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Brexit: c’è l’accordo tra Ue e Uk, ma l’Irlanda del Nord dice No

Imagoeconomica

C’è l’accordo sulla Brexit. Dopo tre anni e quattro mesi di trattative, un’intesa (quella contratta da Theresa May) bocciata tre volte dal Parlamento britannico e tante polemiche, i negoziatori hanno trovato un accordo in extremis sulla fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

BREXIT: TRE VOTI DECISIVI

Quando tutto ormai sembrava perduto e il No deal pareva essere diventata l’ipotesi più plausibile, Bruxelles e Londra sono riuscite a trovare la quadra. Decisiva l’ultima tranche di negoziati cominciata pochi giorni fa in vista del Consiglio Europeo che si aprirà oggi pomeriggio, 17 ottobre, alle 15,30 e che con ogni probabilità dirà Sì all’intesa. Previsto invece per sabato il voto del Parlamento britannico, mentre la prossima settimana il Parlamento Ue si riunirà in seduta straordinaria per approvare l’accordo. Se ci saranno tre Sì, il 31 ottobre il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea.

BREXIT: LE PAROLE DI JUNCKER E JOHNSON

L’annuncio è arrivato tramite Twitter dal presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker ed è stato subito confermato dal premier britannico Boris Johnson. “Dove c’è volontà c’è accordo e noi lo abbiamo”, ha twittato Juncker. È un accordo “bilanciato ed equo per l’Ue e Gb e testimonia il nostro impegno a trovare soluzioni. Raccomando che il Consiglio Europeo faccia sua l’intesa”.

“I negoziatori hanno raggiunto un accordo su un protocollo rivisto sulla questione del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord e su una nuova dichiarazione politica relativa agli obiettivi della futura relazione tra Ue e Regno Unito”. In entrambi i casi, sottolinea Juncker nella lettera allegata al tweet, c’è “il sostegno della Commissione europea.

“Abbiamo un grande nuovo accordo che ci restituirà il controllo” del nostro Paese. – ha twittato Johnson – “Ora il Parlamento deve lasciare che la Brexit sia fatta“, ha proseguito confermando che il voto di Westminster vi sarà sabato durante una seduta straordinaria. “#GetBrexitDone”.

BREXIT: DUP E LABOUR CONTRARI

C’è però chi non festeggia. L’intesa non piace al Dup, il partito unionista nordirlandese che in mattinata aveva reso noto di non poter dare il loro sostegno all’ipotesi di accordo sulla Brexit. “Leggete la nostra dichiarazione. Non è cambiata”, ha confermato il Dup, smentendo le notizie che parlavano di un possibile appoggio del partito.

“Da quello che sappiamo sembra che il primo ministro abbia negoziato un accordo ancora peggiore di quello di May che è stato respinto a stragrande maggioranza. Queste proposte rischiano di scatenare una corsa al peggio in termini di diritti e protezioni: rischiano di mettere la sicurezza alimentare a rischio, di abbassare gli standard ambientali e i diritti dei lavoratori e di spalancare le porte del sistema sanitario a operazioni di conquista da parte del settore privato. Questo accordo di svendita non riunirà il Paese e deve essere respinto. Il modo migliore di superare l’impasse del Brexit è quello di ridare al popolo la possibilità di dire la sua in un voto finale”. Questo il comunicato ufficiale del Partito laburista di Jeremy Corbyn.

Bocciano l’accordo anche i Lib Dem, la cui leader, Jo Swinson, afferma: “La lotta per fermare la Brexit è lontana dalla sua conclusione. L’accordo di Boris Johnson sarebbe negativo per la nostra economia, per i nostri servizi pubblici, negativo per il nostro ambiente”, ha detto.

Nicola Sturgeon, numero uno del Partito nazionalista scozzese ha detto: “La Brexit immaginata da Boris Johnson prevede una relazione con la Ue ancora più vaga, quando si tratta di questioni come gli standard alimentari, la protezione dell’ambiente e i diritti dei lavoratori. La Scozia non ha votato per la Brexit in nessuna delle sue forme e i parlamentari Snp non voteranno per la Brexit in nessuna forma”.

L’ok del Parlamento britannico all’accordo a questo punto è tutt’altro che scontato e gli analisti sono già impegnati a contare i possibili voti a favore o contrari. Johnson ha deciso di giocarsi il tutto per tutto e ha fatto sapere che sabato mattina presenterà una proposta in cui chiederà ai Comuni di votare a favore dell’accordo o per un “no deal”. La formulazione della mozione è però già stata contestata dalle opposizioni, che vogliono far valere a legge anti-no deal approvata a inizio settembre.

L’Ue però è già stata chiara: nel caso in cui il Parlamento britannico dovesse bocciare la legge, non ci sarà nessun’ulteriore proroga.

BREXIT: LA REAZIONE DEI MERCATI

La fumata bianca sulla Brexit ha immediatamente scatenato la reazione delle Borse europee: la migliore è Francoforte (+0,9%), Milano sale dello 0,8%, Londra guadagna lo 0,6%. Positive anche Parigi e Madrid, in rialzo rispettivamente dello 0,46% e dello 0,83%. 

Corre la sterlina: +0,5% sull’euro a quota 1,1626, mentre il cross con il dollaro è a 1,2990 sul dollaro.

BREXIT: COSA PREVEDE L’ACCORDO

L’accordo ha come base quello già contratto nel novembre 2018, ma ci sono alcune modifiche importanti. La prima riguarda la questione irlandese, vale a dire il motivo principale per cui dal 2016 al 2019 Ue e Uk non sono mai riuscite ad approvare un’intesa. L’Irlanda del Nord rispetterà le regole doganali del resto del Regno, ma rimarrà anche allineata all’Unione Doganale Europea. Non ci sanno confini fisici tra Irlanda e Irlanda del Nord, né checkpoint, ma ci sarà una frontiera commerciale dove si filtreranno tutte le merci nel Mare d’Irlanda. Qui sarà introdotta una doppia modalità di applicazione dei dazi: quelli britannici peseranno sulle merci che resteranno a Belfast, quelli europei su tutti gli altri prodotti. 

La seconda novità riguarda l’impegno contratto dal Regno Unito di non fare concorrenza sleale nei confronti dei Paesi dell’Ue una volta completato il periodo di transizione. Nella nuova dichiarazione politica si prevede inoltre un accordo di libero scambio con tariffe e quote zero tra la Ue e il Regno Unito.

Infine si stabilisce che non sia il Dup, ma l’intero parlamento irlandese ad avere voce in capitolo sull’accordo fra quattro anni, vale a dire quando l’Irlanda del Nord dovrà decidere autonomamente e definitivamente da che parte stare. 

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