I dazi non impattano per ora l’inflazione Usa, ma il presidente degli Stati Uniti Donald Trump continua a tenere i mercati sulle spine con le sue punzecchiature sulle trattative tariffarie e i listini della zona euro perdono leggermente quota anche oggi. D’altra parte Wall Street, dopo una partenza stonata, è quasi piatta, con il DJ (-0,14) frenato da Boeing, (-7%) dopo lo schianto del 787 indiano. I movimenti più robusti riguardano piuttosto il mercato dei cambi e in particolare il dollaro, in calo dopo i prezzi alla produzione Usa di maggio sotto le attese. L’euro si muove intorno a 1,158 e ha toccato i massimi da novembre 2021 a 1,16.
Alla chiusura Piazza Affari cede lo 0,58%, scivolando appena sotto la soglia psicologica dei 40 mila punti base. Hanno tentato di tenere a galla il listino i titoli oil come Eni, +1,52% e Saipem, +1,18%, in scia al rally di ieri del petrolio (oggi in lieve calo), innescato dall’acuirsi delle tensioni in Medio Oriente. Lo stesso hanno fatto difensivi come Hera +1,07% e Amplifon, +1,04%, la zavorra è arrivata però da titoli di aziende più colpite dall’incertezza sulle imposte doganali statunitensi come Cucinelli, -2,96%, Ferrari -2,73%, Stellantis -2,74%, Moncler -2,47%. Arretra leggermente Pirelli -0,42%, che è riuscita ad approvare il bilancio in assemblea pure con il voto contrario del socio cinese Sinochem, principale azionista con il 42,90%.
Nel resto d’Europa Francoforte segna -0,9%, Parigi -0,14%, Amsterdam -0,54%, Madrid -0,33%. Balla nuovamente da sola Londra, +0,23%, meno preoccupata dalle intenzioni della Casa Bianca e spinta da una sterlina in ribasso dopo dati sul pil britannico peggiori del previsto (-0,3% mensile in aprile, dopo +0,7% a marzo, peggior calo dal 2023).
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Trump pronto a inviare lettere sui dazi tra qualche settimana: prendere o lasciare
Con la Cina l’accordo sarebbe “ottimo” (sebbene manchino molti dettagli), ma con gli altri non è ancora chiaro cosa succederà. Secondo i media internazionali infatti il presidente degli Stati Uniti ha intenzione di inviare lettere ai partner commerciali entro una o due settimane per comunicare nuove tariffe imposte unilateralmente, in vista della scadenza del 9 luglio per la reintroduzione di dazi più elevati a vari paesi. “A un certo punto — avrebbe detto il tycoon — invieremo le lettere. E diremo: questo è l’accordo, prendere o lasciare”. Forse si tratta solo di una minaccia da far pesare sul tavolo dei negoziati, l’incertezza però regna sovrana e pesa sulla propensione al rischio.
Dollaro in calo e ora in progresso
Ad animare la giornata dei mercati sta contribuendo il dato odierno sull’inflazione a stelle e strisce, con i prezzi alla produzione di maggio sotto le attese (+0,1% mese, contro stime di +0,2%), come ieri sono risultati quelli al consumo. Questo rafforza le probabilità di una Fed più colomba (due tagli nel corso dell’anno sono dati al 100%), anche perché non sembra che i dazi impattino così pesantemente sui prezzi (almeno per ora).
Il dollaro scende così anche oggi contro le principali valute. L’euro si apprezza dello 0,8% a 1,1581, dopo un massimo di 1,1632. Secondo il numero due della Bce Luis de Guindos, in questa fase di debolezza del biglietto verde “il ruolo dell’euro può gradualmente espandersi, soprattutto se si concretizza l’obiettivo di più Europa”.
Tra le materie prime i realizzi colpiscono il petrolio, che ieri si era impennato dopo la notizia che gli Stati Uniti hanno richiamato i diplomatici dall’Iraq, per precauzione e con Israele pronta a lanciare un’operazione contro l’Iran. L’Oman conferma però che domenica prossima ci saranno nuovi colloqui tra Stati Uniti e Iran sul nucleare.
Al momento il future del Brent di agosto perde lo 0,87%, per un prezzo di 69,16 dollari al barile.
Il quadro complessivo, ancora molto sfocato, aiuta l’oro, che si muove in progresso. In particolare il future agosto 2025 si apprezza dell’1,74% e si muove oltre i 3.400 dollari l’oncia. Più cauto lo spot gold (+0,78%) a 3381,19 dollari l’oncia.
Piazza Affari, riflettori sempre accesi sulle banche
Le banche restano sotto i riflettori a Piazza Affari e oggi chiudono una seduta a due velocità, decisamente debole in mattinata e in lieve recupero nel pomeriggio, dopo dichiarazioni di importanti esponenti della Bce secondo i quali l’attuale livello dei tassi è idoneo a fronteggiare eventuali choc futuri.
Le notizie che lambiscono il risiko sono inoltre sempre attentamente monitorate dagli investitori. Banco Bpm per esempio guadagna un timido 0,15%, ma incassa il no del Tar alla richiesta di bloccare la delibera Consob che sospende per 30 giorni l’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit (-0,07%) su Piazza Meda. A sua volta Unicredit è in attesa di sviluppi sul Golden Power per Banco Bpm e subisce la ramanzina della ceo di Commerzbank Bettina Orlopp. L’ad della banca italiana, Andrea Orcel ha detto ieri che il prezzo delle azioni di Commerzbank non riflette i fondamentali della banca e Orlopp, oggi, si è arrabbiata. “Non apprezziamo e non accettiamo alcun approccio che sostanzialmente pregiudichi la nostra strategia e l’evoluzione del prezzo delle nostre azioni”, non ci piace il tentativo di “sminuire il prezzo delle nostre azioni solo perché potrebbero esserci altri interessi in gioco”.
Si ricorda che Unicredit ha una quota significativa nell’istituto di credito tedesco e sta spingendo per un’acquisizione, nonostante la resistenza dei manager di Commerzbank e del governo.
Mps perde lo 0,2%, dopo aver collocato un covered bond scadenza 2031 da 750 milioni di euro e ha ricevuto richieste per 1,5 miliardi di euro. La sua possibile preda Mediobanca arretra dello 0,64%, in attesa dell’assemblea del 16 giugno che dovrebbe dare via libera all’offerta su Banca Generali (-0,69%). A favore voteranno anche Mediolanum (+0,91%) e Norges Bank.
Spread in lieve rialzo, tassi in calo
Oggi la carta italiana ha sofferto un po’ di più la concorrenza di quella tedesca, in un contesto di tassi in calo.
Sul secondario lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 94 punti base. I rendimenti sono indicati rispettivamente al 3,42% e 2,48%.