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Brasile, è l’ora di attirare i privati

Strade, treni, porti, aerei, in una parola: infrastrutture. E’ quello di cui un Paese come il Brasile ha bisogno: ospiterà i Mondiali di calcio nel 2014 e i Giochi olimpici nel 2016 e deve prepararsi a un flusso di quasi un milione di turisti. Per questo il presidente brasiliano Dilma Rousseff ha varato un piano da 66 miliardi di dollari (133 miliardi di real) per incrementare gli investimenti privati nelle infrastrutture del Paese. Ma soprattutto Brasilia ha ridotto dal 7,38% a zero la più volte discussa imposta sulle operazioni finanziarie (Iof) sui contratti di assicurazione per garantire i progetti di infrastrutture.

Il pacchetto annunciato la scorsa settimana riguarda principalmente l’allungamento della linea austostradale (di 7.500 Km) e ferroviaria (di 10mila km) da spalmare in 25 anni. Tuttavia nei primi cinque anni verrà speso oltre il 60% della somma (80 milioni di real) e si genereranno almeno 150mila posti di lavoro. Il ministro dei Trasporti ha già dichiarato che la prossima settimana il Governo annuncerà un ulteriore pacchetto per porti e aeroporti – secondo indiscrezioni Reuters la somma si aggira sui 15 miliardi di dollari. I capitali vengono dalla Bndes, la Banca statale per lo sviluppo e dovrebbero consintire al Paese di tornare sul cammino della crescita.

ECONOMIA e CRISI – Infatti il governo brasiliano è molto preoccupato per la salute della propria economia. Nei primi 3 mesi del 2012 la crescita è stata pari solo allo 0,3% rispetto all’ultimo trimestre 2011. Nel primo semestre il Pil del Paese è cresciuto meno delle attese e Brasilia ha dovuto rivedere al ribasso le stime per il 2012 dal 4,5% al 2,5%. E il settimanale britannico l’Economist considera una crescita del 2% “ottimista”. L’ attività industriale è in fase di rallentamento e l’indice Pmi manifatturiero a luglio si è mantenuto sotto la soglia dei 50 punti. Anche per questo il ministro delle Finanze Guido Mantega ha annunciato un ampliamento del margine di indebitamento di 17 stati brasiliani per un totale di 42,2 miliardi di real a cambio di che facciano investimenti specifici in infrastrutture, sanitari, trasporti pubblici, sostenibilità ambientale e mobilità urbana

REAL e la BORSA – Questo contesto difficile ha spinto il Banco Central do Brasil a continuare la sua politica monetaria espansiva. La Banca centrale, dall’agosto 2011, ha tagliato il tasso di riferimento (Selic) per otto volte facendolo scendere all’8%. E diversi analisti si attendono ulteriori tagli per dare nuovo fiato all’economia. Il real oscilla intorno ai due dollari e continua ad apprezzarsi inesorabilmente avendo perso più del 15% da inizio anno rispetto alla moneta Usa. Soddisfazioni invece dall’indice principale della Borsa di San Paolo, il Bovespa, che ha gudagnato in un anno il 7,28%.

L’INDUSTRIA e la CINA – Per quanto Dilma voglia mostrarsi unita al gigante asiatico e punti sull’alleanza con i Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), in realtà la Cina sta sottraendo fertili mercati al Brasile. Nell’ultimo report della Cepal, l’agenzia per l’America Latina e i Caraibi delle Nazioni Unite, si sottolinea come progressivamente il Paese asiatico abbia sottratto al Brasile il primato di principale esportatore nel resto della regione. Il gigante verde-oro si mantiene leader solo per le esportazioni in settori “natural-intensive”, nei macchinari agricoli e nell’aviazione. Ma è una realtà competitiva con cui l’industria brasiliana prima o poi dovrà fare i conti.

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