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Caos rifiuti, Antitrust: “Serve una riforma”

Troppe aziende di piccole dimensioni, poche gare d’appalto e una pioggia di conflitti d’interessi: il mercato italiano dei rifiuti urbani è gravemente inefficiente e ha bisogno di essere riformato. A lanciare l’allarme è l’Antitrust, che questa mattina a Roma ha presentato i risultati di un’indagine conoscitiva sul settore avviata nell’agosto 2014. “Il mercato dei rifiuti è bloccato – ha detto il presidente dell’Autorità, Giovanni Pitruzzella – e come sempre la mancanza di concorrenza facilita il diffondersi del malaffare e di comportamenti lesivi per l’ambiente”.

Soltanto nella raccolta, in Italia sono attive ben 1.800 aziende, ma l’85% del settore è gestito da appena 70 società e di queste solo 8 sono private. Ciò è possibile perché molto spesso i Comuni affidano il servizio in via diretta (ovvero senza gara) alle loro stesse municipalizzate, in molti casi firmando contratti dalla durata eccessivamente lunga (fino a 20 anni). Si tratta di un comportamento assai diffuso, in cui i ruoli si confondono e ogni principio di concorrenza viene meno.

L’Autority ritiene perciò che gli enti locali “debbano privilegiare il ricorso alle gare”, evitando che “gli affidamenti superino la durata massima di cinque anni” stabilita dalla legge, ma anche separando i due segmenti della filiera (raccolta e fasi valle) per archiviare la cosiddetta “gestione integrata” dell’intero ciclo dei rifiuti, che finora ha causato squilibri e restrizioni del mercato.

Per quanto riguarda i riferimenti giuridici, il proliferare di norme locali ha dato vita a un “quadro disciplinare caratterizzato da forte eterogeneità dei diversi contesti, a livello non solo regionale ma addirittura comunale”, perciò l’Antitrust ritiene che la regolazione debba essere centralizzata, ad esempio attribuendo all’Autority per l’Energia specifiche competenze su parametri d’efficienza, tariffe e vigilanza.

Sempre dal punto di vista normativo, l’Antitrust rileva che “la regolazione (in buona parte locale) molto restrittiva dell’accesso dei mercati del trattamento meccanico-biologico e della termovalorizzazione” abbia determinato un “eccessivo ricorso alla discarica”, che in Italia è il luogo dove si smaltisce circa un terzo dei rifiuti urbani, “mentre in Germania, Belgio, Paesi Bassi e Svezia si registrano percentuali inferiori all’1,5%”. Per disincentivare il ricorso alla discarica l’Antitrust propone di usare meglio lo strumento dell’ecotassa (oggi molto variabile: dai circa 25 euro del Friuli ai circa 5 della Sardegna), in modo da rendere economicamente più conveniente il ricorso ai TMB e ai TMV.

Il nostro Paese, peraltro, è posizionato male anche nella classifica del riciclo: nel 2013 abbiamo raggiunto una quota pari al 39% dei rifiuti (le regole europee prescrivono di arrivare al 50% entro il 2020), contro il 65% della Germania, il 58% dell’Austria e il 55% del Belgio. La quota di differenziata e di riciclo, in base alle indicazioni contenute nell’Indagine, potrebbe essere ulteriormente incrementata attraverso la raccolta “porta a porta”: questa risulta al momento la più costosa, ma complessivamente realizza una gestione dei rifiuti più economica (perché produce valore) e più ecologica (perché promuove l’uso di prodotti riciclati).

“Offriremo questa nostra analisi – ha concluso Pitruzzella – in primo luogo alla commissione parlamentare che si sta occupando dell’argomento, in vista di quella riforma del settore che noi auspichiamo”.

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