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Educazione finanziaria: adolescenti italiani sotto la media Ocse

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In un Paese che da sempre sottovaluta l’importanza e il potenziale dell’educazione finanziaria e in un mondo sempre più dominato dalle vicissitudini dei mercati e da una quotidianità imperniata sulla microeconomia e sulla finanza personale, sviluppare delle competenze in questi campi sin dalla minore età può diventare fondamentale per il presente e per il futuro di ogni singola persona. In questo contesto, l’Italia, nonostante alcuni, incoraggianti, miglioramenti ha ancora parecchia strada da fare prima di poter ottenere un’alfabetizzazione finanziaria sufficiente ad affrontare le difficoltà di ogni giorno. Difficoltà che non hanno a che fare solo con strumenti complessi e operazioni spericolate, ma che a ben guardare coinvolgono azioni e situazioni che ognuno di noi vive molto spesso: dall’acquisto di credito telefonico per il proprio smartphone al modo in cui spendere la paghetta fino alla gestione di un conto corrente.

Ad occuparsi di questo importantissimo tema è l’Ocse che, nell’ambito della seconda edizione del Pisa, il programma di valutazione internazionale degli studenti, ha analizzato le conoscenze acquisite dai quindicenni italiani nel 2015, cercando di capire se possiedono oppure no il bagaglio di competenze finanziarie necessario per la transizione dalla scuola dell’obbligo all’istruzione superiore, al mondo del lavoro o dell’imprenditoria, quando cioè si troveranno ad affrontare delle scelte finanziarie più complesse.

Ebbene, in base ai risultati dell’indagine, nel corso degli anni alcuni miglioramenti sono stati fatti, ma nonostante ciò all’età presa in considerazione dallo studio (15 anni, lo ripetiamo), gli italiani non possiedono ancora competenze sufficienti su finanza, prodotti bancari, fatture, ecc. In base alle risposte date dagli studenti del nostro Paese hanno ottenuto un punteggio appena sotto la sufficienza: 483 punti contro una media di 489 racimolati dalle altre Nazioni oggetto d’analisi, un risultato che ci posiziona al nono posto in classifica dietro a Stati Uniti e Polonia e davanti a Spagna e Lituania. In cima alla classifica troviamo invece gli studenti cinesi, con 566 punti, seguiti dai belgi (546) e dai canadesi (533).

(Fonte: Ocose) 

Prima di fornire ulteriori dettagli occorre specificare però cosa si intende per competenze finanziarie: secondo la definizione fornita dallo stesso ente, esse rappresentano “la conoscenza e la comprensione dei concetti e dei rischi finanziari unite alle competenze, alla motivazione e alla fiducia in se stessi per utilizzare tale conoscenza e comprensione al fine di prendere decisioni efficaci in un insieme di contesti finanziari, per migliorare il benessere finanziario delle singole persone e della società e consentire la partecipazione alla vita economica”.

In base ai dati registrati da Parigi, “circa il 20% degli studenti in Italia (rispetto al 22% in media nei paesi e nelle economie OCSE partecipanti all’indagine) non riesce a raggiungere il livello di riferimento per le competenze finanziarie (Livello 2)”. Un livello che consente ai quindicenni di identificare i termini e i prodotti finanziari più semplici, come per esempio le fatture, ma nulla di più.

Solo 6 quindicenni italiani su cento, la metà rispetto alla media Ocse pari al 12% riesce a raggiungere il livello più alto di conoscenze finanziarie, il quinto, essendo dunque “in grado di analizzare prodotti finanziari complessi, risolvere problemi finanziari non tipici e dimostrare una comprensione del panorama finanziario più ampio”.

Nonostante ciò che molti pensano, ad incidere sui risultati non è il contesto socioeconomico di provenienza degli studenti dato che, al contrario, la relazione tra esso e i risultati sulle competenze finanziarie conseguite dagli studenti è “significativamente piu` debole rispetto alla media dell’area Ocse”. Solo il 5% della variazione nei risultati ottenuti associato allo status socioeconomico (a fronte di una media del 10% nei paesi e nelle economie dell’area OCSE).

Andando avanti con la lettura dell’indagine Pisa 2015 si scopre però un altro dato interessante: il 35% dei quindicenni italiani possiede un conto corrente e proprio questi studenti ottengono risultati di 23 punti superiori in alfabetizzazione finanziaria rispetto agli studenti di status socioeconomico simile che non sono titolari di un conto corrente, segno che chi comincia sin dalla più tenera età ad avere qualche contatto con le prime nozioni finanziarie riesce a raggiungere un livello più alto di competenze. Non solo, “gli studenti in Italia che ottengono risultati pari al Livello 4 o superiori in financial literacy  – spiegano da Parigi hanno una maggiore probabilita` rispetto agli studenti che ottengono risultati molto bassi di voler intraprendere una formazione universitaria, dopo aver tenuto conto anche delle caratteristiche degli studenti e dei loro risultati nei test di matematica e lettura”.

Interessante anche scoprire quali sono i primi approcci con l’economia e la finanza per gli adolescenti italiani: nel nostro Paese l’83% degli studenti riceve denaro da amici o parenti, il 35 riscuote una paghetta, il 21 per cento guadagna denaro svolgendo lavoretti informali saltuari, come baby-sitting o giardinaggio, e il 16% lavora al di fuori dell’orario scolastico. Inoltre l’82% dei quindicenni nostrani discute “di questioni legate al denaro, come spese e risparmi, con i loro genitori almeno una volta al mese”.

Nonostante le competenze finanziarie ancora lievemente insufficienti però, gli studenti italiani ottengono anche qualche buon risultato, soprattutto quando si parla di risparmi: Il 59% degli intervistati italiani ha detto di essere pronto a risparmiare per acquistare qualcosa per cui non dispone di denaro sufficiente. Mentre il 43% “ha indicato di risparmiare ogni settimana od ogni mese, il 21% risparmia solo quando dispone di denaro da mettere da parte e il 27% risparmia solo quando desidera acquistare qualcosa. Pochi (5%) coloro che dichiarano di non risparmiare affatto”.

Le conclusioni a cui arriva l’Ocse in base all’indagine condotta sui quindici paesi ed economie partecipati, tra cui 10 paesi ed economie dell’area Ocse sono chiare: nonostante tra il 2012, anno in cui è stato svolto il primo studio e il 2015, l’Italia abbia migliorato i propri risultati medi, in materia di alfabetizzazione finanziaria siamo ancora leggermente inferiori alla media dei 10 paesi ed economie dell’Ocse che hanno preso parte all’analisi.

L’indagine PISA 2015 sulla financial literacy si conclude con alcuni suggerimenti generali per le politiche pubbliche di tutti i paesi e le economie che hanno preso parte all’indagine, tra cui:

  • Rispondere alle esigenze degli studenti che hanno ottenuto risultati molto bassi
  • Affrontare sin dall’inizio le disuguaglianze socioeconomiche
  • Fornire pari opportunita` di apprendimento a ragazzi e ragazze
  • Aiutare gli studenti ad ottenere il massimo dalle opportunita` di apprendimento offerte in ambito scolastico
  • Rivolgersi ai genitori oltre che ai giovani
  • Fornire ai giovani opportunita` sicure per imparare attraverso l’esperienza diretta all’esterno dell’ambiente scolastico
  • Valutare l’impatto delle iniziative all’interno e all’esterno dell’ambiente scolastico.

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