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Borse 19 settembre pomeriggio: Europa positiva dopo i dati sull’inflazione Ue. A Piazza Affari vola Mps

Imagoeconomica

Dopo un’apertura all’insegna della cautela gli indici europei ritrovano la strada del rialzo, spinti dalla revisione al ribasso del dato dell’inflazione dell’area euro al 5,2% dal 5,3% preliminare. Sono quindi in aumento Milano (+0,63%), Spagna (+0,56%), Parigi (+0,34%), Amsterdam (+0,45%). Più timida Londra (+0,20%). Piatta Francoforte, che tiene la parità, per via della debolezza dei titoli industriali. Intanto il prezzo del petrolio sale, alimentando le preoccupazioni per un possibile aumento dell’inflazione. Motivo per cui tutti gli occhi sono puntati sulle prossime mosse delle banche centrali, tra cui la Federal Reserve statunitense che comunicherà domani la sua decisione sui tassi, mentre la Banca d’Inghilterra, la Banca nazionale svizzera, quella svedese e norvegese giovedì 21 settembre.

Inflazione Eurozona in calo, in Italia giù a 5,5%

L’Eurostat ha rivisto leggermente al ribasso l’inflazione dell’Eurozona nel mese di agosto. Nell’area euro il tasso di inflazione annuale ad agosto è stato del 5,2% dopo 5,3% a luglio. Un anno fa era 9,1%. La stima flash di fine agosto indicava 5,3%. Nella Ue tasso di inflazione annuale ad agosto 5,9% dopo 6,1% a luglio (contro il 10,1% di un anno prima). Escludendo l’energia nell’area euro 6,3% dopo 6,7% a luglio; escludendo anche gli alimentari non processati 6,2% dopo 6,6%; escludendo energia alimentari, tabacco e alcol 5,3% dopo 5,5%.

L’inflazione core, depurata dalle componenti più volatili quali cibi freschi, energia, alcool e tabacco, evidenzia una crescita del 5,3% su base annua, in linea con le attese, ma in calo rispetto al 5,5% del mese precedente. La variazione mensile passa a +0,3%, in linea con il consensus, dopo il -0,1% precedente.

In Italia 5,5% dopo 6,3% a luglio (9,1% un anno prima).

Inflazione in Italia al 2,5% e Pil +0,8%: le stime Ocse per il 2024

Restando in tema, secondo quanto segnalato dalle Prospettive Economiche Intermedie dell’Ocse pubblicate oggi, la crescita economica globale calerà perché l’impatto di una politica monetaria più restrittiva sta diventando sempre più visibile, la fiducia delle imprese e dei consumatori è scesa e la ripresa in Cina si è affievolita. Nel dettaglio, l’inflazione complessiva nella zona del G20 si ridurrà dal 7,8% del 2022 al 6% nel 2023 e al 4,8% nel 2024. Considerando l’eurozona, l’inflazione complessiva dovrebbe passare dall’8,4% del 2022 al 5,5% del 2023, riportando un -0,3% rispetto alle stime di giugno, al 3% del 2024 (-0,2%). Per quanto riguarda l’Italia l’inflazione dovrebbe contrarsi progressivamente dall’8,7% del 2022 al 6,1% del 2023 (-0,3% rispetto alle stime di giugno), al 2,5% del 2024 (-0,5%).

A Milano rally di Mps, bene anche Eni e Stellantis

A trainare il listino milanese le banche, con Banca Monte Paschi Siena che sale del 4,96% dopo le indiscrezioni sulla volontà del Governo di mantenere una quota di controllo nella banca senese. Bene anche il Banco Bpm +1,88% e Bper Banca +1,29%. Poco mossa Mediobanca +0,82% dopo che il comitato nomine ha messo a punto la lista di candidati del cda in vista del rinnovo dei vertici, che sarà sottoposta domani all’approvazione del board. Sale Telecom Italia (+2,81%) e Nexi (+2,22%). Bene anche Eni – grazie al rialzo del prezzo del petrolio nelle ultime settimane – e Stellantis +1,65%, in attesa di novità dagli Usa sullo sciopero del settore auto, che sembra lontano da un accordo, mentre è in rosso Cnh (-1,15%) e Prysmian (-0,28%). Vendite anche per Diasorin (-1,1%) e Moncler (-0,48%) dopo il taglio di rating di Hsbc.

Andamento in lieve ribasso per lo spread tra Btp e Bund che si conferma sotto i 180 punti. Il differenziale di rendimento tra il Btp decennale benchmark e il titolo tedesco di pari durata si attesta a 178 punti (-0,93%). Stabile al 4,48% il rendimento del Btp decennale, in linea con il closing precedente.

Prosegue rally petrolio: a un passo dai 100 dollari al barile

Le quotazioni del petrolio continuano a salire per la quarta seduta consecutiva, con il Brent che ha sfondato i 95 dollari al barile per la prima volta da novembre, a fronte di un calo dell’offerta che continua a pesare sul mercato. Mentre il Wti pari scadenza è a 92,66 dollari (+1,29%). Secondo gli analisti si rischiano ulteriori aumenti che potrebbero riportare i prezzi sopra i 100 dollari. E questo potrebbe rappresentare una minaccia per le tendenze disinflazionistiche degli ultimi tempi, dato che è stata la componente energetica a contribuire di più a frenare la corsa dei prezzi al consumo negli ultimi mesi.

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Categories: Finanza e Mercati