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Energia: le rinnovabili crescono ma il pianeta resta malato

FIRSTonline

Greta Thunberg ha scosso le coscienze, ma la rivoluzione green non è affatto dietro l’angolo. Le agenzie energetiche internazionali non mollano nel denunciare “l’andamento lento” degli Stati nella lotta ai cambiamenti climatici. L’ultimo Rapporto dell’AIE (Agenzia internazionale per l’energia) racconta di 33 gigatonnellate di CO2 immesse in atmosfera nel 2019. Valori molto simili a quelli del 2018, sebbene l’economia mondiale l’anno scorso sia cresciuta del 2,9%. Una tendenza di sviluppo che avrebbe dovuto provocare maggiori emissioni inquinanti in ragione dei larghi consumi di energie fossili, si legge nel documento.

Negli Usa, nonostante Donald Trump spieghi la crescita economica del suo Paese con l’ampio uso delle energie tradizionali, in molti Stati le rinnovabili sono entrate nei processi produttivi. Su base nazionale, gli Usa hanno registrato un calo di 140 milioni di tonnellate di CO2. Numeri che testimoniamo dell’allargamento della base produttiva federale che ricorre ad eolico e fotovoltaico.

Il 2019 sarà ricordato come l’anno del picco di CO2 e le tabelle del rapporto AIE lo mettono in relazione anche all’andamento climatico favorevole in molti Paesi. Sullo sfondo restano, però, le delusioni per i due ultimi appuntamenti internazionali che potevamo segnare una sterzata nella lotta ai cambiamenti climatici: la conferenza Onu di Madrid e l’esito deludente del Word Economic Focus di Davos. L’AIE sta costruendo una grande coalizione focalizzata sulla riduzione delle emissioni con governi, aziende, investitori, ha detto Fatih Birol, direttore dell’Aie. Le tecnologie ci sono, bisogna misurare le volontà.

E l’Italia? Il Paese aspetta di vedere applicate le tante misure annunciate dal governo nel suo piano green. Le nostre company energetiche sono decisamente più avanti in investimenti e programmi rispetto alla politica. L’approccio industriale alle rinnovabili e alla destrutturazione di vecchi sistemi di produzione va avanti da anni.

Visioni ambientaliste ideologizzate con il blocco o il rallentamento di infrastrutture necessarie alla nostra economia hanno condizionato i tempi della transizione e del mix di fonti. L’AIE ha annunciato che a giugno pubblicherà un rapporto speciale sul World Energy Outlook, mentre a luglio ci sarà a Parigi il summit sulle Transizioni Energetiche Pulite. Mesi molto utili al governo italiano – sarà ancora il Conte bis? – per presentare dati e tabelle positivi e vedere finalmente l’Italia tra i Paesi più impegnati nella difesa del clima.

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Categories: Economia e Imprese