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Energia solare: primo test per Cingolani

Foto di Sebastian Ganso da Pixabay

Dovrà ascoltare tutti e in fretta, perché ad aprile bisogna dire chiaramente alla Ue come si vogliono investire i circa 70 miliardi di euro per la decarbonizzazione. Il neoministro Roberto Cingolani ha il compito di far imboccare all’Italia la strada di una rigenerazione ambientale non facile. Passare dalla confusione e dalle negatività accumulate negli ultimi anni a una strategia concreta che abbatta le emissioni nocive e premi le energie alternative. Per prima cosa il Parlamento dovrà riprendere il proprio ruolo a beneficio di una costruzione democratica su tutte le opzioni ecologiche, mettendo mano a riforme richieste da Bruxelles per ricevere i fondi del Next generation.

Il governo non deve fallire: senza una revisione delle regole e dei meccanismi autorizzativi, insieme a Regioni e Comuni, non si muoverà granché. Così che anche le riconosciute capacità di Cingolani rischiano l’insuccesso sulla sfida più difficile. Certo, il neoministro dovrà essere abile a neutralizzare qualche residua idea anti-innovazione dei Cinquestelle. Il mondo industriale ricorderà il precedente ministro dell’Ambiente più per la contrarietà agli impianti e alle infrastrutture che per i bonus per bici e monopattini.

I primi a muoversi in questi giorni con una raccomandazione al governo sulle cose da fare sono stati i titolari delle imprese del solare fotovoltaico. Hanno condensato in sette punti le principali iniziative da strutturare in maniera rapida per recuperare gap storici. “Il solare fotovoltaico – è scritto in una lettera firmata dal Presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini – negli ultimi anni ha registrato innovazioni tecnologiche sostanziali, tali da conquistare il ruolo di leadership mondiale tra tutte le fonti energetiche”.

L’Italia in Europa è un Paese privilegiato per collocazione geografica dal punto di vista dell’energia solare. Peccato che si sia perso tempo per definire meglio le regole: semplificazione degli iter autorizzativi, revisione del decreto Fer1 a sostegno degli impianti fotovoltaici, proroga del SuperBonus 110% fino al 2024. Sono questi i punti su cui Cingolani viene chiamato dagli industriali a confrontarsi, per mostrare la vera forza di cambiare registro.

D’altra parte, la realpolitik inaugurata da Draghi dovrà far sì che gli italiani non credano ai miracoli. La transizione è un percorso lungo e al di là del 2026 come data limite per la spesa del Recovery, energie rinnovabili e fossili staranno insieme ancora molti anni. Intanto, bisogna giocare la partita del fotovoltaico. Se l’Italia è in fondo alla classifica europea in quanto a installazioni fotovoltaiche annuali, è perché dal centro alla periferia, dai pareri ai comitati, ai giudici si sono accumulati divieti, ricorsi, opposizioni ad investimenti già pronti. Il cambio di passo vero (se ci sarà) si vedrà dal superamento di queste assurdità.

La soluzione più efficace entro aprile prossimo resta la revisione del Pnrr. La domanda di fonti pure c’è. Il governo deve considerare che per mettere “impianti su terreni agricoli non c’è bisogno di incentivi, ma solo di regole certe e accesso al mercato dell’energia”: è l’invito degli industriali a rivedere provvedimenti precedenti che hanno bloccato iniziative importanti. Su questo versante bisognerà mostrare anche una visione d’insieme sull’uso dei terreni e delle superfici necessarie. Il sole si espande ovunque, ma lo Stato deve avere regole per sfruttarne la potenza energetica. Importante sarà l’abbandono di qualsiasi tolleranza verso chi contrasta i nuovi scenari. La traversata green del governo Draghi è appena all’inizio.

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Categories: Economia e Imprese