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Colao boccia la Rete Unica in fibra. Meglio la concorrenza

Imagoeconomica

“Penso che il ruolo giusto nel Pnrr ma anche nel quotidiano della politica sia pensare primo agli interessi dei cittadini, quindi noi pensiamo a chi porterà la banda larga in Alta Val Camonica e in Sila in Calabria; secondo di farlo in una maniera equilibrata che garantisca la scelta, la concorrenza, la pluralità dei soggetti, dopo di che le questioni societarie le devono valutare le società e poi eventualmente le autorità antitrust”. Ad affermarlo è stato il ministro per l’Innovazione e la Transizione digitale Vittorio Colao intervenendo stamane al webinar del ciclo “Obbligati a crescere”, in streaming sulle testate del gruppo Caltagirone editore.

Le parole di Colao confermano che, come anticipato stamane da Repubblica, il progetto di rete unica non è parte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) trasmesso dal governo a Bruxelles ove si fa al contrario cenno “agli sfidanti obiettivi definiti in sede europea e nella consapevolezza che le reti a banda larga ultraveloce sono una General Purpose Technology”. Non più, perciò, una “Rete Unica”, controllata da un soggetto “verticalmente integrato” come Tim,  come emergeva dai desideri del Movimento 5 Stelle (e recepito con il consenso del Pd nella prima stesura del Pnrr nella stagione Conte 2) ma, come gradito alle autorità Ue, uno scenario competitivo allargato in cui, annuncia Colao, “faremo delle gare e dei sussidi che potranno andare agli operatori in concorrenza, in collaborazione, in consorzio. Lo vedremo quando arriverà la gara ma il nostro obiettivo è politico e di Paese non di strutture societarie o di assetti societari”. 

Il messaggio suona come una doccia fredda, anzi gelida, per Tim in ribasso del 5,77% a 0,42 euro (-5,49% le risparmio) perché, svanita la prospettiva della rete unica, l’ex incumbent delle tlc dovrà rivedere i piani (e i costi) delle sue strategie, così come Cdp, fresco azionista di controllo di Open Fiber. Certo, come nota Bestinver, “ “un progetto di co-investimento di Open Fiber e Tim sarebbe ancora positivo per in quanto le consentirebbe di risparmiare spese per investimenti”, ma, aggiunge il broker “ crediamo che questa soluzione sia sub-ottimale rispetto alla creazione di una rete unica, che ridurrebbe la concorrenza nel wholesale”.

Esulta in cuor suo Francesco Starace, Ad di Enel, che ha chiuso la stagione di Open Fiber con una plusvalenza implicita di 1,8 miliardi: la sua profezia (“la rete unica avrà senso forse tra 3 o 5 anni” aveva dichiarato al Sole 24 Ore) sembra aver trovato conferma nelle mosse del governo Draghi che ha invertito la rotta rispetto alla squadra di Conte.

A questo punto si profila un quadro in cui nelle aree del Paese più abitate e quindi più redditizie, gli utenti avranno a disposizione almeno due reti se non addirittura tre. Nelle altre zone il servizio potrebbe ridursi quasi inevitabilmente ad un solo operatore. Si allarga lo spazio per l’arrivo di nuovi competitor, magari le grandi emittenti tv (Sky, per esempio, ma non solo) che finora non avevano preso in considerazione il business tenendosene alla larga. 

A Borsa chiusa, tuttavia, Tim ha diffuso una precisazione alle interpretazioni di stampa anticipando che “presenterà un esposto alla Consob a tutela della società e dei suoi azionisti” dopo il forte ribasso di giornata. Secondo la compagnia telefonica “risultano del tutto inappropriate e prive di riscontri oggettivi le interpretazioni (di stampa) relative ai contenuti del PNRR” e non si comprende la relazione tra il suddetto Piano e possibili aggregazioni delle società del settore, considerando che più volte il Governo ha ricordato che “tali aggregazioni rientrano tra le operazioni di mercato rimesse esclusivamente alla volontà delle società coinvolte e dei loro soci”

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