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Draghi tra Merkel e Hollande ma la Bce non cambia linea anche se il Qe si allontana

Tra Angela Merkel e Mario Draghi sono davvero scintille, duelli e scontri al calor bianco o, come acutamente scrive Danilo Taino sulla prima pagina del “Corriere della Sera” oggi, è solo una “commedia degli equivoci” o, al massimo, un gioco delle parti in relazione ai diversi ruoli dei due grandi protagonisti della scena europea?

Der Spiegel riferisce di una telefonata “irritata” della Merkel a Draghi per chiedergli se davvero pensa di abbondare la linea dell’austerità e di archiviare il rigore.  Di fronte a una ricostruzione del genere erano ovvie le smentite, ancorché sobrie, sia del governo tedesco che della Bce.  In realtà Draghi, che ha sempre avuto un ottimo rapporto con la Merkel, in virtù del quale ha potuto neutralizzare l’opposizione dei falchi della Bundesbank, non si sogna nemmeno lontanamente di fare la guerra a Berlino ma semplicemente di interpretare con la flessibilità prevista dai Trattati la linea del rigore per coniugarla con la crescita e per sconfiggere la deflazione, che oggi è diventata il nemico numero uno dell’Europa anche se non molti se ne sono accorti.

Forse qualcuno ha mal interpretato il discorso di Draghi a Jackson Hole ma il presidente della Bce era stato chiaro: austerity morbida ma taglio delle tasse compensato dal taglio della spesa pubblica e dalle riforme che non possono essere sostituite dalla politica monetaria. Come sempre si tratta di sfumature e su questo Draghi è maestro ma maestro lo è anche di realismo politico. Le crociate non appartengono al suo vocabolario: quelle sono patrimonio esclusivo degli alfieri dello sconfittismo e dell’antieuropeismo di sinistra e di destra, da Montebourg a Grillo e da Salvini a Brunetta.

In sostanza, la linea della Bce non cambia, come oggi Draghi confermerà nell’incontro con il presidente francese Hollande, ma si adatterà alle circostanze che richiedono un impegno supplementare per sconfiggere la deflazione e riavviare la ripresa. Ecco perché tutti si aspettano che giovedì il direttorio della Bce non faccia nessuna marcia indietro ma avvii comunque il programmato T-ltro, cioè il piano di nuovi prestiti da mille miliardi di euro alle banche a condizione che li facciano davvero arrivare alle imprese e all’economia reale.

Del tutto irealistica è invece un’anticipazione del Quantitative easing all’europea, cioè del piano di acquisto di asset pubblici e privati da parte della Bce per immettere maggiore liquidità nel sistema sul modello di quanto ha fatto la Fed in America. Quel progetto, se partirà, non potrà partire senza la benedizione o, almeno, la non opposizione della Merkel e questo richiede tempo per costruire il consenso attorno alla Bce che potrebbe però essere facilitata sia dall’abilità diplomatica di SuperMario Draghi che dalle insorgenti difficoltà economiche della Germania anche in relazione ai contraccolpi sull’export delle sanzioni anti-Russia. Per farla breve, se Qe sarà, non avverrà prima dell’inizio del 2015. Il resto è fantasia. 

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