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Cipolletta: “L’uscita della Fiat è un fatto storico che ridurrà il ruolo di Confindustria”

Innocenzo Cipolletta non è solo il rimpianto ex Direttore generale di Confindustria ma nel mondo dell’industria è considerato una sorta di grande saggio. Per la sua grande conoscenza delle imprese private e pubbliche ma anche per il suo ben noto equilibrio. Con lui FIRSTonline comincia un viaggio fuori dal coro dentro e attorno la Confindustria senza Fiat per capire gli effetti del grande divorzio ma anche gli umori degli imprenditori alla vigilia della campagna elettorale per la scelta del nuovo presidente di Confindustria e per conoscere opinioni e analisi di studiosi e osservatori della realtà imprenditoriale italiana. Ecco l’intervista di FIRSTonline a Cipolletta.

FIRSTONLINE – L’uscita della Fiat dalla Confindustria sembra destinata a rivoluzionare o a snaturare l’organizzazione degli imprenditori privati e pubblici: che cosa succederà adesso? Può un’organizzazione di imprese rinunciare alla maggiore e più rappresentativa industria privata Italia senza smarrite la sua missione?

CIPOLLETTA – L’uscita della Fiat dalla Confindustria è un fatto storico, posto che Fiat si identificava con Confindustria a cui ha dato due presidenti e diversi vicepresidenti e funzionari. Prevedo che senza Fiat la Confindustria si polarizzerà, avendo da un lato le grandi imprese pubbliche (Enel, Eni, Poste, Ferrovie, Finmeccanica, ecc.) e dall’altro lato le piccole e medie imprese private. La sua capacità di rappresentanza rischia di diminuire nel tentativo di conciliare esigenze diverse e spesso contrapposte.

FIRSTONLINE –  L’assenza della Fiat è destinata ad accrescere il peso in Confindustria dei gruppi pubblici i cui vertici sono di nomina politica: la Confindustria diventerà sempre più governativa?

CIPOLLETTA – Come già detto, aumentando il peso delle imprese pubbliche, aumenteranno le tensioni con le PMI private. Non credo che Confindustria diventerà più governativa, ma vedrà ridotto il suo ruolo. E questo anche perché perderà peso la contrattazione nazionale e quindi verrà meno anche la funzione di politica dei redditi che era implicita nei contratti nazionali.

Inoltre ci sarà una maggiore autonomia delle associazioni territoriali, posto che questa associazioni rappresenteranno anche le imprese che non vogliono stare in Confindustria, come la Fiat che rimarrà a Torino, e avranno un ruolo crescente grazie alla contrattazione aziendale che è di competenza delle associazioni territoriali.
Questo maggior ruolo delle associazioni territoriali potrà portare a qualche tensione nel sistema della rappresentanza e finirà per erodere potere a Confindustria.

FIRSTONLINE – Come influirà l’uscita della Fiat sulla prossima campagna elettorale di Confindustria per la successione a Emma Marcegaglia alla presidenza? Che grado di consenso può verosimilmente raccogliere tra gli imprenditori un candidato alla presidenza che si proponga esplicitamente di evitare altri divorzi e di recuperare la prima industria privata italiana?

CIPOLLETTA – Si profila un possibile scontro fra quanti si riconoscono nelle posizioni della Fiat e quanti sostengono la posizione di Confindustria. Ma io credo che sarà uno scontro soft, che si risolverà presumibilmente a favore di una continuità con la linea Confindustria, ma con una tendenza a riassorbire la spaccatura con la Fiat.

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