X

Dissesto idrogeologico: e-Geos e Istituto di geofisica insieme per gestire le calamità con radar e droni

Imagoeconomica

Il dissesto idrogeologico si combatte anche con la ricerca, i satelliti e i droni. Il 94% dei Comuni italiani è a rischio e ben 8 milioni di persone vivono in aree classificate ad alta pericolosità. Gli investimenti per fronteggiare il fenomeno non sono mai sufficienti a garantire tranquillità alle persone. Per tenere meglio sotto controllo la situazione dell’intera penisola, Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e Paolo Minciacchi, Amministratore delegato di e-GEOS (Società di Telespazio e dell’Agenzia Spaziale Italiana) hanno sottoscritto una lettera di intenti per collaborare su sperimentazioni, tecnologie e monitoraggio territoriale. I due Enti si sono impegnati a realizzare prodotti tecnologici che usano radar, strumenti ottici, apparecchiature multispettrali da satellite, da aereo e da drone. In molte zone d’Italia esistono già strumenti che rilevano frane, smottamenti, alluvioni e questi dati saranno integrati con le nuove apparecchiature.

Il dissesto idrogeologico colpisce tutte le Regioni italiane

La collaborazione tra INGV ed e-GEOS si concentrerà in particolare sullo studio dell’atmosfera, sugli effetti al suolo, sul dissesto di terre e costiere, oltre che su specifiche tematiche in cui l’innovazione tout court e le tecnologie spaziali cammineranno insieme. La prima operazione congiunta è la costituzione di un tavolo di lavoro permanente, formato da rappresentanti di entrambe le parti per valutare e coordinare le aree tematiche su cui concentrare il lavoro nelle prossime settimane. I due Enti hanno già collaborato per la realizzazione di servizi di Emergency nel sistema EU-Copernicus. Più recentemente hanno prodotto insieme algoritmi e sistemi a supporto delle missioni ASI per l’osservazione della Terra. Le questioni ambientali e geofisiche occupano un posto centrale nelle attività dei due Enti. Per l’Italia il binomio ambiente-calamità è ormai un’emergenza costante con danni a persone e cose. Entro il 2026 grazie ai fondi del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) si spenderanno 15 miliardi di euro.

8 milioni di italiani sono in zone a rischio

La lettera firmata dai due Presidenti rafforza la possibile partecipazione a bandi e progetti sia nazionali che europei. “Lo studio della Terra non può più prescindere dalle osservazioni satellitari”, ha detto il presidente dell’INGV Doglioni. “Il nuovo accordo con e-GEOS aggiunge un forte valore alle attività di innovazione tecnologica e di sviluppo della tecnologia spaziale”. Importante sotto questo aspetto anche il lavoro del Centro di Osservazioni Spaziali della Terra (COS), struttura dedicata a ricerca e sorveglianza dello spazio. Ma sono i territori quelli più esposti a rischi di ogni tipo con valori elevati di pericolosità per le persone. Ce lo dice l’ultima classifica stilata dall’Ispra con Emilia-Romagna con quasi 3 milioni di abitanti a rischio, Toscana oltre 1 milione, Campania 580 mila, Veneto quasi 575 mila, Lombardia 475 mila, Liguria 366 mila. Ma anche la politica ha le sue responsabilità nel fronteggiare le emergenze. È apparso chiaro con l’ultima tragedia delle Marche a settembre, dove si è sentita pesantemente la mancanza dell’Unità di missione sul dissesto istituita da Matteo Renzi. Era stata liquidata dai governi di Giuseppe Conte e l’Italia davanti all’ennesima tragedia si è trovata scoperta di uomini, mezzi e soldi. Con le nuove tecnologie e i fondi del PNRR si dovrebbe finalmente voltare pagina.


Related Post
Categories: Economia e Imprese