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Dazi, spread e realizzi zavorrano Piazza Affari

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I listini europei chiudono in leggero calo, anche se migliora il sentiment economico della zona euro e la ripresa potrebbe apparire più vicina. Piazza Affari è in maglia nera, -0,61%, 23.342 punti, indebolita da Atlantia (-2,38%), risparmio gestito e banche. Risale anche lo spread dopo le aste della mattina con rendimenti in aumento. Sul secondario il differenziale fra decennale italiano e tedesco cresce a 160 punti base, +1,13%, con il titolo tricolore a +1,24%.

Mentre il mondo politico litiga sul fondo salva stati, sul primario il Tesoro ha collocato titoli per 5,75 miliardi con tassi in rialzo e domanda ai minimi dal 2012 per i decennali. Per la quinta tranche del Btp 5 anni febbraio 2025, cedola 0,35%, il rendimento si è portato a quota 0,64%, massimi da giugno. Collocata anche la settima tranche del Btp aprile, scadenza 2030, per 2,75 miliardi, rendimento 1,29%, massimi da luglio. 

Nel resto d’Europa: Francoforte -0,3%; Parigi -0,24%; Madrid -0,01%; Londra -0,18%. Nessuna schiarita è venuta nel pomeriggio da Wall Street, chiusa per la festa del Ringraziamento. Ieri New York ha toccato nuovi record, grazie all’ottimismo sui dazi e alla solidità economica del paese. Il clima però è cambiato nella notte quando, Donal Trump, ha promulgato l’“Hong Kong Human Rights and Democracy Act”, legge varata dal Congresso a sostegno delle proteste per la democrazia nell’ex colonia britannica e la Cina si è molto risentita, minacciando contromisure adeguate. L’incertezza ha conseguentemente penalizzato oggi i mercati asiatici e quelli europei. 

In ogni caso dal fronte macroeconomico le notizie per l’Europa sono confortanti: l’indice Economic sentiment a novembre si è portato a 101,3 dal 100,8 di ottobre, al di sopra del consensus; il Business climate è passato da -0,20 a -0,23, mentre la fiducia dei consumatori è migliorata da -7,6 a -7,2 e quella delle imprese da -9,5 a -9,2. I dati preliminari sull’inflazione tedesca non hanno sorpreso negativamente, invece i prezzi alla produzione in Italia, sono scesi al ritmo più veloce degli ultimi tre anni ad ottobre.

L’euro-dollaro è stabile, sui livelli di ieri a 1,1008. Pure l’oro rimane alla finestra e scambia a 1461,75 dollari l’oncia. Il petrolio, Brent arretra dello 0,38% a 62,77 dollari al barile. In Piazza Affari Moncler +2,42% è la migliore big cap di oggi, con il mondo della moda in fermento dopo il passaggio di Roberto Cavalli, uno dei marchi più noti del made in Italy, a Hussain Sajwani, presidente del gruppo immobiliare di Dubai Damac Properties.

Bene Amplifon +0,92% e Unipol +0,68%. Saipem sale dello 0,68%, favorita dalla notizia di due nuovi contratti in Scozia e Taiwan per 750 mln di euro. Nexi, +0,57% aggiorna ulteriormente il suo massimo storico, sostenuta dal report di Citi, secondo cui il settore fintech e pagamenti va verso un consolidamento e l’istituto potrà beneficiarne anche alla luce delle recenti indiscrezioni di un accordo commerciale con Intesa Sanpaolo (-0,75%).

Soffre Atlantia, che deve fare i conti con la probabilità sempre più alta di una revoca delle concessioni. Cnh cede l’1,84%. Le prese di profitto affossano Azimut -1,83% e Poste -1,44%. Banche deboli a partire da Bper -1,3% e Unicredit -1%. Secondo un report “shock” della società di consulenza internazionale Oliver Wyman, reso noto dal Sole 24 Ore, li prossimi saranno anni duri per le banche italiane che dovranno una riduzione del margine di intermediazione nell’ordine del 10% “con punte del 15% per quelli più esposti  su credito e titoli di stato”. Per conservare la redditività attuale gli istituti dovranno perciò tagliare costi per 5 miliardi di euro e ripensare il loro modello di business.

Fuori dal paniere principale è sul podio Astaldi (+9,04%), all’indomani del sì degli obbligazionisti all’aumento di uno dei bond, mentre è al palo Salini (-1,39%). Mediaset supera la soglia dei 2,77 euro (+0,94% a 2,789), con Reuters che, citando quattro fonti a conoscenza della situazione, scrive che il Biscione e Vivendi sono vicine a raggiungere un accordo che prevede la cessione da parte del gruppo francese di un 20% di Mediaset per mettere fine a un lungo e articolato contenzioso legale tra i due gruppi.

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