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Cassazione, Berlusconi tra condanna e rinvio: “Se mi condannano torno fra 18 mesi”

La sentenza della Cassazione sul caso Mediaset potrebbe slittare a domani, ma Silvio Berlusconi ha già fatto i conti. Lo scenario è cambiato dopo la requisitoria del procuratore generale, che ieri ha chiesto di confermare la condanna a quattro anni di reclusione per il Cavaliere, ma di ridurre da cinque a tre anni l’interdizione dai pubblici uffici. 

Lo sconto ha ridato vita alle speranze dell’ex premier, che ora è convinto di poter ottenere un’ulteriore riduzione fino a 18 mesi. E’ questo il passaggio chiave che determinerà la morte o la sopravvivenza politica di Berlusconi, anche perché nelle ultime ore sono cambiate le quotazioni sulla decisione finale dei giudici: condanna definitiva o ripetizione del processo d’appello sembrano ora le due scelte più probabili, mentre perdono quota le ipotesi di assoluzione o rinvio del pronunciamento a dopo l’estate. 

“Se l’interdizione viene ridotta a 18 mesi è fatta – ragiona il Cavaliere –. La sconto prima della chiusura della legislatura e torno in Parlamento alla guida di Forza Italia”. E’ probabile infatti che  le prossime elezioni si terranno nella primavera del 2015, soprattutto considerando che il Capo dello Stato farà di tutto per non sciogliere le Camere prima della riforma del Porcellum.  

A quel punto Berlusconi – ormai ricandidabile – potrebbe correre nuovamente per Palazzo Chigi alla guida del vecchio partito, che punta a far risorgere nei prossimi mesi in una versione alleggerita e vagamente americana. La nuova Forza Italia sarebbe un veicolo puramente elettorale, senza sezioni né ramificazioni sul territorio, e il ruolo del Cavaliere sarebbe in qualche modo assimilabile a quello di Beppe Grillo nel Movimento 5 Stelle: un leader carismatico e da tutti riconosciuto, ma privo di cariche ufficiali.

Perché un progetto simile possa realizzarsi, tuttavia, non basta che i giudici acconsentano a ridurre l’interdizione. E’ fondamentale che il governo Letta sopravviva. Berlusconi lo sa, e ha ordinato ai suoi di non pronunciare una sola parola che possa mettere in dubbio la tenuta della maggioranza. 

Ben diverso il clima in casa Pd, dove Matteo Renzi freme in vista delle prossime elezioni per la segreteria del partito. Se la Cassazione confermerà la condanna del Cavaliere, non importa con quanti anni d’interdizione, per il sindaco di Firenze “cambierà tutto: non si potranno più fare giochi e giochetti d’apparato”. E la resa dei conti fra le varie anime dei democratici non potrà che accelerare.  

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Categories: Politica