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De Mita, addio al leader che fu premier e guidò la Dc in un duello infinito con Bettino Craxi

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Ciriaco De Mita è morto all’età di 94 anni ad Avellino, nel territorio da cui è partita la sua lunga carriera politica. È stato per cinquant’anni un protagonista della politica italiana, sempre sotto le insegne della Democrazia Cristiana, in cui entrò nel 1953 nella corrente “Base” di Giovanni Marcora (il partigiano Albertino che voleva evitare una deriva conservatrice del partito dei cattolici). La sua abilità nel non dire – lasciando capire ma senza svelare fino in fondo il suo pensiero, per lasciarsi sempre aperta una via d’uscita – gli valse l’ironica definizione di Gianni Agnelli, che lo definì “il tipico intellettuale della Magna Grecia“.

Nato a Nusco, in provincia di Avellino, il 2 febbraio del 1928, De Mita dopo il liceo vinse una borsa di studio per seguire i corsi della Cattolica di Milano. Iscritto giovanissimo alla Dc, scalò rapidamente le gerarchie scudocrociate e nel 1963 fu eletto per la prima volta alla Camera, dove sedette ininterrottamente fino al 1994. Nel 1969 promosse il cosiddetto Patto di San Ginesio tra i quarantenni per sottrarre il controllo del partito ai dorotei, e nel 1973 divenne vicesegretario Dc. In quegli anni fu più volte ministro (dell’Industria, del Commercio estero, del Mezzogiorno), finché nel 1979 tornò all’impegno nel partito come vicesegretario e nel 1982 finalmente come segretario, incarico che ricoprì fino al febbraio 1989.

In quel ruolo De Mita cercò di rinnovare la Dc: era convinto della necessità di superare il muro contro muro con il Pci, sulla linea di Aldo Moro, e questo lo portò a scontrarsi con il segretario del Psi, Bettino Craxi.

Divenne presidente del Consiglio nell’aprile del 1988, mentre era ancora segretario della Dc, unico a ricoprire il doppio incarico dopo Fanfani. Ma già nel febbraio 1989 la corrente di Gava, Forlani e Andreotti sconfisse De Mita al congresso Dc e, dopo aver ceduto l’incarico di segretario, nel luglio successivo dovette cedere quello di presidente del Consiglio in favore di Andreotti.

Nel 1992 De Mita guidò la Bicamerale per le riforme costituzionali, un incarico che poi passò a Nilde Iotti; dopo l’approvazione della legge elettorale Mattarella, tuttavia, nel 1993 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro sciolse le Camere sull’onda di Tangentopoli.

Dopo due anni sabbatici, De Mita tornò in Parlamento nel 1996 prima con il Ppi, poi con la Margherita, fino al 2008, quando il segretario del nuovo partito, il Pd, Walter Veltroni, non volle ricandidarlo.

Negli ultimi anni di vita è tornato a Nusco e ha fatto il sindaco, chiudendo il cerchio proprio nella sua Magna Grecia.

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Categories: Politica