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Derby Buffett-Soros: meglio la Borsa o l’oro?

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Chi avrà ragione tra Warren Buffett e George Soros? Il saggio di Omaha ha puntato un miliardo di dollari su Apple, convinto che i mercati azionari diano buone garanzie. Al contrario, il finanziere filosofo scommette sul ribasso, non escludendo una crisi epocale: di conseguenza ha venduto 2,1 milioni di opzioni su Spdr, un fondo “orso” che moltiplica gli effetti del calo dell’indice S&P. E si è rifugiato nell’oro, acquistando a piene mani Etf sul metallo giallo e titoli di miniere. La sfida tra i due è appena cominciata. Per ora dimostra solo che l’orizzonte è così confuso da mettere in difficoltà le vecchie volpi dei mercati.

Un segnale positivo arriva stamane da Tokyo. Nel primo trimestre il Pil giapponese è salito dello 0,4% (l’1,7% su base annua), meglio delle previsioni grazie alla spinta dei consumi in ripresa dopo il tonfo di fine anno. Ma il dato non tiene conto degli effetti del terremoto di aprile che ha devastato i componenti dell’auto e dell’elettronica. La Borsa giapponese (+0,6%) avanza con prudenza, in lieve calo lo yen. Il mercato scommette ancora perciò su un pacchetto di misure per rilanciare la crescita. Arretrano gli altri listini della regione sull’onda del calo di Wall Street: Hong Kong -1,6%, Shanghai -1,7%, Shenzhen -2,4%.

SALE L’INFLAZIONE USA, CRESCE L’ATTESA PER I VERBALI DELLA FED

Il segnale negativo arriva da Wall Street: Dow Jones -1,02%, S&P -0,94%, Nasdaq -1,25%. A far pendere l’ago della bilancia dalla parte dei pessimisti sono gli umori che filtrano dalla Fed, in attesa della pubblicazione, stasera, dei verbali dell’ultima riunione della Banca centrale. Diversi banchieri centrali non escludono un prossimo rialzo dei tassi. L’ipotesi ha preso quota dopo il dato sui prezzi al consumo, saliti ad aprile dello 0,4%, l’aumento più rilevante da tre anni. Un altro segnale di accelerazione della ripresa arriva dal settore dell’edilizia. Ad aprile sono stati avviati 1,17 milioni di nuovi cantieri, in crescita del 6,6% sul mese precedente.

Ad avvalorare la tesi di una prossima inversione di tendenza “Orso”, contribuisce poi una pioggia di dichiarazioni dei banchieri centrali. “Un aumento a giugno potrebbe essere giustificato” ha dischiarato Dennis Lockhart della Fed di Atlanta, in sintonia con John Williams (San Francisco) e Jeffrey Lacker (Richmond). Difficile che Janet Yellen ceda a queste pressioni nella riunione di giugno, ma il mercato prende atto che la svolta s’avvicina.

IL PETROLIO ANCORA VICINO AI 50 DOLLARI

Ma il fronte rialzista ha una buona carta da giocare: la ripresa del petrolio. Il greggio, nonostante una correzione dai massimi della seduta, si è mantenuto vicino ai massimi degli ultimi sette mesi: il Brent è sulla parità a 49 dollari al barile, Wti a 48,06 dollari (+0,7%). Nelle ultime otto sedute il Wti è salito del 10%. 

Sul fronte societario da segnalare il nuovo calo di Lending Club la piattaforma peer to peer che mette in contatto chi vuole cedere debiti e chi vuole rilevarli, sotto del 9% a 3,61 dollari, minimo dalla quotazione, avvenuta alla fine del 2014 a 15 dollari. La settimana scorsa il titolo ha perso il 51%, un crollo provocato dalla notizia del licenziamento dell’amministratore delegato e fondatore Renaud Laplanche.

PIAZZA AFFARI DI NUOVO MAGLIA NERA

Hanno segnato il passo i listini del Vecchio Continente, frenati dagli umori di Wall Street. Arretrano Parigi (-0,3%) e Francoforte (-0,6%), in positivo solo Londra (+0,27%). Ancora una volta Piazza Affari, cui è toccata la maglia nera, ha fatto peggio: -1,3%, indice Ftse Mib a quota 17.498. Ha pesato la discesa contemporanea di banche, lusso e automotive. Contrastati i petroliferi: Eni -0,8% e Saipem -0,9%, mentre Tenaris è salita del 2,2%. 

IL TESORO LANCIA UN NUOVO BTPEI A 5 ANNI. LA UE PROMUOVE LA MANOVRA

Sul fronte macro è in arrivo oggi il via libera formale di Bruxelles alla legge di stabilità italiana. Ieri è stato recapitato a Roma il responso del collegio dei commissari europei: la Commissione europea ha riconosciuto all’Italia una flessibilità pari a circa 14 miliardi di euro sul bilancio del 2016, accogliendo sostanzialmente le richieste del governo di Matteo Renzi. Ma il quadro è meno roseo se si guarda al 2017, anno nel quale la Commissione vede la necessità di un aggiustamento compreso tra lo 0,15 e lo 0,20% del Pil. Intanto l’Istat ha abbassato all’1,1% la previsione relativa al Pil italiano per l’anno in corso, dall’1,4% stimato lo scorso novembre.

Positivo, intanto, il mercato del debito: lo spread Btp/Bund si restringe a 132, 3 punti in meno della vigilia. Il rendimento del Btp 10 si assesta a 1,473%, approfittando della fame di carta per i titoli della periferia dell’eurozona. Il Tesoro ha intanto dato mandato a un pool di banche per il collocamento via sindacato di un nuovo Btpei a 5 anni indicizzato all’inflazione dell’area euro. La struttura del nuovo titolo, con scadenza 15 maggio 2022, ricalcherà quella dei Btpei finora emessi, con l’unica differenza che le cedole saranno pagate nei mesi di maggio e novembre. Il sindacato di banche è composto da Banca Imi, Nomura, Royal Bank of Scotland e Ubs.

AUTO, RISCHIO BOLLA IN USA. FCA (-6,6%) PERDE PIÙ DI TUTTI

Torna nel mirino Fiat Chrysler (-6,6%), il titolo più debole in una giornata difficile per il comparto a quattro ruote (indice stoxx di settore -2%). Su Fca si è abbattuta ieri una doppia tegola. In mattinata Exane BNP Paribas ha deciso di tagliare la raccomandazione a Underperform, fissando un target price di 5,40 euro nella convinzione che di una prossima frenata del mercato Usa, in salita da sette anni: la bolla delle vendite in leasing, avverte il broker, stia per scoppiare.

Nel frattempo Hsbc ha declassato il comparto europeo a Underweight da Neutral ne timore di un’inversione di tendenza del mercato dell’auto in Nord America, dove il gruppo produce il 90% circa dell’utile operativo.

Exor ha perso il 2,8%, Cnh Industrial -2%. Pesanti anche gli altri titoli europei del settore. Soffrono a Parigi Peugeot (-4,10%) e Renault (-3,05%). Lo Stato potrebbe mettere in vendita una quota nei due gruppi.  Volkswagen è scesa del 2,6%, Bmw -3%. 

UNICREDIT NEL MIRINO. SVANISCE LA RIMONTA DI BPM-POPOLARE

Ancora sotto pressione le banche. Nel mirino Unicredit (-1,9%): si fa strada l’ipotesi che il presidente Giuseppe Vita avrebbe ricevuto un mandato dai principali soci per esplorare le possibili soluzioni per migliorare la governance della Banca, messa sotto accusa dopo la decisione dello scorso settembre di prestare la garanzia sull’aumento di capitale della Popolare di Vicenza senza passare dal consiglio. Sul tavolo potrebbe esserci anche la sostituzione del Ceo Federico Ghizzoni. 

Tornano a soffrire i promessi sposi del credito: Banco Popolare -6,5% e Banca Pop. Milano -5,4%, i due istituti che ieri hanno illustrato il progetto di fusione. I titoli sono stati al centro di brusche oscillazioni. Dal rimbalzo iniziale che ha spinto la quotazione fino a 4,7880 euro, la banca guidato da Pier Francesco Saviotti ha terminato con un ribasso del 6,7% a 4,3020 euro, confermandosi anche la peggior blue chip da inizio anno (-67%). Copione simile per l’istituto di piazza Meda: nelle battute iniziali il titolo si era spinto fino a 0,5515 euro, l’escursione giornaliera supera il 10%.

Morgan Stanley ha rilevato che il taglio dei costi previsto dal piano industriale post-fusione dei due istituti è insufficiente a coprire il costo del capitale dopo l’erosione dei ricavi vista negli ultimi sei mesi. Il broker ha alzato il giudizio a Equalweight da Underweight sul Banco Popolare (target price a 6,40 euro da 9 euro contro una quotazione attualmente inferiore del 36%). Su Bpm giudizio abbassato a Equalweight da Overweight. KBW ha invece tagliato il target price a 0,65 euro dal precedente 0,75 euro. 

Intesa Sanpaolo ha chiuso in calo dello 0,7%, a 2,184 euro. Dalle comunicazioni a Consob sulle partecipazioni rilevanti emerge che BlackRock è cresciuto al 6,3% del capitale dal precedente 5%, rafforzando così il secondo posto dietro la fondazione San Paolo che possiede il 10%.

MEDIASET AL TOP. RCS: CAIRO NON LASCIA, MA NON RADDOPPIA

Grande fermento nel mondo della comunicazione. Mediaset (+3%) è stata la migliore blue chip di Milano, grazie ai dati sulla raccolta pubblicitaria diffusi da Nielsen Research ieri, che lasciano intravedere un secondo trimestre positivo. Mediobanca Securities ha confermato il titolo tra le top pick nel settore italiano dei media, con rating outperform e prezzo obiettivo a 5,13 euro. Berenberg ha invece confermato la raccomandazione buy. A detta degli analisti, l’azione è troppo sottovalutata.

Rcs ha aggiunto un ulteriore +3,1% dopo il balzo di ieri raggiungendo quota 0,715 euro, sopra i 0,7 euro dell’Opa di Carlo Bonomi e vecchi soci. Per venerdì è stato convocato il Cda della casa editrice che dovrà esaminare anche, in via preliminare, l’Opa. Nessuna dichiarazione ufficiale da Urbano Cairo. Ma l’editore non sembra intenzionato né a fare un rilancio della sua Ops, né a tirarsi indietro, nonostante l’offerta cash della cordata appaia più alta.

Telecom Italia ha perso il 2,6% in controtendenza rispetto al resto del settore a livello europeo. Rbc ha confermato la raccomandazione Outperform, limando il target price a 1,25 euro da 1,30 euro.

LUSSO, JP MORGAN VEDE NERO. RBC TAGLIA FERRAGAMO

Ribassi consistenti nel settore Lusso. Un report di JP Morgan rileva che per il comparto il primo trimestre è andato peggio delle attese, e non si vedono segnali di miglioramento per il secondo. Il titolo peggiore è stato Ferragamo, che perde il 3,9% a 20,42 euro. Ieri Rbc ha ribadito la raccomandazione Underperform, con target price 19 euro. Insieme a quello di Ubs (Sell, target 19 euro) è il giudizio più severo espresso nel panel dei 24 analisti censiti da Bloomberg. 

Yoox-3,8%, Moncler -2,2%. Rimbalza Safilo (+1,53%) dopo l’annuncio del rinnovo anticipato dell’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni di occhiali da sole e montature da vista a marchio Jimmy Choo. Gli analisti di Banca Akros hanno accolto positivamente la notizia e hanno confermato la raccomandazione neutral e il prezzo obiettivo a 10 euro sul titolo.

TRA LE STELLE BRILLA ISAGRO (+15,4%)

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Da segnalare nell’’indice Star la performance di Isagro: +15,4% a 1,990 euro dopo i risultati del primo trimestre. Banca Imi ha giudicato positivamente i conti e ha confermato sul titolo la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 1,97 euro (già superato con il balzo di ieri).

Categories: Finanza e Mercati