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Effetto virus: la Borsa cinese perde il 9% ma l’Asia regge

FIRSTonline

Una ripresa drammatica, in linea con le previsioni. Alla fine della vacanza forzata, le Borse cinesi hanno pagato un pesante prezzo all’epidemia di coronavirus. I mercati, fermi dal 24 gennaio, hanno bruciato oltre 420 miliardi di yuan nel giro di poche ore. L’indice Csi di Shanghai e Shenzhen è sceso del 9%, nonostante il muro eretto dalle autorità per evitare il tracollo alla riapertura delle Borse, ferme dal 24 gennaio: 1.200 miliardi di yuan, pari a 173 miliardi di dollari, che hanno reso possibile anche l’iniezione di liquidità tramite pronti contro termine di brevissima durata (7 e 14 giorni). Il bollettino è comunque pesante.

TENGONO LE ALTRE BORSE. GIÙ IL PETROLIO

Più di 2.500 titoli hanno registrato perdite superiori al 10%.

Contenuti però gli effetti sulle altre Borse che già avevano scontato un primo impatto della crisi. La Borsa di Hong Kong è sulla parità. Oggi sciopera il personale sanitario per chiedere la chiusura dei confini con Pechino. Nikkei di Tokyo -1%, Kospi di Seul -0,4%.

Il mercato dell’energia è in forte calo stamattina, il petrolio Brent perde il 3% a 56,5 dollari il barile, minimo degli ultimi 14 mesi. Martedì e mercoledì i membri Opec si riuniranno a Vienna per discutere dell’impatto del coronavirus sul mercato.

Ancor più profondi gli effetti sulle materie prime: affonda il rame (-7%), ai minimi da tre anni, ribassi superiori al 4% per alluminio e zinco. Perde colpi anche la soia (-2%). I mercati dubitano che Pechino possa rispettare l’accordo sui dazi con gli Usa, che prevedono acquisti per 200 miliardi di dollari in materie prime.

Perde colpi lo yuan, sopra quota 7 rispetto al dollaro. Lo yen giapponese è in lieve flessione su dollaro, a 108,5, dopo otto sedute di rialzo in nove giorni.

Si placano anche gli acquisti sui bond, il rendimento del Treasury Note a dieci anni sale di due punti base, a 1,52%.

IL PIL DI PECHINO PREVISTO SOTTO IL 5% DI CRESCITA

La ricaduta del coronavirus sull’economia reale sarà senz’altro profonda. Gli economisti calcolano che il blocco della produzione e dei commerci costerà alla Cina almeno un punto abbondante al Pil, che crescerà probabilmente solo del 4,8%. Ma va sottolineato che la struttura sanitaria tiene, nonostante la vastità dell’impegno. Gli ammalati in Cina sono 17.200, i morti sono arrivati a 361, uno nelle Filippine. Il virus ha raggiunto 25 Paesi; 328 pazienti, ormai guariti, sono stati dimessi dagli ospedali cinesi. A Wuhan, il primo focolaio, il virus ha colpito, con diversa intensità, 75.815 persone.

BREXIT, COMINCIA LA BATTAGLIA DELLE TARIFFE

Meno drammatico ma altrettanto delicato l’altro capitolo caldo dell’attualità finanziaria: l’avvio della Brexit. Il capo negoziatore europeo Michel Barnier presenterà oggi la sua bozza di mandato per la trattativa con il Regno Unito. Restano tanti i temi sul tavolo: dagli scambi di beni e servizi alla protezione dei dati. Il negoziato non nasce con buoni auspici: Parlerà anche Boris Johnson che ha già anticipato che Londra non si allineerà alle regole di Bruxelles e rifiuterà l’allineamento con le regole e la giurisdizione delle corti europee nelle relazioni commerciali. Ma per l’Ue, se il Regno Unito diverge dagli standard europei, non ci sarà spazio per un accordo senza tariffe.

Intanto, l’Irlanda si prepara al voto di domenica prossima in un clima di deciso conflitto con Londra.

OGGI GLI INDICI SULLA MANIFATTURA UE

In questo clima arrivano oggi i dati sull’attività manifatturiera in Eurolandia e negli Stati Uniti.

I numeri più importanti ai fini delle decisioni della Fed sui tassi arriveranno venerdì con i dati degli occupati non agricoli degli Stati Uniti, assieme al livello dei salari.

AL VIA LA CORSA PER LE PRESIDENZIALI USA

Si apre oggi, con le assemblee (i caratteristici caucus) dell’Iowa, la corsa al voto di novembre per la nomina del nuovo presidente Usa. Donald Trump, che dovrebbe scansare il rischio della chiamata di nuovi testi a suo carico nel processo di impeachment, è nettamente favorito.

In settimana il presidente terrà il discorso sullo Stato dell’Unione.

In Europa, da seguire giovedì l’audizione di Christine Lagarde presso la Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo a Bruxelles. Lo stesso giorno la Bce pubblicherà il bollettino economico.

FITCH AGGIORNA IL RATING DELL’ITALIA

Venerdì sera l’agenzia Fitch aggiornerà il rating sull’Italia. Nel suo ultimo giudizio aveva confermato la valutazione BBB, due gradini sopra il livello “junk”, con outlook negativo.

DOMANI I CONTI FERRARI, GIOVEDÌ TOCCA A FCA (E AD ENEL)

Nutrito anche il calendario societario. Stasera a Borse chiuse arriverà la comunicazione sulle immatricolazioni di auto in Italia. L’annuncio cade alla vigilia dei conti e della conference call di Ferrari.

I numeri di Fiat Chrysler saranno invece resi noti giovedì. Il giorno dopo toccherà a Cnh Industrial.

In arrivo anche il preconsuntivo di Enel.

SFILANO I CONTI DELLE BANCHE. IN USA STASERA TOCCA AD ALPHABET

Settimana intensa anche per le banche. Martedì arriveranno i risultati di Intesa San Paolo, mercoledì quelli di Unicredit. Il calendario prevede anche Mediobanca, Banco Bpm, Banco Bper e Mps.

Continua intanto la sfilata delle trimestrali Usa. Sotto i riflettori Alphabet, casa madre di Google, ma anche i Big di Detroit, Ford e Gm. Non meno attesi giovedì i conti di Toyota e di Honda, sotto la pressione del calo delle vendite sul mercato cinese.

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