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Candy, gli elettrodomestici italiani passano in mani cinesi

Candy.it

Dopo Versace a Michael Kors, un’altro pezzo di Made in Italy se ne va. In questo caso si tratta degli elettrodomestici Candy che per 475 milioni passano nelle mani cinesi del gruppo Qindao Haier.

La società della famiglia Fumagalli è reduce da anni non facili ed è solo l’ultimo dei marchi italiani che passa in mani estere. A dare l’annuncio dell’acquisizione del 100% dell’azienda italiana è stato il gruppo quotato a Shangai. «Siamo felici di entrare in Haier», è stato il commento di Beppe e Aldo Fumagalli alla firma dell’«accordo relativo alla combinazione delle attività di Haier e Candy e in base al quale Haier investirà 475 milioni di euro per accelerare ulteriormente la propria crescita nel mercato europeo».

«Qingdao Haier e Candy Group», come si legge nella nota ufficiale, «condividono la stessa visione, che è quella di continuare a migliorare la qualità della vita delle famiglie. Crediamo che la capacità di innovazione, tecnologia e design unite allo stile italiano di Candy si integreranno perfettamente con il modello operativo di Qingdao Haier. Insieme soddisferemo meglio le crescenti richieste di prodotti più personalizzati e renderemo migliore e più semplice la vita delle persone». Dopo il perfezionamento dell’operazione, Haier stabilirà a Brugherio nella provincia di Monza, il proprio quartier generale europeo.

Candy ha nel mondo circa 4.100 dipendenti e i sindacati, che hanno espresso preoccupazione per il futuro dei circa 1.000 lavoratori italiani della società di elettrodomestici nell’unico sito rimasto aperto nella penisola, quello di Brugherio appunto. In azienda, ha sottolineato una nota della Fiom Cgil Brianza, «si è diffuso un clima di grande apprensione, siamo in attesa di ricevere le informazioni dovute. Abbiamo visto nelle scorse settimane i cinesi di Haier in azienda e abbiamo chiesto spiegazioni. Ma la direzione aziendale ha negato che ci fossero, nel breve, intenzioni di vendere. Nella giornata del 26 abbiamo incontrato l’azienda in Assolombarda e nulla ci hanno detto rispetto a questo scenario. Siamo molto amareggiati di aver acquisito la notizia dai giornali. Siamo altrettanto preoccupati del nostro futuro», ha detto Paolo Mancini, delegato sindacale della Candy di Brugherio.

Intanto, il 27 settembre, a poche ore dal passaggio ai cinesi, i sindacati avevano rifiutato un accordo con l’azienda che prevedeva il taglio dei salari del 30% per evitare 200 licenziamenti, che erano stati già previsti ma poi congelati nel 2016 grazie ai contratti di solidarietà, e aumentare la produzione di lavatrici in Brianza, nello stabilimento di Brugherio riportando nella “casa madre” un volume di circa 200mila lavatrici che era previsto fossero prodotte in Cina.

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