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Cottarelli: “Senza Monti e Fornero debito alle stelle e collasso dell’Italia”

Imagoeconomica

Nel 2012 l’economia italiana ha evitato il crollo grazie alla tanto deprecata stretta di Mario Monti e alla ancora più contestata Legge Fornero che ha riformato le pensioni. Altrimenti il rapporto tra debito e Pil sarebbe balzato fino al 145%. Lo scrive l’Osservatorio conti pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli, in predicato per diventare premier per poche ore prima che M5S e Lega si sedessero al tavolo per formare il nuovo governo.

Cottarelli è uno dei massimi esperti di finanza pubblica ed è stato il responsabile per l’Italia del Fondo monetario internazionale. Il suo ultimo rapporto – intitolato “L’andamento del debito dopo la stretta fiscale del 2012” – è stato pubblicato questo fine settimana e inizia così:

Perché nonostante le politiche di austerità introdotte nel 2012 il rapporto tra debito pubblico e Pil è aumentato negli anni successivi? L’aumento del rapporto tra debito pubblico e Pil non dimostra forse che le politiche di austerità sono controproducenti perché causano un aumento del debito rispetto al Pil? Questa nota, attraverso semplici simulazioni, dimostra che, senza la stretta fiscale del 2012, il rapporto tra debito e Pil sarebbe aumentato più rapidamente e sarebbe attualmente tra il 142 e il 145 per cento. In realtà, con un debito in crescita ancora più rapida di quanto verificatosi, la crisi si sarebbe probabilmente approfondita causando il completo crollo dell’economia italiana.

Cottarelli, e i ricercatori che hanno coordinato il lavoro, affermano che senza la manovra restrittiva – un taglio del 2,4% del Pil attraverso il varo della Legge Fornero, l’introduzione dell’Imu, l’aumento dell’Iva, dell’Ires e delle accise su benzina e alcolici – il debito sarebbe schizzato fuori controllo con conseguenze davvero drammatiche per l’Italia. La prima sarebbe stata l’aumento dello spread, che avrebbe trascinato con sé la maggiore difficoltà ad ottenere il credito sia per famiglie e imprese. L’isolamento dell’Italia sarebbe aumentato, i rapporti con la Bce compromessi. Un “effetto Grecia” devastante per l’impatto che avrebbe avuto sull’Unione Europea rendendo impossibile il Quantitative easing varato successivamente da Mario Draghi che ha di fatto salvato i Paesi più deboli dell’Unione nel momento di più duro della crisi.

“Il debito pubblico è cresciuto dal 116,5 per cento del Pil a fine 2011 al 131,8 per cento del Pil a fine 2017”, ammette Cottarelli. Ma questo aumento, evidenziato da chi sostiene le politiche di espansione fiscale per dimostrare che le politiche di austerità hanno in realtà effetti controproducenti, viene invece analizzato da Cottarelli in una chiave diversa.

In realtà, dopo la stretta fiscale del 2012, la politica fiscale ha cessato di essere restrittiva, o per lo meno non si è effettuata nessuna ulteriore restrizione: l’intera riduzione del deficit osservata negli ultimi anni è dovuta alla minor spesa per interessi, come effetto di una politica monetaria molto espansiva, mentre l’avanzo primario è rimasto pressoché costante. Anzi, al netto del ciclo economico, l’avanzo primario si è ridotto

E così dimostra che “la restrizione fiscale del 2012 ha contenuto la crescita del rapporto tra debito pubblico e Pil: senza di essa il rapporto sarebbe aumentato molto più rapidamente”. Non solo, ma senza le politiche di austerità adottate, la crisi si sarebbe aggravata e avrebbe anzi causato una caduta del Pil, anche in presenza di politiche più espansive. Infatti l’effetto restrittivo sarebbe arrivato dall’aumento dei tassi di interesse e quindi dalla maggiore difficoltà di accesso al credito. Ciò avrebbe innescato una spirale negativa che avrebbe portato – afferma il rapporto senza mezzi termini – “al collasso dell’economia italiana”. La conclusione, attraverso le simulazioni condotte dal rapporto, è che “non non è possibile ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil attraverso manovre espansive”.

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Categories: Economia e Imprese