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Borse euforiche in Asia e Usa mentre l’Europa aspetta Draghi

Galoppa il Toro nelle Borse d’Oriente. A Shanghai la Borsa avanza di un altro 2%, ai massimi dal luglio 2011. Nelle ultime dieci sedute il listino è salito del 15%. Tanta euforia si spiega con il taglio del tasso di sconto, la speranza in nuovi stimoli da parte della banca centrale e dall’effetto della nuova piattaforma unica con Hong Kong, che ha moltiplicato gli acquisti in arrivo dall’estero: Shanghai ha già superato, per volumi, Tokyo.

Grazie al calo dello yen sul dollaro (119,44, ai minimi da sette anni) e a segnali di ripresa dall’economia, l’indice giapponese Nikkei (+1%) tocca il record assoluto dal 2007. Tanta euforia si giustifica con le buone nuove in arrivo dalle Borse Usa. I dati positivi sull’edilizia ad ottobre hanno riportato infatti l’ottimismo a Wall Street. L’indice Dow Jones e lo S&P500 sono avanzati dello 0,58% e il Nasdaq dello 0,6%. A spingere i listini sono state anche le parole del vicepresidente della Fed, Stanley Fischer: se l’inflazione Usa, complice il calo del greggio, si manterrà bassa, la Fed dovrà prolungare i tassi bassi. “Abbiamo sempre detto che siamo guidati dai dati” ha sottolineato Fischer.

Clima d’attesa per le Borse europee, a due giorni dal direttorio della Bce. Salgono le Borse di Londra (+1,1%), Parigi (+0,2%) e Madrid (+0,6%), Francoforte segna un calo dello 0,3%. Chiusura positiva anche per la Borsa di Milano con l’indice FtseMib che avanza dello 0,4% dopo avere condotto una seduta in altalena tra un minimo a quota 19.604 e un massimo a 19.930 punti. Dall’economia reale e dal fronte geopolitico arrivano nuovi segnali d’allarme che potrebbero spingere la banca centrale ad anticipare i tempi dei suoi intervento. 

SCENDE ANCORA L’OIL, MAZZATA DI PUTIN A SAIPEM

Pesa sempre di più il braccio di ferro con la Russia, sempre più in difficoltà per il tonfo dei prezzi petroliferi, che è ripreso ieri dopo la pausa di lunedì: 2,12 dollari in meno a quota 66,88 il crude oil, mentre il Brent è sceso di 2 dollari a 70,54 dollari al barile). Il principe saudita al Feisal ha ribadito che il suo Paese taglierà la produzione solo nel caso altri produttori non Opec, Russia in testa, facciano altrettanto. 

Ma la finanza di Mosca è sotto pressione: il rublo scivola ai minimi dal 1998, il decennale di Mosca rende ormai il 10,4% mentre si annuncia problematico il pagamento di prestiti (35 miliardi di dollari) per fine anno. 

Vladimir Putin ha reagito cancellando il gasdotto South Stream, nuova via di transito del gas russo verso l’Europa aggirando il territorio ucraino, a favore di un nuovo progetto in Turchia. Pesante l’impatto per i grandi fornitori: la Salzgitter perde il 7,4%. Va peggio a Saipem -10,8%, un livello che non si vedeva dal dicembre 2008. Il contratto prevede forti penali in caso di rottura, ma per la società è un nuovo fulmine a ciel sereno, dopo un “anno orribile”. Modesto l’impatto su Eni, socio al 20% del consorzio, che ha terminato la seduta con un progresso dello 0,7%, Tenaris guadagna lo 0,8%. 

SPREAD AI MINIMI, IL QE SI AVVICINA

La crisi russa complica senz’altro la congiuntura tedesca. Ieri il Presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha rivelato che le previsioni sull’economia andranno senz’altro riviste verso il basso. Ma Weidmann, ha aggiunto che in Europa non c’è rischio di recessione, ma soltanto una bassa crescita strutturale che la politica monetaria non può risolvere: è l’ennesimo segnale che alla vigilia del summit della Bce, Berlino resta contraria a un piano di acquisti di bond governativi.

I mercati finanziari, al contrario, già stanno scontando l’intervento della banca centrale, con acquisti sui titoli di Stato, specie della periferia. Si mantiene sui massimi il rendimento del Btp decennale al 2,01%. Intanto lo spread, a quota 126, è ai minimi dal 2011. La forbice dei titoli spagnoli con il Bund è a quota 111. A livelli record verso il basso anche il rendimento del Bund decennale che si è spinto al minimo storico di 0,69%.

Intanto gli analisti di JP Morgan avanzano le prime previsioni sul QE europeo che potrebbe prendere il via nei primi mesi del 2015. “Ci aspettiamo un programma di acquisto di titoli di Stato da 500 miliardi di euro, eseguito nel corso di un anno, con acquisti settimanali in media di 10 miliardi, equivalenti al 60% delle emissioni annuali lorde e a oltre il 200% di quelle nette”. JP Morgan si aspetta che vengano presi in considerazione solo i bond convenzionali di tutti i Paesi, inclusa la Grecia, che hanno una maturità compresa tra i 2 e i 10 anni, anche se attribuiscono il 25% di probabilità a un’estensione oltre i titoli decennali. 

ACCELERANO LE VENDITE DI FCA, VOLA ANCHE CNH

In Piazza Affari è stata la giornata degli industriali, trainati dal motore di Fiat Chrysler +2,9%, ai massimi da agosto 2001 a 10,58 euro in scia al buon dato sulle vendite del gruppo in Italia (+5,9% a 29,5 mila unità contro il +4,95% del mercato) e negli Usa di Chrysler che ha registrato il miglior novembre negli Stati Uniti degli ultimi 13 anni, con vendite in crescita del 20% a 170.839 autoveicoli. Ancor più brillante Cnh Industrial (+3,7%).

Assai positive anche Prysmian (+2,7%) e Finmeccanica (+1,8%). Segna invece il passo Brembo (-0,36%) nonostante l’annuncio del nuovo stabilimento per la produzione di pinze in alluminio in Messico. Tra le small e mid cap arretra Landi Renzo (-2,92%) sconta la caduta del prezzo del greggio, che rende meno conveniente il gpl.

BANCHE, SEGNI DI RIPRESA. LE NOZZE DI AVIVA ANIMANO LE POLIZZE

Arriva la conferma dei segnali di ripresa dell’attività bancaria. I dati comunicati dall’Abi sulle nuove erogazioni di mutui nei primi dieci mesi dell’anno evidenziano una crescita del 30,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Timidi cenni positivi, per la prima volta da anni, anche per i nuovi prestiti alle imprese di ammontare inferiore a 1 milione di euro (quasi il 50% delle nuove erogazioni alle aziende) che sono cresciuti dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. 

Nell’attesa delle parole di domani di Mario Draghi,avanzano intanto i titoli del settore: Unicredit è salita dell’1,1%, Ubi +2%, Pop.Emilia +2,8%. MontePaschi guadagna lo 0,4%,Banco Popolare +0,3%.

Il comparto assicurativo è stato animato dalle nozze miliardarie tra Aviva e Friends Life: Cattolica Assicurazioni è salita del 2,80% a 5,51 euro, Generali +0,29%. Rimbalzano Unipol (+2,35%) e UnipolSai (+1,07%).

HONG KONG E CINA, DUE SPINE PER IL LUSSO. TONFO DI FERRAGAMO

Giornata difficile per il lusso. Tod’s ha perduto il 2,9%. Più pesante il calo di Salvatore Ferragamo (-4,4% a 20,72 euro), la peggior blue chip della seduta (se si eccettua Saipem). Sul titolo della griffe fiorentina si è concentrata una serie di fattori negativi legati alla crisi russa, al calo del greggio (impatto sulle vendite nei Paesi del Golfo), gli incidenti di piazza a Hong Kong che potrebbero danneggiare nel breve le vendite di griffe che in quell’area hanno i loro punti vendita. Ferragamo perde il 24% da inizio anno. 

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