lavoro né pensione.  

“La Ragioneria – riferiscono fonti parlamentari – ha chiesto una riscrittura dell’emendamento con criteri più selettivi”. In discussione “ci sarebbero i punti A, B e C dell’emendamento, mentre il punto D sarebbe stato bocciato in toto”.

In particolare, la Ragioneria dello Stato avrebbe bocciato il punto del decreto che inseriva nella platea dei salvaguardati anche “i lavoratori licenziati, entro il 31 dicembre 2011, anche in conseguenza di fallimento o di altra procedura concorsuale nonché di cessazione dell’attività dell’impresa, purché privi di occupazione”.

Al contrario, è ancora aperta la discussione sulle altre tre tipologie di salvaguardati. La prima riguarda “lavoratori cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e collocati in mobilità ordinaria o in deroga a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011 e che abbiano perfezionato i requisiti utili al trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014”.

La seconda comprende “lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 31 dicembre 2011, ancorché abbiano svolto qualsiasi attività, non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato dopo l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria”. Questo, però, date due condizioni: che abbiano conseguito un reddito annuo lordo complessivo riferito a tali attività non superiore a euro 7.500 e che perfezionino i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014. 

Infine, la terza categoria sulla quale si tornerà a discutere comprende quei lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro entro il 30 giugno 2012, in ragione di accordi individuali o in applicazione di accordi collettivi di incentivo all’esodo stipulati entro il 31 dicembre 2011, ancorché abbiano svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attività non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, a condizione che abbiano conseguito un reddito annuo lordo complessivo riferito a tali attività non superiore a euro 7.500 e che perfezionino i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2014.

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