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Confindustria, Marcegaglia a sorpresa espelle Fiat e boccia Berlusconi

Sono tre gli aspetti salienti dell’Assemblea Confindustria svoltasi questa mattina a Roma:1) gli applausi calorosi e prolungati che hanno accolto il Presidente della Repubblica al suo ingresso nell’Auditorium e quelli indirizzati a Mario Draghi prossimo presidente della BCE, 2) la liquidazione da parte della Marcegaglia del Governo Berlusconi con l’affermazione che gli anni 2000 costituiscono un “decennio perduto”, 3) l’espulsione della Fiat dall’associazione per il mancato rispetto delle regole sindacali.

Il più clamoroso è proprio quest’ultimo punto. La presidente ha pronunciato il verdetto a braccio staccandosi dal testo distribuito a tutti i partecipanti.E lo ha fatto in maniera demagogica appellandosi ai piccoli imprenditori che tradizionalmente si considerano anti Fiat, con pesanti affermazioni come ” noi non pieghiamo le regole volute dalla maggioranza per le esigenze di una singola impresa”, ed ancora “sono finiti i tempi in cui poche grandi aziende condizionavano la posizione di tutta la Confindustria”. Secondo la Marcegaglia la maggioranza degli imprenditori vuole andare avanti a modificare le regole del mercato del lavoro e della rappresentanza dei sindacati in azienda, senza strappi ma con gradualità e quindi le accelerazioni di Marchionne non trovano la Confindustria disponibile a seguirlo assumendosi il rischio di accentuare il conflitto sindacale.

Così facendo però la Marcegaglia ha trasformato un problema tecnico, dovuto al groviglio di norme che caratterizzano l’attuale diritto del lavoro ed alle vertenze giudiziarie avviate dalla Fiom contro i contratti separati firmati a Pomigliano e Mirafiori dagli altri sindacati e sempre approvati con referendum dalla maggioranza dei lavoratori, in un problema politico. Cioè ha avviato una crociata delle piccole imprese di Confindustria contro un presunto strapotere delle Grandi aziende. Ma la Fiat ha agito in quel modo perchè ritiene che le attuali forme contrattuali non consentono un utilizzo degli impianti adeguato e non assicurano una sufficiente flessibilità nella produzione così da poter seguire le oscillazioni della domanda. Ora di fronte al rischio di perdere ,almeno in prima istanza, le vertenze giudiziarie promosse dalla Fiom , si pone per Fiat l’esigenza di uscire (temporanemente ) da Confindustria così da non essere costretta ad applicare i contratti e gli accordi a tutt’oggi in vigore.

Ora le parole di fuoco della Marcegaglia che si pone a difesa di presunti interessi dei piccoli calpestati dai grandi, cambia la natura del problema e porta la Confindustria verso mete sconosciute e pericolose. Dietro la presa del potere dei piccoli in realtà rimarrà a viale dell’Astronomia solo il potere delle industrie pubbliche ENI,ENEL,FS, Finmeccanica,che già oggi hanno un peso molto forte. Il rinnovo della presidenza è vicino, e si vedrà come giocheranno queste forze. Il secondo punto riguarda la liquidazione dell’esperienza berlusconiana che non è riuscita a fare le riforme che servono per rimettere in moto l’Italia che da anni ha un tasso di crescita più basso non solo dei paesi asiatici, ma della media europea.

Segue un lungo elenco delle cose da fare, alcune annunciate dal Governo, come la riduzione del carico fiscale,altre memmeno messe in cantiere, come il taglio della spesa pubblica attraverso una vera riforma dei meccanismi di spesa ed una efficace politica di privatizzazioni soprattutto a livello locale, ed altre ancora che si muovono addirittura in direzione opposta alla necessaria politica di liberalizzazioni,come il tentativo della maggioranza parlamentare di reintrodurre barriere all’ingresso e tariffe minime per i servizi professionali e per i trasportatori. Infine la Marcegaglia ha sottolineato con enfasi i continui ostacoli che la Pubblica Amministrazione provoca nella vita delle imprese,agli investimenti ed alla gestione quotidiana,imponendo mille adempimenti quasi sempre inutili e costosi. E poi ci sono i costi della politica. Occorre – ha sostenuto la Marcegaglia – un vero taglio non solo per motivi di riduzione della spesa pubblica ma anche per motivi morali.

Quando si chiedono sacrifici a tutti i cittadini,sono i dirigenti, e quindi i politici,che devono dare il buon esempio. Ed a questo passaggio è scattato l’applauso più convinto da parte della platea degli imprenditori a dimostrazione di quanto sia estesa e profonda l’insofferenza di tanti cittadini verso una politica litigiosa ed inconcludente. L’ultima relazione della Marcegaglia all’Assemblea degli imprenditori è un pò la testiminianza del generale disorientamento di tutto il Paese di fronte ad uno spettacolo fatto solo di lotte di potere ( per conquistare poi, un potere sempre più piccolo) cui peraltro non sembra esente nemmeno la stessa Confindustria. Alla fine si fa appello all’orgoglio della classe imprenditoriale e si ventila una diretta discesa in campo per dare testimonianza pubblica delle proprie virtù private. Chissà se sarà la ricetta giusta.

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