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Claudia Segre (Assiom Forex): “Se l’Italia non riparte i mercati la puniranno”

Gli scenari di ingovernabilità dell’Italia post elezioni rievocano lo spettro di mercati in preda al panico e di investitori in fuga di qualche mese fa. In settimana le vendite sono tornate a colpire Piazza Affari e lo spread ha rialzato sensibilmente la testa, superando la quota di sicurezza di 320, ormai lontano dalla “soglia Monti” a 287 punti. Per Claudia Segre, segretario generale Assiom Forex, al momento la situazione è sotto controllo e ora si può parlare di “correzione tecnica”. Ma se non agiamo lo stato di grazia è destinato a lasciare il posto al giudizio dei mercati, che torneranno a ricordare ai politici che si devono fare le riforme.

 

Dottoressa Segre, cosa ne pensa della reazione dei mercati alle elezioni italiane?

 

La si può configurare nel senso di una correzione tecnica. La volatilità non è fuori controllo e non siamo in una situazione che favorisce gli intenti speculativi. La reazione che c’è stata sui cambi, sui bond e sugli spread era prevedibile su questi livelli tecnici dato l’esito delle elezioni. Non abbiamo avuto una correzione poderosa dei mercati senza soluzione. Abbiamo avuto una correzione tecnica più che fisiologica  che ha anche offerto buone opportunità di acquisto, sia sui bond sia sulle azioni.

 

Dobbiamo temere che i mercati tornino nel caos di qualche mese fa?

 

Ora siamo in una sorta di periodo di grazia per arrivare a una soluzione, in assenza della quale il giudizio dei mercati potrebbe essere più drastico. La notizia positiva è che dal punto di vista delle banche la situazione è invariata, non ci sono tensioni sulla liquidità che è sotto controllo e il sistema bancario resta solido. Sul fronte Ltro le banche non stanno partecipando in termini di exit strategy, con la restituzione alla Bce di importi limitati, perché sono sulla difensiva, stanno sedute sulle loro posizioni e cercano di capire cosa succederà. L’urgenza è invece quella finanziaria ed economica: il quadro macro è quello che è e non possiamo permetterci l’inazione del governo, il Paese ha bisogno di ripartire.

 

Lo spread è tornato in tensione, si è registrata una nuova fuga dal mercato del debito italiano?

 

Un rialzo oltre 320 dello spread era prevedibile, ora siamo a 340 all’interno di una fascia tra 320, la soglia per rientrare a livelli di sicurezza, e la soglia più alta di 360. In questa situazione abbiamo aste dove paghiamo più caro il debito ma la richiesta è estremamente buona, non si è registrato una mancanza di interesse, la situazione è sotto controllo. Il problema è non offrire al mercato l’opportunità di dover essere lui a dover ricordare ai politici che si devono fare le riforme.

 

Come si è mosso il mercato sulle obbligazioni di Stato in questi giorni?

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Si sono visti flussi a due vie con aggiustamenti dei portafogli lungo la curva, soprattutto sul tratto medio-lungo, tra i 5-10 anni, qualche presa di profitto soprattutto tra gli investitori domestici e un riposizionamento da parte degli investitori internazionali interessati alle scadenze a dieci anni. Dal punto di vista della sistemazione del portafoglio si sono avute opportunità per entrare sui 7-10 anni. Se le tensioni dovessero continuare impatterebbero soprattutto sulla parte breve della curva.

 

In termini più generali di asset al location, come gestire il portafoglio?

 

L’Europa è entrata nella “lost decade”, una situazione di crescita debole. In questo scenario l’asset allocation verso l’Europa è fatta con un’attenta selezione delle società e dei loro bilanci sia per i bond sia per l’azionario, le opportunità vanno prese con le pinze. Negli Usa, da cui arrivano notizie positive, e in Asia, che conferma la crescita, gli investimenti continuano ad arrivare e si conferma la diversificazione delle divise locali emergenti.

 

L’euro ha ripiegato sotto quota 1,30. Un’inversione di tendenza duratura?

 

L’euro è destinato a riprendere la corsa ma questa debolezza fa contenti operatori e aiuta l’Europa. L’obiettivo che vediamo è 1,28-1,32 , una fascia di oscillazione che andrebbe bene a tutti anche se gli Usa vogliono un range tra 1,35-1,40.

 

L’oro a febbraio è sceso del 5%, in ribasso per il quinto mese consecutivo. Cosa si aspetta per il metallo giallo, deve avere ancora un posto in portafoglio?

 

L’oro in quanto scelta difensiva da crolli azionari o gravi eventi geopolitici non ha più ragione di essere in un mercato internazionale dove la volatilità si è molto ridotta. Rimane una scelta difensiva per un parte residuale del portafoglio. La domanda da parte delle banche centrali e altri investitori continua ad esserci e conferma uno zoccolo duro delle quotazioni. Ma con segnali di normalizzazione dei mercati tutti gli investimenti come l’oro, dove non c’è legato un ritorno della cedola, vengono un po’ meno, perché le persone sono alla ricerca  di un rendimento maggiore.

 

Quale spazio per l’azionario?

 

Il mercato azionario alla luce di spread estremamente tirati sui bond corporate torna a essere attraente se accompagnato da una forte attenzione ai bilanci e alla governance, come ci hanno ricordato i casi Saipem e Finmeccanica. A differenza del comparto bancario dove i bond quotati sono concorrenziali rispetto alle azioni, infatti, sui titoli corporate gli spread delle obbligazioni rendono poco perché sono già state comprate tanto. Sulle azioni non ho la cedola ma c’è la possibilità che si apprezzino di più.

 

Ieri è entrata in vigore la Tobin Tax, cosa ne pensa?

 

Riteniamo che l’impatto della Tobin tax sia piuttosto diluito, non ci aspettiamo grandi problemi nei settori che va a toccare. È un po’ presto fare valutazioni ma gli operatori pensano che gli introiti saranno inferiori delle attese. Il rischio è che vada a colpire il trading, non gli speculatori ma coloro che gestiscono i propri portafogli usando piattaforme online e questo non è un bene perché creano liquidità.

Categories: Interviste