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Censis: redditi come nel 1993, 30 mila imprese perse, mercato immobiliare dimezzato

Redditi al palo da vent’anni e ceto medio sempre più povero. A partire dal 2007 il reddito medio pro capite delle famiglie è sceso fino a tornare ai livelli del 1993. Anzi, è addirittura calato: -0,6% in termini reali tra il 1993 e il 2011. Negli ultimi dieci anni, la ricchezza finanziaria netta è passata da 26 mila a 15.600 euro a famiglia, con una riduzione del 40,5%. Al contrario, la quota di famiglie con una ricchezza netta superiore a 500 mila euro è praticamente raddoppiata, passando dal 6% al 12,5%. La ricchezza del ceto medio (cioè le famiglie con un patrimonio, tra immobili e beni mobili, compreso tra 50 mila e 500 mila euro) è diminuita dal 66,4% al 48,3%. E’ quanto emerge dal rapporto 2012 del Censis sulla situazione sociale del Paese.

Il reddito medio degli italiani si riduce “a causa del difficile passaggio dell’economia, ma anche per effetto dei profondi mutamenti della nostra struttura sociale, che hanno affievolito la proverbiale capacità delle famiglie di produrre reddito e accumulare ricchezza”, osserva il Censis. Negli ultimi vent’anni la ricchezza netta delle famiglie è aumentata del 65,4% grazie soprattutto dall’aumento del valore degli immobili posseduti (+79,2%). I redditi, al contrario, non hanno subito variazioni: negli anni ’90 il reddito medio pro-capite delle famiglie è aumentato, passando da circa 17.500 a 18.500 euro, si è mantenuto stabile nella prima metà degli anni 2000, ma poi a partire dal 2007 è sceso ai livelli del 1993.

C’è stato uno “slittamento della ricchezza verso le componenti più anziane della popolazione”, avverte il Censis. Se nel 1991 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie, nel 2010 la loro quota è scesa al 5,2%. Un ulteriore elemento che determina la riduzione del reddito medio è la quota rilevante di famiglie immigrate (il 6,6% del totale), per il 45,1% con un reddito inferiore a 15 mila euro annui.

PERSE 30 MILA IMPRESE DAL 2009, CRESCONO LE COOP

Manifatturiero e commercio in crisi, coop in avanzata. Sempre secondo il Censis, il manifatturiero ha subito un restringimento della base produttiva, con 30.023 imprese in meno tra il 2009 e oggi (-4,7%). E sul fronte del commercio la situazione non è migliore: nella prima metà del 2012 il saldo resta negativo: -24.390 imprese.

“Emerge però un processo di riposizionamento in corso”, avverte il Censis. I flussi dell’export italiano sono parzialmente cambiati, orientandosi verso le economie emergenti: tra il 2007 e oggi la quota di esportazioni verso l’Unione europea si è ridotta dal 61% al 56%, mentre quella verso le principali aree emergenti è aumentata dal 21% al 27%. Attualmente la Cina assorbe il 2,7% delle nostre esportazioni, la Russia il 2,5% e i Paesi dell’Africa settentrionale il 2,9%.

Negli scambi con l’estero è diminuito il peso del made in Italy (tessile, abbigliamento-moda, alimentari, mobile-arredo), ma è aumentata la penetrazione di altre specializzazioni manifatturiere, come la metallurgia, la chimica e la farmaceutica. Si è ridimensionato il numero delle imprese esportatrici (dal picco massimo di 206.800 unità nel 2006 si è passati a 205.302 nel 2011), ma aumentano gli investimenti in partecipazioni all’estero, che superano oggi le 27 mila unità (nel 2005 si era a quota 21.740). 

Dal 2008 a oggi le strutture commerciali che hanno chiuso sono state più di 446 mila, a fronte di poco più di 319 mila nuove aperture. Ma altri segmenti produttivi registrano segnali di crescita: prosegue l’espansione delle strutture della distribuzione organizzata (dalle 17.804 del 2009 alle 18.978 del 2011) e degli operatori del commercio via web, tv e a distanza (passati da 29.163 a 32.718).

Il sistema delle imprese cooperative è cresciuto invece del 14% tra il 2001 e il 2011, attestandosi a poco più di 79.900 unità e dimostrandosi ancora in grado di generare occupazione (+8% di addetti tra il 2007 e il 2011, a fronte del -1,2% degli occupati in Italia, e +2,8% anche nei primi nove mesi del 2012). 

MERCATO IMMOBILIARE, COMPRAVENDITE DIMEZZATE IN 6 ANNI

Quanto al mercato immobiliare, secondo il Censis a fine 2012 le compravendite risulteranno dimezzate rispetto a sei anni fa, a quota 485 mila unità. Si tornerà così ai valori precedenti a quelli del ciclo espansivo, che arrivò nel 2006 a registrare il picco di 870 mila compravendite. Nel periodo 2008-2011 il numero di mutui per l’acquisto di abitazioni è diminuito di oltre il 20% rispetto al quadriennio 2004-2007.

Nel primo semestre del 2012 la domanda di mutui ha fatto registrare un’ulteriore contrazione del 44% rispetto allo stesso periodo del 2011. Sono però 907 mila le famiglie intenzionate a comprare casa nel 2012: erano 1,4 milioni nel 2001, sono poi scese a circa 1 milione nel 2007 e il consuntivo per il 2011 è stato di 925 mila. Nel 2011 le famiglie che sono riuscite a realizzare l’acquisto sono state il 65,2%, ma quest’anno scenderanno al 53,5% (il 45,7% nei comuni capoluogo).

Gli acquirenti sono in prevalenza già proprietari (8 su 10). Per due terzi sono famiglie con due percettori di reddito, per il 61% appartenenti al ceto medio, per il 26% collocati nella fascia di reddito alta, per il 13% con reddito medio.

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