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Descalzi (Eni): “Tetto al prezzo del gas necessario per l’inverno. Plenitude in Borsa entro giugno”

Imagoeconomica

“Le tensioni sui prezzi saranno molto pesanti, faranno male a famiglie e aziende se non passerà la proposta di Draghi di fissare un tetto al prezzo del gas”. Queste le previsioni dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi sul breve periodo. Il manager è però più ottimista sul lungo termine, quando la società punterà tutto sulle nuove tecnologie per la creazione di energia pulita a basso costo. Si tratta della fusione a confinamento magnetico – il progetto portato avanti da Cfs (Commonwealth Fusion System), la joint venture a maggioranza Eni con il Mit (Massachusetts Institute of Technology) con l’appoggio del governo federale Usa – che secondo Descalzi rappresenta la risposta per soddisfare il nostro fabbisogno energetico evitando di produrre gas serra.

La guerra in Ucraina ha messo in evidenza il valore strategico della sicurezza energetica, mentre la corsa dei prezzi impone nuove decisioni a tutela dei consumatori e delle imprese. E la svolta potrebbe essere davvero dietro l’angolo e riguarda la realizzazione entro il 2030 di un reattore pilota per produrre energia pulita a bassissimo costo. Un lavoro “in grado di trasformare il panorama energetico” ha spiegato Descalzi, che nella sua missione negli Usa ha visitato lo stabilimento alle porte di Boston.

Descalzi sul tetto al prezzo del gas: “Draghi fa bene a insistere”

Tornando al breve termine, Descalzi ha ribadito la necessità di imporre a livello europeo un tetto al prezzo del gas. “Senza una valida ragione, abbiamo ora un prezzo del gas che è più alto di 6-7 volte rispetto a quello che avevamo nel 2019″, ha sottolineato il numero uno di Eni precisando che il problema non sono i “flussi”, ma i “prezzi” in quanto i volumi ci saranno ma “le bollette potrebbero essere pesanti per le aziende e per i consumatori a causa delle tensioni speculative presenti nel mercato”. Per questo motivo “Draghi fa bene a insistere”. Oltretutto, rappresenterebbe anche un “mini embargo per la Russia“.

Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento, l’ad di Eni ha ricordato che è raggiungibile l’obiettivo di non dipendere dal gas russo e che sarà possibile ottenere questo risultato entro il 2025. “Nei paesi dove abbiamo investito, abbiamo prodotto gas e quel gas è nostro”, ha sottolineato spiegando che si tratta ora di portare tali scorte in Europa e soprattutto in Italia che “ha la priorità”.

Fusione a confinamento magnetico: come funziona?

Si parla di fusione, non di fissione, un processo più pulito e più sicuro perché non genera radioattività e non produce scorie pericolose: si combinano gli isotopi dell’idrogeno che si fondono a temperature molto elevate (circa dieci volte quella del sole) e che vanno poi confinati tramite campi magnetici. Dal vapore si produce energia: “È quindi un’energia che scaturisce dall’acqua, anche del mare, e la consuma in piccole quantità. Ad esempio, da una bottiglia può generare 250 megawatt in un anno”. E per questo motivo “non comporta la necessità di disporre di un fabbisogno idrico ingente”, ha proseguito Descalzi.

Il prototipo dell’impianto a fusione sarà pronto già per il 2025, che nel giro di dieci giorni ha raccolto 1,8 miliardi di dollari. Nel 2030 si potrebbe arrivare alla produzione commerciale.

Eni annuncia Ipo per la quotazione di Plenitude

Dopo i rumors di qualche giorno fa, Eni è pronta per lo sbarco in Borsa di Plenitude. Lo rende noto il gruppo con un comunicato, precisando che continuerà a detenere una quota di maggioranza in Plenitude, mantenendone il consolidamento. L’Ipo consisterà in un’offerta al pubblico indistinto in Italia (sul mercato regolamentato Euronext Milan, organizzato e gestito da Borsa Italiana) e in un collocamento privato riservato a investitori qualificati in Italia e nello Spazio Economico Europeo e investitori istituzionali esteri al di fuori degli Stati Uniti d’America.

“Plenitude aiuterà milioni di clienti in tutta Europa a passare all’energia sostenibile. La cessione sul mercato di una parte del business libererà un valore significativo e accelererà la sua crescita, aiutando Eni a tagliare le emissioni Scope 3 attualmente generate dai propri clienti. Un passo fondamentale per raggiungere il nostro net zero target”, ha commentato il manager, aggiungendo che “continueremo a investire in innovazione per accelerare la transizione energetica e garantire che le nostre nuove attività dispongano dei modelli operativi e di finanziamento necessari per crescere rapidamente”.

Eni e HitecVision vendono 124,8 milioni di azioni di Var Energi 

Valorizzare sul mercato una quota aggiuntiva della società. Con questo obiettivo Eni e HitecVision hanno venduto 124,8 milioni di azioni della società petrolifera norvegese Var Energi, rispettivamente 29,5 e 95,4 milioni di azioni al prezzo di 40,2 corone norvegesi per azione, per un controvalore pari a 530 milioni di dollari. Dopo il collocamento, attraverso un processo di book building accelerato, il flottante della società aumenterà a circa il 16,2% dall’11,2%.

Inoltre, a seguito del completamento dell’offerta, Eni detiene 1,57 miliardi di azioni della società, pari a circa il 63,1% delle azioni in circolazione e dei voti nella società, mentre HitecVision detiene 517,6 milioni di azioni, pari a circa il 20,7% delle azioni in circolazione.

Dopo l’ipo, avvenuta tre mesi fa, che aveva valutato il gruppo a 69,9 miliardi di corone norvegesi (7,41 miliardi di dollari), le sue azioni quotate a Oslo sono aumentate di oltre il 60%, ha sottolineato Francesco Gattei, chief financial officer di Eni.

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