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Dai Brics l’ultima sfida a Trump: far pagare le Big Tech per i dati personali usati per l’IA

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I Brics passano al contrattacco. Nel vertice di Rio de Janeiro di domenica e lunedì scorsi, il gruppo ormai allargato degli ex emergenti (oggi sono 11, compreso l’Iran, con altri 12 Paesi partner) ha ribadito il proprio status, sfidando apertamente il presidente americano Donald Trump: “Siamo Stati sovrani – ha detto il padrone di casa, il presidente brasiliano Lula nella conferenza stampa di chiusura -, non vogliamo un Imperatore. E’ irresponsabile che un Paese come gli Stati Uniti minacci gli altri attraverso i social network”. Lula rispondeva al tycoon che in precedenza aveva effettivamente minacciato, ed effettivamente tramite il social Truth, di applicare tariffe al 100% “a chiunque aderisca ai Brics, senza distinzione”. Quindi anche nei confronti di Paesi delle dimensioni della Russia, della stessa cina con la quale Washington sta trattando, dell’India, dell’Indonesia che secondo Goldman Sachs entro meno di 20 anni sarà la quarta economia del mondo. Senza contare che già oggi gli ex emergenti, messi insieme, valgono oltre il 40% del Pil globale e possiedono il 72% delle riserve di minerali critici del pianeta.

“Seria preoccupazione” per i dazi e la proposta sull’Intelligenza artificiale

Il blocco degli “altri” non solo ha ribadito una forte contrarietà ai dazi e la “seria preoccupazione per l’aumento delle misure tariffarie che distorcono gli scambi commerciali e infrangono le regole della World Trade Organization”, citando testualmente le Dichiarazioni finali sottoscritte da tutti i leader. Ma è andato oltre, lanciando una proposta inedita e che non mancherà di innescare reazioni: sfidare in particolare il potere tecnologico dell’asse nordamericano e europeo sull’Intelligenza artificiale. Le tariffe commerciali sono sì il tema del momento, ma i Brics hanno ricordato che il mondo si avvia ad essere controllato sempre di più da un pugno di Big Tech che si arricchiranno grazie ai dati personali di miliardi di persone, anche dei Paesi più poveri, i quali in cambio – stando alle regole attuali – non ne trarranno alcun beneficio. “L’AI non può essere un privilegio per pochi né uno strumento nelle mani dei milionari”, ha detto Lula, lanciando la proposta di una tecnologia equa, inclusiva e accessibile a tutti i Paesi, indipendentemente dal loro livello di sviluppo economico. “E’ una occasione storica – ha ribadito il presidente di turno dei Brics – che passa soprattutto dalla governance dei dati, sempre a tutela dell’interesse pubblico”.

L’idea è dunque di fare dei dati personali usati dall’Intelligenza artificiale una vera e propria commodity: “È necessario – sostengono i leader riuniti a Rio – che vi sia un’adeguata tutela dei diritti di proprietà intellettuale e, in particolare, del diritto d’autore, contro l’uso non autorizzato dell’IA, al fine di impedire l’estrazione abusiva dei dati e la violazione della privacy, e consentendo al contempo meccanismi di remunerazione equi”. La proposta è quindi di un cambio di paradigma, che considera il detentore delle informazioni un agente attivo e necessario, e non passivo nei confronti delle Big Tech. Tradotto: le grandi aziende tecnologiche devono iniziare a pagare.

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