I listini europei hanno faticato anche oggi a trovare una direzione, coltivando da un lato la speranza che la Ue arrivi a un accordo con gli Stati Uniti sui dazi e inciampando dall’altro nei molti dubbi che ancora disseminano il percorso. L’andamento positivo di Wall Street, nonostante i dati deludenti sul lavoro privato, ha però alimentato nel pomeriggio nuovo ottimismo, anche se Moody’s ha tagliato il rating globale a causa della guerra commerciale. Intanto a Washington, alla camera, si vota il disegno di legge sul bilancio Usa, per il via libera definitivo dopo il sì risicato di ieri al senato.
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Al fine corsa Piazza Affari chiude con un rialzo dello 0,57%, a 39.785 punti base, con Stm tonica (+5,32%), i titoli del lusso in spolvero, le banche miste e le azioni oil ben comprate. Nel resto del continente svetta Parigi, +0,99%, trascinata dalle grandi firme, ma sono più caute Francoforte +0,32%, Madrid +0,33% e Amsterdam +0,15%. Fuori dalla zona euro arretra leggermente Londra -0,18%.
A New York, dopo le prime ore di scambi, il DJ sale dello 0,1%, lo S&P 500 dello 0,26% e il Nasdaq si apprezza dello 0,72%. Tra le big rimbalza Tesla, anche se le vendite globali del gigante dell’auto elettrica nel secondo trimestre sono calate del 13,5% a 384.122, sotto le attese degli analisti che scommettevano su quota 387.000 (fonte WSJ).
Le assunzioni languono, ma le retribuzioni salgono: e la Fed?
Sono alcune della domande che si stanno ponendo gli investitori in queste ore, dopo l’uscita del rapporto Adp sull’occupazione nel settore privato negli Stati Uniti, antipasto del più completo rapporto in uscita domani, con un giorno di anticipo, poiché venerdì si festeggia il 4 luglio e anche Wall Street sarà chiusa. Il mese scorso dunque sono stati persi 33.000 posti di lavoro, contro una previsione di 100.000 posti creati.
“Sebbene i licenziamenti continuino a essere rari – ha osservato Nela Richardson, capo economista di Adp – la riluttanza ad assumere e a sostituire i lavoratori in partenza ha portato a perdite di posti di lavoro”. “Tuttavia – ha aggiunto – il rallentamento delle assunzioni non ha ancora interrotto la crescita delle retribuzioni”.
Basterà questo a far cambiare idea al presidente della Fed Jerome Powell e a farlo decidere a intervenire sui tassi già nella riunione di luglio? Per il mercato questo scenario appare ancora improbabile, tanto più che ieri a Sintra Powell ha legato la sua prudenza all’incognita rappresentata dai dazi.
La guerra commerciale, unitamente al quadro geopolitico, restano d’altra parte al centro delle preoccupazioni mondiali, come emerge anche dalla decisione di Moody’s oggi di tagliare l’outlook sui rating sovrani globali a “negativo” da “stabile”. L’agenzia ha tagliato inoltre le stime di crescita: quelle per l’Europa occidentale scendono dello 0,3% e quelle del Nord America vengono addirittura dimezzate all’1%.
A proposito delle trattative sulle tariffe è ancora difficile mettere a fuoco cosa succederà. Donald Trump ha espresso dubbi sulla possibilità di un’intesa con il Giappone (e infatti la borsa di Tokyo ha chiuso negativa) e sembra intenzionato a mantenere la linea dura a 360 gradi e a non prorogare la scadenza della prossima settimana.
L’Europa, secondo il Financial Times, sta insistendo affinché gli Stati Uniti eliminino immediatamente i dazi sull’Ue come parte di un accordo quadro prima del 9 luglio, ma per Washington l’accordo più probabile potrebbe essere un’intesa a più fasi, sul modello di quella con Londra, lasciando alcuni dazi al 10% mentre i negoziati continuano.
Dollaro in rialzo
In questo contesto oggi il dollaro riprende leggermente quota, dopo essersi deprezzato in misura notevole in questi mesi e restando in zona minimi da circa tre anni. L’euro in questo momento cede lo 0,3%, per un cambio a 1,176. Soffre particolarmente la sterlina, che perde oltre un punto percentuale contro la divisa statunitense per un cross di 1,359.
Tra le materie si apprezza il petrolio. Il future di agosto del greggio texano guadagna lo 0,7% e tratta a 65,90 dollari al barile; il contratto settembre del Brent sale dello 0,86% a 67,69 dollari al barile. L’oro è al momento poco mosso: lo spot segna +0,1%, per un prezzo di 3342,61 dollari l’oncia.
Piazza Affari, ancora vendite su Mediobanca
Non c’è pace per Mediobanca in queste ultime sedute. Il titolo di Piazzetta Cuccia, dopo lo scivolone di ieri, è anche oggi una delle blue chip peggiori e perde il 2,14%. A farsi sentire, già nella seduta della vigilia, è l’uscita dall’azionariato di un socio storico come Banca Mediolanum (+0,49%). Arretra inoltre anche Mps, -0,26%, ancora in attesa di completare le autorizzazioni per la sua offerta su Mediobanca.
Gli altri protagonisti del Risiko bancario risultano oggi più tonici: salgono Banco Bpm +1,84% e Unicredit +1,43%, Popolare di Sondrio +1,57% e Bper +1,36%. Per il ceo della banca modenese, Gianni Franco Papa, l’offerta sulla Popolare di Sondrio sta andando bene e le adesioni sono già sopra il 50%. L’azionista di entrambe, Unipol, chiude invece la seduta odierna con una perdita dell’1,92%.
La regina del listino oggi è Stm, favorita dalla promozione degli analisti di Oddo Bhf che hanno alzato la raccomandazione a “outperform” e il target price a 32 euro. Bene il lusso, con Moncler +4,21% e Cucinelli +1,13%. Sono in evidenza inoltre i titoli petroliferi, a partire da Saipem, +3,18%, in festa per la decisione della Corte d’appello del Regno Unito di accogliere il ricorso presentato dalla società e da Samsung E&A contro il piano di ristrutturazione di Petrofac.
In scia Tenaris +3,17% ed Eni +1,35%. Brilla ancora nei quartieri alti del listino Campari +2,3%. Spunti su Stellantis +1,67%. Debolezza invece per le utility, a partire da Hera -2,69%.
Spread in rialzo e salgono i tassi
Qualche tensione ha caratterizzato la seduta dei titoli di Stato della zona euro e in particolare la carta italiana. Il decennale vede oggi lo spread allargarsi a 92 punti base contro l’omologo tedesco, con tassi che salgono rispettivamente al 3,54% e 2,62%.