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Draghi e la riscossa dei chip controbilanciano la frenata sui dazi

FIRSTonline

“Non capisco perché non facciano un prestito, con i utui così bassi”. Il segretario al commercio Usa, il miliardario Wilbur Ross, ha così commentato i problemi degli 800 mila dipendenti senza stipendio perché Donald Trump si rifiuta di firmare il budget che non prevede i fondi (5,7 miliardi di dollari) per il muro con il Messico. Il presidente, salvo un accordo in extremis, dovrà così rinunciare al discorso sullo stato dell’Unione. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, rifiuta il permesso per motivi di sicurezza: mancano i soldi per gli straordinari dei poliziotti.

Lo stesso Ross ha gettato acqua gelida sulle speranze di un accordo con la Cina: “Siamo distanti migliaia di miglia”, ha detto. Ma, nonostante questi segnali negativi, le Borse tengono botta. Merito dei messaggi in arrivo dalla Bce, dopo che Mario Draghi, come già aveva fatto il banchiere giapponese Kuroda, ha ribadito ieri la politica espansiva della banca centrale. Ma anche della resurrezione dei chip, in ripresa dopo la mazzata accusata con il profit warning di Apple. La riscossa, partita ieri con i conti di Stm è proseguita in Usa con Xilinx e si è poi diffusa in tutta l’Asia.

MA INTEL RAFFREDDA L’ENTUSIASMO

Ma ieri notte è arrivata una doccia fredda: Intel, il primo produttore al mondo di semiconduttori, ha presentato una trimestrale molto lontana dal consensus. Ricavi degli ultimi tre mesi dell’anno pari a 18,6 miliardi di dollari, 400 milioni in meno delle aspettative. Ancora peggio le previsioni per il primo trimestre 2019: i ricavi sono visti a 16 miliardi, molto lontano dai 17,3 miliardi del consensus. Il titolo ha perso il 7% nel dopoborsa.

Con questa incognita sul groppone i mercati si preparano ad archiviare la settimana. In Asia le Borse salgono, anche grazie alla spinta delle società produttrici di semiconduttori. Hong Kong guadagna l’1,3%, Il colosso Tencent guadagna il 3% dopo che le autorità di Pechino hanno autorizzato la vendita di tre nuovi giochi elettronici. Il boom del silicio traina anche gli altri listini del Continente: Tokyo l’1%, Seul l’1,4%, Shanghai lo 0,9%.

Chip protagonisti anche a Wall Street: l’indice Philadelphia Semiconductor è salito del 5,7%. Dow Jones -0.09% frenato dalle difficoltà del negoziato sui dazi, S&P 500 +0,14%. Nasdaq +0,67%.

PETROLIO IN SALITA, VOLA LA STERLINA

Sulle quotazioni del petrolio pesa la crisi del Venezuela, più per gli effetti politici sugli equilibri dell’Opec che per l’apporto della produzione di Caracas, ormai ridotto a 700 mila barili. Il Brent sale dell’1% a 61,8 dollari il barile. A Piazza Affari ieri Saipem -0,7%. Eni +0,4%.

Euro in ripresa stamane a 1,132 su dollaro (+0,2%), dal -0,6% della chiusura. Ma la protagonista del mercato è la sterlina +0,5% sul dollaro a 1,3107, ai massimi dal gennaio 2018. Il rialzo è legato alla notizia che gli unionisti dell’Ulster hanno accettato le condizioni della Ue sulla frontiera con l’Irlanda: la hard Brexit di allontana.

DRAGHI: TASSI FERMI ANCHE NEL 2020

La Banca centrale europea ha preso atto del deterioramento della congiuntura, ma per il momento Mario Draghi ha deciso di non metter mano alla “cassetta degli attrezzi” a disposizione di Francoforte, comunque sempre pronta per l’uso, perché è “improbabile” che l’arretramento dell’economia si traduca in una recessione in Italia o in Germania. In particolare, in conferenza stampa il banchiere si è riferito alle aste di liquidità, le Tltro, un tema che “è stato sollevato da diversi partecipanti alla riunione”.

Le parole di Draghi hanno frenato la corsa dei listini, euforici in mattinata nell’attesa di misure immediate per fronteggiate il calo delle economie confermato in mattinata dagli indici Pmi, in discesa anche a gennaio, per il quinto mese di fila. Nel finale, però, i mercati hanno recuperato anche grazie al calo dell’euro: la Bce ha confermato che i tassi resteranno sui livelli attuali fino all’estate 2019. Ma, vista la situazione, è difficile che si parli di rialzi almeno per tutto il 2020: “La normalizzazione della politica monetaria – ha detto Draghi – sarà tutt’altro che rapida”.

SPREAD A 252 PUNTI, IN ARRIVO 6 MILIARDI DI BOT A 6 MESI

Milano, miglior piazza europea, ha chiuso la seduta in rialzo dello 0,85% a quota 19.564 punti. Guadagni più modesti per Francoforte, +0,53%, e Parigi, +0,65%. Nell’eurozona la più timida Madrid (+0,23%). In rosso i listini fuori dall’area della moneta unica: Londra -0,34% e Zurigo -0,15%.

Seduta positiva anche per il mercato obbligazionario. Il tasso del decennale italiano si è attestato in chiusura a 2,67%, minimo da fine luglio, contro 2,754 della vigilia. Lo spread con il Bund, sceso fino a 252 punti base, ha terminato la seduta a 255 punti base da 259 della chiusura precedente. Il titolo a 2 anni, dopo un tuffo a 0,277%, minimo da fine maggio, ha archiviato la seduta a 0,282% da 0,333% di ieri sera. In serata il Tesoro ha annunciato che nell’asta del 29 gennaio offrirà Bot a sei mesi per 6,5 miliardi di euro (contro 6,45 miliardi in scadenza). Oggi vanno all’asta Ctz e Btpei per un importo complessivo tra 2,75 e 3,75 miliardi. Ieri sul mercato grigio il Ctz novembre 2020 è stato trattato al rendimento di 0,469%, che se confermato in asta, rappresenterebbe il minimo da maggio 2018.

A MILANO SHOW DI STM (+10,6%)

In Piazza Affari ieri è stata la giornata di Stmicroelectronics (+10,16%), sull’onda dei dati del quarto trimestre e, soprattutto, dell’outlook solido che ha scacciato i timori su un rallentamento dell’industria dei semiconduttori. Il quarto trimestre 2018 si è chiuso con un reddito operativo a 443 milioni di euro, in rialzo del 7,9% anno su anno, di poco meglio delle aspettative (425 milioni).

SALGONOLE FEE, PRENDE IL VOLO AZIMUT

Altra protagonista della seduta Azimut (+7,60%), dopo l’avvio in ribasso dell’1,5% seguito al taglio del target (11 euro da 15,20) da parte di Mediobanca. Il cambio di rotta è legato all’annuncio nel pomeriggio di una nuova struttura delle commissioni con un aumento di 50punti per quelle di performance. In salita anche Banca Generali (+1,2%). FinecoBank +0,3%.

Misto il settore bancario: segno meno per Banco Bpm (-1,69%) e Ubi Banca (-2,04%), in calo anche Intesa (-0,54%). Avanzano invece, Bper Banca (+0,30%) e Unicredit (+0,78%).

Da inizio anno l’indice Eurostoxx delle banche europee registra un progresso dell’8,0% ed è il secondo miglior comparto dopo quello delle Materie di Base (+11%). Tra i titoli più brillanti le tedesche Commerzbank (+20%) e Deutsche Bank (+15%). Prima banca italiana è FinecoBank (+12,5%).

Da segnalare inoltre tra le blue chip Poste Italiane (+0,24% a 7,61 euro) e Atlantia (+1,15%) entrambe premiate dall’aumento del rating a outperform da parte di Mediobanca.

UBS PROMUOVE MONCLER, NUOVO STOP PER TOD’S

Nel lusso avanza Moncler (+1,93%): Ubs ha alzato il rating da neutral a buy, con target price che passa da 39 a 36 euro. Male Ferragamo che perde lo 0,2% e Tod’s che ha pagato con un -5,94% l’annuncio, ieri in serata, di vendite del quarto trimestre sotto le attese.

Da segnalare ancora il balzo di Sias (+6%), promossa da Mediobanca.

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