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Brexit: l’ultimo azzardo di May – VIDEO

Wikimedia Commons

«Il buonsenso, in un modo o nell’altro, dovrà prevalere: un accordo si dovrà trovare. Il problema è in che modo». Secondo Marco Niada, a lungo corrispondente da Londra del Sole 24 Ore, la Gran Bretagna eviterà il pericolo di una no deal Brexit, l’uscita dall’Ue senza un accordo con Bruxelles che attutisca il colpo. Al momento, però, la trattativa è in stallo: il Parlamento di Londra ha respinto l’intesa raggiunta fra il governo di Theresa May e la Commissione europea, ma quest’ultima ha escluso la possibilità di riaprire il negoziato. Anche se a Westminster è in corso un nuovo dibattito sul mandato che il Parlamento intende affidare alla Premier, l’unico accordo possibile per l’Unione rimane quello sul tavolo: prendere o lasciare.

May riuscirà a ottenere il via libera del Parlamento in extremis?

«Molti parlamentari temono che May stia cercando di tirare dritto fino all’ultimo giorno per poi dire: “O il mio accordo, o dopo di me il diluvio”. È chiaro che questo crea agitazione, perciò diversi parlamentari stanno cercando di far passare nuove mozioni per trovare delle alternative».

Alla fine i laburisti voteranno a favore per evitare una Brexit senza accordo?

«I laburisti stanno discutendo, ma vogliono almeno rimanere nell’unione doganale. E dato che fino ad ora May ha gestito la Brexit all’interno del suo partito, ignorando i laburisti, è molto difficile che adesso accetti questa richiesta».

È ancora possibile un secondo referendum?

«Servirebbe il via libera del Parlamento. I brexiters hanno già fatto una campagna durissima contro questa prospettiva, affermando che sarebbe un’espressione di elitismo, di disprezzo nei confronti dell’elettorato. I favorevoli, invece, sostengono che la gente dovrebbe rivotare perché adesso ha molte più conoscenze sulla Brexit e su quello che comporta».

Se alla fine si arrivasse a una nuova consultazione, come andrebbe a finire?

«Secondo i sondaggi degli ultimi due mesi, in caso di nuovo referendum il fronte del Remain, che nel 2016 aveva perso con il 48%, salirebbe al 54%, mentre il Leave passerebbe dal 51 al 46%».

Quindi la Gran Bretagna era e rimane un Paese diviso sull’Europa?

«Il referendum sulla Brexit ha aperto le porte dell’inferno in Gran Bretagna. Ci sono famiglie divise: giovani contro vecchi. Il Paese è spaccato in due come una mela. Sono stato alla manifestazione pro-Europa che si è tenuta a Londra: c’erano 700mila persone. Non si sono mai viste nemmeno in Italia tante bandiere europee. La metà che vuole rimanere è molto motivata, anche perché molte persone hanno posti di lavoro nel mondo del business e sanno benissimo che si stanno correndo dei rischi enormi dal punto di vista economico».

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