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Borse, la crisi travolge l’Asia

LISTINI ASIATICI ANCORA NELLA BUFERA
TOKYO PERDE IL 4,4%. HONG KONG IL 6,6%

L’ondata di vendite non si ferma. I listini asiatici hanno vissuto una nuova seduta drammatica, sotto la spinta di vendite senza alcun limite di prezzo. L’indice Nikkei 225 della Borsa di Tokyo, a due ore dalla chiusura, segnalava un calo del 4,43 per cento. Ancor più drammatica la perdita di Hong Kong –6,65% mentre Taiwan, nonostante forti acquisti da parte del governo dell’isola, segnala -3,7%, l’Australia -4,2%.

Il primato negativo, per il secondo giorno consecutivo, tocca al coreano Kospi: -8%. A render più problematica l’ipotesi di una riscossa arriva poi il dato dell’inflazione cinese, ai massimi da tre anni, un record che probabilmente spingerà Pechino, furente con l’America debitrice, quantomeno a non allargare i cordoni della Borsa, anzi ad accelerare la stretta.

WALL STREET ROTOLA.
FINANZIARI A PICCO, BANCHE IN GINOCCHIO, TIENE IL T BOND

Non capitava dal dicembre del 2008 che il Dow Jones (-5,55%) lasciasse sul terreno più di 600 punti. Ma non è il solo record negativo infranto ieri nelle Borse americane, dopo il downgrading del debito Usa da parte di S&P’s. L’indice Standard & Poor’s 500 ha perduto in una sola giornata più del 6 %, poco meno del ribasso dell’intera settimana passata, già considerata “nera”. Il Nasdaq, infine, batte ogni primato.

In un certo senso, la reazione più composta riguarda proprio i T-bond: nonostante la retrocessione, il rendimento è calato al 2,35 % dal 2,56% di venerdì, a dimostrazione che i titoli del Tesoro americano restano, nei momenti di tempesta, l’unico bene rifugio che può garantire sufficiente liquidità.

L’appello televisivo di Barack Obama, mentre a Wall Street si vendeva a piene mani, ha assunto perciò un carattere quasi grottesco: “Non importa quel che dice qualche agenzia di rating, saremo sempre un Paese AAA“ ha detto il presidente che ha poi aggiunto: “I mercati continuano a considerare il rating statunitense tra i più sicuri al mondo. I nostri problemi sono risolvibili, sappiamo cosa fare”.

WARREN BUFFETT FA IL PIENO DI AZIONI
AIG CHIEDE 10 MILIARDI A BOFA (-18%)

Quando il gioco si fa duro Warrren Buffett non si tira indietro. Il saggio di Omaha, nel trimestre che si è chiuso il 30 giugno, ha effettuato acquisti in azioni per 3,62 miliardi di dollari a un passo dal record assoluto di 3,8 miliardi di acquisti nel quarto trimestre 2008. Non è improbabile che l’operazione di shopping continui in questi giorni: Buffett, assai duro nei confronti di S&P’s, ha dichiarato che gli Usa “di A ne meritano almeno quattro”.

Nell’attesa, il crollo dei titoli finanziari, su cui pesa l’incognita dell’esposizione nei confronti dell’Europa, ha assunto dimensioni anche maggiori all’emergenza Lehman Brothers. L’indice di settore ha accusato una caduta del 10,5%, ancor peggio è andata a Citigroup -16%.

Ma il vero colpo di scena riguarda Bank of America. American International Group, il colosso americano delle assicurazioni salvato tre anni fa dal fallimento grazie all’intervento del governo di Washington, ha annunciato un’azione legale nei confronti di Bank of America per chiedere un risarcimento da 10 miliardi di dollari per le perdite subite in investimenti su bond con sottostante mutui ipotecari. Bank of America perde il 18%. Aig il 6,4%.

Le operazioni a cui fa riferimento il ricorso di Aig riguardano l’acquisto di 28 miliardi di dollari di obbligazioni emesse in seguito alla cartolarizzazione di mutui ipotecari erogati da Bank of America e soprattutto da istituzioni che Bank of America ha rilevato dopo la drammatica crisi del 2008, e cioè Countrywide e Merrill Lynch. Secondo gli avvocati di Aig, dietro quelle cartolarizzazioni si nascondeva una “truffa colossale”. Il caso di Bofa, però, non fu certo isolato. La causa, quindi, rischia di essere un pericoloso precedente per i grandi della finanza.

ISSING (EX BCE) ATTACCA LA BANCA DI FRANCOFORTE
“COSI’ METTETE A RISCHIO I RISPARMI DEGLI EUROPEI”

“Il modo sbagliato di concepire l’unità europea”. Tocca ad Otmar Issing, ex membro del direttorio della Bce, prender la parola a nome dei falchi di Francoforte messi in minoranza dalla decisione di estendere ai Btp e ai Bonos spagnoli gli acquisti della banca centrale. “Io sono un europeista convinto – spiega sulle colonne del Financial Times il banchiere tedesco – E come tale ho sempre concepito la moneta unica come un passo verso la necessaria unità politica”.

Per queste ragioni, continua l’intervento di Issing, dovrei essere contento per le decisioni prese dalla Bce. Ma non lo sono affatto. Il motivo? L’unità politica, argomenta Issing, dev’essere un frutto della democrazia: libere elezioni, un Parlamento unico con potere di fare le leggi, un governo unico con l’obiettivo di una fiscalità simile se non comune. Ma in questi giorni non sta accadendo niente di simile, suona l’accusa. Semmai una congrega di tecnici, senza alcun controllo, sta mettendo a rischio i risparmi di milioni di europei. La sortita di Issing dà la misura della violenza della discussione che nei giorni scorsi si è tenuta dietro le quinte di Francoforte e di Bruxelles, a ridosso della riapertura dei mercati.

MILANO E MADRID EVITANO IL TRACOLLO
SOTTO TIRO L’AUTO (E LA GERMANIA)

Ha destato sorpresa ieri la partenza in netto rialzo della Borsa milanese, con i titoli delle banche in fortissimo recupero (Banco Popolare e PopMilano +10%). Non c’è voluto molto, però, perché anche Piazza Affari rientrasse nei binari del ribasso che guidava le altre Borse europee. La volatilità è stata fortissima per tutta la seduta, perché sui mercati si sono confrontate due tendenze opposte: da un lato il timore che il declassamento del rating dell’America da parte di S&P accentui il rallentamento dell’economia e dall’altra il sollievo per la decisione della Bce di acquistare titoli di Stato italiani e spagnoli.

La prima tendenza si è manifestata con forti vendite sui settori più ciclici (Stoxx europeo dell’auto -8%, tech -5,9%, costruzioni -5,2%), la seconda con il recupero dei titoli bancari italiani e spagnoli. Alla fine il bilancio della giornata è decisamente negativo.

La Borsa di Londra è scesa del 2,7%, Parigi ha perso il 4,2%, Francoforte, la più pesante, è caduta in ribasso del 5%. Piazza Affari ha chiuso con una perdita dell’indice FtseMib del 2,3%. Madrid è arretrata dell’1,2%.

A Milano le banche hanno chiuso in maniera contrastata: Banco Popolare è avanzata dell’1,8%, Intesa ha chiuso in flessione dello 0,1%, Unicredit +0,3%, MontePaschi -0,2%. Pop Milano è avanzata dell’1,5%. Mediobanca è scesa dell’1,2%.

Fra le assicurazioni, Generali è arretrata dell’1,3%, Fondiaria Sai ha perso il 3,7%.

Fra le blue chip milanesi hanno registrato variazioni positive Enel +0,3% eTelecom Italia +0,4%. Male Atlantia che ha chiuso in ribasso del 2%.

Il settore auto è stato il più colpito dalle vendite. Fiat accusa a fine seduta una perdita del 9,6%, Fiat Industrial addirittura è caduta del 10,4%, Pirelli -10,3%. A Francoforte Bmw ha perso l’8%, Daimler il 6,1%, Volkswagen il 5,7%. Oltre il 9% anche le perdite di Psa a Parigi. In una ricerca dedicata al settore auto europeo, Bofa Merrill Lynch ha tagliato del 3,1% le stime di crescita delle vendite di auto per la seconda parte del 2011 e del 4,8% quelle del 2012. BMW viene giudicato il titolo più difensivo, mentre Fiat e Peugeot i titoli più rischiosi.

Parimenti, i produttori di pneumatici vengono considerati più attraenti dei produttori di veicoli in questa fase. Sul tema sono intervenute anche Credit Suisse e Macquarie. La prima ha spiegato che Fiat e Peugeot hanno oggi nel segmento auto una marginalità più bassa di quella che si aveva prima della crisi del 2008. La seconda ha avvisato i clienti di restare cauti su Fiat, Peugeot, Renault e Continental in questa fase di ribasso e che non ci sono “porti sicuri” all’interno del comparto.

Fra gli altri industriali, Finmeccanica è finita invariata, Prysmian accusa una perdita del 7,1%. Sul mercato dei titoli di Stato è stato forte il miglioramento.

Il rendimento del Btp decennale è sceso di 81 punti base al 5,27% e lo spread con il Bund tedesco si è ridotto a 301 punti base. La buona notizia è che il rendimento scende ben al di sotto della soglia psicologica e critica del 6% che regge da 14 anni. La brutta notizia è che i rendimenti certificano che il mercato ha più fiducia della Spagna: rendimento del decennale iberico più basso al 5,12%, e lo spread con il Bund tedesco ridotto a 291 punti base.

L’euro ha perso vigore ed è in calo contro il dollaro, scambiato a 1,421, da 1,428 di venerdì sera. Il franco svizzero continua a salire come un treno ed è scambiato stasera a 1,0727, da 1,0954 di venerdì sera. Nell’incertezza generale, gli investitori continuano a puntare sull’oro e la quotazione del metallo giallo vola al nuovo record di 1.711 dollari all’oncia, da 1.663 dollari di venerdì sera.

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