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Cipro, fondo di solidarietà anti-default

Il governo e i partiti di Cipro hanno deciso di creare un fondo di solidarietà per raccogliere i 5,8 miliardi necessari a sbloccare gli aiuti internazionali da 10 miliardi, fondi indispensabili per ricapitalizzare le banche ed evitare la bancarotta del Paese. Lo ha riferito il portavoce del governo, Christos Stylianides.

Secondo gli accordi conclusi la settimana scorsa con l’Eurogruppo, la somma doveva essere garantita da un maxi prelievo forzoso sui conti correnti, ma due giorni fa il Parlamento di Nicosia ha bocciato il provvedimento. E oggi Cipro ha escluso che in qualunque ipotesi di nuovo accordo di salvataggio con l’Unione europea possa rientrare la supertassa sui depositi bancari.

Intanto, a Bruxelles la Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo ha espresso “profonda preoccupazione” per le decisioni dell’Eurogruppo sulla questione cipriota: “I risparmi della gente comune non devono essere usati per salvare il settore bancario – si legge in una nota -. Ci rammarichiamo della mancanza di trasparenza e di responsabilità democratica riscontrata nella decisione originaria proposta per il settore bancario cipriota”, decisione che “è stata presa a porte chiuse nelle prime ore del mattino (di sabato scorso, ndr), senza un’appropriata riflessione sulle conseguenze che avrebbe avuto per la gente comune”. In ogni caso, conclude la Conferenza dei presidenti,”lo scaricabarile su chi abbia fatto la proposta serve ora solo a mettere a rischio la fiducia nell’Ue”.

Da parte sua Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, nel corso di un’audizione davanti agli europarlamentari della commissione Affari economici, si è assunto la responsabilità delle decisioni prese dai ministri delle Finanze dell’Eurozona sul pacchetto per il salvataggio di Cipro. “Non è stato un fallimento – ha detto -, non condivido quest’analisi, anche se la proposta è stata bocciata dal parlamento di Cipro”. 

Dopo aver ammesso che la vicenda di Cipro presenta un “rischi sistemico per l’Eurozona, come dimostra l’agitazione degli ultimi giorni”, Dijsselbloem ha spiegato anche che la soluzione non può venire da un nuovo prestito da parte della Russia, perché il debito pubblico dell’Isola aumenterebbe a livelli insostenibili, ovvero oltre il 100% del Pil.  

RUSSIA, MEDVEDEV MINACCIA L’EURO

Questa mattina il premier russo Dmitry Medvedev ha detto che il suo governo potrebbe ridurre la quota di euro delle proprie riserve valutarie, attualmente tra il 41 e il 42%. Con un’operazione del genere, la Russia potrebbe colpire in modo significativo il valore della moneta unica. 
Al centro delle polemiche è naturalmente l’ipotesi del maxi-prelievo forzoso sui conti correnti di Cipro, dal momento che la maggior parte dei grandi depositi bancari parcheggiati sull’isola sono riconducibili a ricchi oligarchi russi (in molti sospettano si tratti per lo più di ricavi provenienti da attività illecite e riciclati al sole), i quali rischiano di subire un danno patrimoniale pesantissimo. 

“Se questo è possibile a Cipro – ha osservato Medvedev -, perché non sarebbe possibile in Spagna, in Italia o in altri Paesi che soffrono problemi finanziari? Domani è lì che si confischeranno le economie. I progetti futuri dell’Eurogruppo relativi a Cipro dovrebbero prendere in considerazione anche le altre parti, compresa la Russia”.

BCE: LIQUIDITA’ FINO A LUNEDI’

La Banca centrale europea garantirà a Cipro l’attuale livello di liquidità d’emergenza fino a lunedì prossimo. Lo afferma l’istituto di Francoforte in una nota, precisando che l’attuale piano “Emergency Liquidity Assistance”, da martedì, “potrà essere considerato solo se un’intesa con Fmi e Ue garantirà la solvibilità delle banche”.

LE RICHIESTE DI CIPRO ALLA RUSSIA

A Mosca è rimasto il ministro delle finanze cipriota, Michael Sarris, che continuerà oggi i colloqui con il collega russo Anton Siluanov. Le richieste di Cipro alla Russia sono due: il prolungamento del credito da 2,5 miliardi di euro ricevuto due anni fa (che scade nel 2016), con tanto di riduzione del tasso d’interesse (ora al 4,5%), e un ulteriore credito da cinque miliardi. Secondo alcune indiscrezioni, Nicosia avrebbe offerto in cambio una quota nella sua riserva di gas offshore non ancora sviluppata (nei giorni scorsi si era parlato di Gazprom come parte attiva nell’operazione), ma le autorità russe hanno negato qualsiasi interesse del Cremlino in questo senso. Oltre al prestito, Mosca potrebbe acquistare da Nicosia la banca Laki (Banca Popolare di Cipro) e altre istituzioni, in cambio di concessioni per un porto da destinare alla flotta russa. Non è secondaria infatti la posizione geografica di Cipro, nodo strategico a pochi chilometri dalle coste della Siria.

I PIANI B DI NICOSIA

Se la strada russa non dovesse produrre risultati, il governo di Nicosia dovrebbe trovare un altro modo per recuperare i 5,8 miliardi pretesi dall’Ue. Per evitare il prelievo forzoso sono state avanzate nelle ultime ore diverse ipotesi: la creazione di una bad bank; la nazionalizzazione dei fondi pensione delle compagnie pubbliche e para-statali; l’espropriazione e la vendita di beni in mano alla Chiesa ortodossa; l’emissione di debito garantito dai futuri proventi dello sfruttamento delle risorse energetiche;  la fusione dei due maggiori istituti di credito del Paese per ridurre le necessità di ricapitalizzazione.

BANCHE E BORSA CHIUSE FINO A MARTEDI’

Intanto, per evitare la fuga in massa dei capitali, la chiusura forzata delle banche – iniziata sabato scorso – è stata prolungata fino a martedì prossimo, così come quella della mini-Borsa dell’isola. 

AGGIORNAMENTO: 

L’Eurozona vorrebbe vedere da Cipro delle misure straordinarie di contenimento dei capitali nelle banche per evitare la fuga dei depositi quando gli istituti riapriranno. Lo scrive l’Ansa citando da fonti Ue avvicinate dopo la riunione dell’ “euro working group”, il gruppo di tecnici che preparano gli incontri dei ministri delle finanze.

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