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Confindustria verso il sì: “Riforma a portata di mano”

L’Italia deve ripartire dall’industria e le imprese devono accrescere le loro dimensioni, mantenendo come bussola lo scambio tra salari e produttività. Lo Stato, dal canto suo, deve adottare una politica industriale ambiziosa, scegliere una strategia energetica pro-imprese e rilanciare gli investimenti in infrastrutture. Nel primo giorno da presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia illustra all’assemblea il suo programma ed esprime anche un parere sostanzialmente favorevole al referendum sulla riforma costituzionale: “Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione, oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano”.

Il ruolo dell’industria come motore di crescita resta dunque centrale: “Crediamo che Confindustria rappresenti un bene comune per l’intero Paese e sappiamo di poter fare molto per l’Italia e per il cambiamento”, ha detto Boccia, sottolineando che la priorità in agenda è “partecipare alla vita del Paese con idee e proposte. vogliamo sentirci parte di una grande comunità, con senso civico e rispetto della cosa pubblica. Vogliamo che fin dalle scuole si insegnino, con l’educazione civica, il valore del fare, i principi dell’economia, il ruolo dell’impresa e dell’industria. Vogliamo combattere il senso di ansietà e di assuefazione, contribuendo a rilanciare il Paese. Non è soltanto un nostro diritto. È un nostro dovere. Vogliamo essere ponte tra gli interessi delle imprese e del Paese, cantiere di policy e proposte per la crescita dell’Italia e dell’Europa”.

“LA RIPRESA ANCORA NON C’È, SERVE UNA POLITICA INDUSTRIALE AMBIZIOSA…”

Secondo Boccia, “la nostra economia è senza dubbio ripartita. Ma non è in ripresa. È una risalita modesta, deludente, che non ci riporterà in tempi brevi ai livelli pre-recessione. Le conseguenze della doppia caduta della domanda e delle attività produttive sono ancora molto profonde. Per una vera ripresa dobbiamo rilanciare l’Italia valorizzando le nostre capacità di seconda potenza manifatturiera europea, di sesta nazione esportatrice per valore aggiunto. Questa scelta ha un solo nome: politica industriale. Una politica industriale fatta di grandi obiettivi, di stelle polari e finalizzata a creare le condizioni per un’industria innovativa, sostenibile e interconnessa”.

“SPOSTARE IL FISCO SUI CONSUMI, RIDURRE LE ALIQUOTE SUL LAVORO”

In materia fiscale, secondo Boccia occorre “spostare il carico fiscale alleggerendo quello sul lavoro e sulle imprese e aumentando quello sulle cose. Abbattere le aliquote”, con le risorse della “revisione degli sconti fiscali” e della lotta all’evasione. Boccia ha definito “ottima” la riduzione dell’Ires dal 2017, “che però non basta”, e ha chiesto di potenziare il bonus ricerca, rinnovare il “superammortamento” sugli investimenti, ma anche il rispetto dei vincoli Ue: ogni violazione delle regole “verrebbe sanzionata dai mercati”.

“L’Italia – ha ricordato Boccia – ha la non invidiabile anomalia dell’elevata imposizione locale sui fattori di produzione. Un’imposizione che da noi, al contrario degli altri paesi, è deducibile solo in minima parte”.

“IMPRESE PIÙ GRANDI, PIÙ APERTE E MENO BANCOCENTRICHE”

“L’industria del futuro – ha aggiunto Boccia – richiede dimensioni adeguate, perciò dobbiamo crescere”: le imprese devono diventare meno bancocentriche e più aperte, “non dobbiamo rimanere soggiogati dalla paura della perdita del controllo”, ma guardare come a una opportunità, senza timore, all’ingresso dei fondi di private equity.

“Crescere – ha detto ancora Boccia – deve diventare la nostra ossessione. Il nostro dovere, la nostra responsabilità verso il Paese. Ricordando a tutti, a partire da noi stessi, che piccolo non è bello in sé, ma è solo una fase della vita dell’impresa. Si nasce piccoli e poi si diventa grandi. Dobbiamo innovare i modelli di finanziamento e di governance. Il nostro obiettivo come imprenditori è raccogliere capitale adeguato ai piani di crescita industriale: più capitale di rischio, meno capitale di debito”.

L’associazione, ha assicurato Boccia, si farà promotrice del cambiamento anche con proposte concrete: “Lavoreremo affinché al programma Elite di Borsa Italiana partecipi un numero molto più ampio di imprese, un numero che deve passare da poche centinaia a diverse migliaia”.

Alle banche il nuovo numero uno di Viale dell’Astronomia dice: tornate dentro le imprese, parlate con gli imprenditori “nei nostri capannoni, non nei vostri uffici. Dovete vedere quello che produciamo, come lo produciamo e con quali persone. Venite a conoscere gli asset intangibili: per esempio, i rapporti con i clienti e i fornitori, il management, i brevetti, i marchi, la nostra reputazione, le relazioni con il territorio, le reti commerciali, i contratti di secondo livello che rilanciano la produttività. Sono elementi qualitativi che vanno valutati al pari delle voci quantitative del bilancio e voi dovete assumervi questo rischio e questa responsabilità. Diventiamo tutti esperti di futuro, non di passato”

“LO SCAMBIO TRA SALARIO E PRODUTTIVITÀ SARÀ LA NOSTRA BUSSOLA”

Boccia ha poi sottolineato che “gli aumenti retributivi devono corrispondere ad aumenti di produttività. Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti. Quando riprenderemo il confronto, avremo come bussola lo scambio ‘salario/produttività’ e sarebbe opportuno che le nuove regole fossero scritte dalle Parti Sociali e non dal legislatore. La variabile decisiva per le nostre imprese è la produttività. E nell’andamento della produttività c’è la causa della lenta crescita italiana. Serve una politica di detassazione e decontribuzione strutturali. Senza tetti di salario e di premio, con lo scopo di incentivare i lavoratori e le imprese più virtuosi”.

Inoltre, “non vogliamo giocare al ribasso – ha chiarito Boccia – vogliamo una più alta produttività per pagare più alti salari. Abbiamo messo in moto il cambiamento nella contrattazione con gli accordi interconfederali degli anni passati: questi devono costituire la base per andare oltre. Per questo motivo, avevamo chiesto ai sindacati di riscrivere insieme le regole della contrattazione collettiva. Vi erano tutte le condizioni per farlo e favorire così un processo di decentramento della contrattazione, moderno e ordinato, come sta accadendo in Europa. A malincuore, abbiamo accettato la decisione delle organizzazioni sindacali di arrestare questo processo per dare precedenza ai rinnovi dei contratti collettivi nazionali nel quadro delle vecchie regole, lasciando così ai singoli settori il gravoso compito di provare a inserire elementi di innovazione”.

“SPOSTARE IL FISCO SUI CONSUMI, RIDURRE LE ALIQUOTE SUL LAVORO”

In materia fiscale, secondo Boccia occorre “spostare il carico fiscale alleggerendo quello sul lavoro e sulle imprese e aumentando quello sulle cose. Abbattere le aliquote”, con le risorse della “revisione degli sconti fiscali” e della lotta all’evasione. Boccia ha definito “ottima” la riduzione dell’Ires dal 2017, “che però non basta”, e ha chiesto di potenziare il bonus ricerca, rinnovare il “superammortamento” sugli investimenti, ma anche il rispetto dei vincoli Ue: ogni violazione delle regole “verrebbe sanzionata dai mercati”.

“L’Italia – ha ricordato Boccia – ha la non invidiabile anomalia dell’elevata imposizione locale sui fattori di produzione. Un’imposizione che da noi, al contrario degli altri paesi, è deducibile solo in minima parte”.

“RIFORME STRADA OBBLIGATA, SUPERAMENTO BICAMERALISMO A PORTATA DI MANO”

Boccia è intervenuto anche nel dibattito sul referendum costituzionale, sostenendo che “le riforme sono la strada obbligata per liberare il Paese dai veti delle minoranze e dai particolarismi, che hanno contribuito a soffocarlo nell’immobilismo. Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano”. Il nuovo presidente di Confindustria ha precisato poi che la posizione ufficiale sul referendum confermativo delle riforme istituzionali “verrà decisa nel Consiglio Generale convocato per il 23 giugno”.

“… UNA POLITICA ENERGETICA PRO-IMPRESE E IL RILANCIO DELLE INFRASTRUTTURE”

Quanto al problema dell’energia, “va affrontato in primo luogo a livello europeo – ha proseguito Boccia – mettendo al centro dell’azione di governo le esigenze del sistema produttivo italiano. Gli orientamenti in atto sulle politiche energetiche europee non sempre valorizzano il potenziale del nostro Paese, in termini di posizionamento geopolitico e di tutela dei settori manifatturieri. Occorre cambiare rotta, ribadendo l’ambizione dell’Italia di diventare hub internazionale del gas e creando un quadro di regole per il mercato elettrico non distorsivo per gli stati membri. Vanno rilanciati i progetti infrastrutturali. Le infrastrutture sono la base per lo sviluppo. Strade, ferrovie, porti, aeroporti: l’economia di un Paese progredisce attraverso le sue vie di comunicazione”.

“LA CULTURA È MOTORE DI SVILUPPO, BISOGNA FARE LEVA SUL BRAND ITALIA”

Poi, una promessa: “Noi imprenditori crediamo che la cultura sia motore di sviluppo – ha proseguito Boccia –. Ci attrezzeremo per accogliere i visitatori da tutto il mondo con un’offerta all’altezza delle aspettative, che unisca servizi e prodotti, facendo leva sul marketing e i marchi e su quel Brand Italia dall’enorme potenziale. La nostra industria del turismo può essere volano e moltiplicatore di sviluppo”.

Su questo punto Confindustria è in linea con il pensiero espresso dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, presente oggi all’assemblea degli industriali: “Ogni investimento per la cultura – parole del capo dello Stato, ricordate da Boccia nella sua relazione – è speso anche ai fini della crescita del nostro Paese”.

“CONTRO L’ILLEGALITÀ SERVONO ISTITUZIONI CHE FUNZIONANO E MERCATO LIBERO”

Per quanto riguarda l’illegalità, “va punita – ha detto ancora Boccia – e prima che nelle aule dei tribunali va punita socialmente. Dobbiamo isolare chi viola il patto sociale, frena il progresso economico oltre che civile del Paese, fa concorrenza sleale, scoraggia l’accumulazione di capitale umano e peggiora la qualità delle istituzioni. L’illegalità si estirpa con Istituzioni che funzionano, non con nuove norme. L’illegalità si estirpa quando il mercato è libero. Occorre uno slancio. I progressi in materia sono limitati”, come dimostra la legge sulla concorrenza che è ancora in discussione in Parlamento.

E nel segno della legalità “è indispensabile il severo contrasto all’evasione”, con un nuovo rapporto tra fisco e contribuenti. Confindustria si attende che l’Agenzia delle Entrate traduca in atteggiamenti coerenti il dettato della delega fiscale.

“EUROPA TORNI SOCIETÀ APERTA A TUTTI, NO AI MURI COME AL BRENNERO”

Infine, l’Europa. Secondo Boccia, “oggi ci appare fredda, astratta, capace soltanto di imporre sacrifici e rigore. Non era così meno di 25 anni fa, l’età di molti dei nostri figli”, quando Jacques Delors coltivava l’ambizione di una “società più accessibile a tutti. Quella era l’Europa per la quale ci siamo battuti. E quell’Europa esiste ancora. A ricordarcelo sono i migranti che, a centinaia di migliaia, fuggono dalle guerre e dalla miseria. Ai loro occhi l’Europa possiede quei valori che noi abbiamo dimenticato: stabilità, benessere, pace. Occorre opporci con tutte le nostre forze alla costruzione di muri, che siano fatti di filo spinato o di posti di blocco, che siano fra la Serbia e l’Ungheria oppure fra l’Austria e l’Italia. Chiudere il Brennero è come bloccare un’arteria: causerebbe un infarto”.

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