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Borsa, Milano rimbalza. Brilla Stm, recupera Eni

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Come da copione, tutte su stamattina le Borse europee dopo il tonfo di ieri. Piazza Affari sale dell’1,3%, in linea con Francoforte. Progressi più modesti, attorno al mezzo punto, per Parigi e Madrid. Londra +1,4%.

Prosegue il bagno di sangue sui mercati petroliferi. Il petrolio tipo Brent perde l’11% a 17,2 dollari il barile, minimo degli ultimi 21 anni, dal 24% di ieri. Il future sul petrolio americano a giugno lascia sul terreno il 4,93% a 11 dollari al barile. “Le vendite a pioggia sul petrolio statunitense sono passate dai future a maggio a quelli a giugno ad anticipare un possibile epilogo analogo tra 4 settimane”, ha avvertito Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners. Attenzione, quindi, alle 16:30 alla pubblicazione del dato sulle scorte settimanali di petrolio negli Stati Uniti.

Stamane Eni recupera l’1,76%. A favorire il rimbalzo anche la notizia che la Securities and Exchange Commission americana (Sec) ha informato Eni che, sulla base delle informazioni attualmente a disposizione della Commissione, ha concluso l’inchiesta sulle attività Eni in Nigeria e in Congo, senza intraprendere azioni o procedimenti. Saipem +1% in attesa del cda di oggi.

L’altro fronte caldo riguarda le prospettive della riunione di domani del Consiglio Europeo e, di riflesso, le tensioni sullo spread Brp/Bund, sempre in zona ad alto rischio a 261. Venerdì S&P esprimerà il giudizio sul merito creditizio dell’Italia, partendo da un outlook negativo e da soli due gradi sopra la soglia di accettabilità (Investment Grade). La Banca Centrale Europea sta già prendendo in considerazione la possibilità di un declassamento e valuta contromisure: secondo quanto riferisce Bloomberg, ci sarebbe stata ieri in tarda serata una conference per parlare della possibilità di accettare come collaterale, a fronte di finanziamenti, anche i bond spazzatura, quelli sotto l’Investment Grade.

In Europa si mettono in luce le società dell’High Tech: l’indice Stoxx di settore guadagna il 2,4%. La tedesca Infineon sale del 4% dopo che il presidente ha rassicurato sulla liquidita a disposizione, ce n’è abbastanza per andare avanti fino alla fine della crisi provocata dalla pandemia. Sale anche la svedese Ericsson, dopo la presentazione dei dati del trimestre.

Ma la vera protagonista è l’italo-francese Stm, che sale del 6% dopo la pubblicazione dei conti del trimestre: 2,23 miliardi di dollari di ricavi e margine lordo del 37,9%. Previsioni sul secondo trimestre: 2 miliardi di dollari di vendite, a fronte di un margine compreso tra 32,6% e 38,6%. Gli investimenti per il 2020 scendono tra 1 e 1,2 miliardi di dollari, da 1,5 miliardi. La società pagherà solo una parte del dividendo, riservandosi di pagare il resto (già deliberato) a settembre.

Oggi si riunisce il cda di Moncler (-1,8%, a 33,86 euro). Ferragamo cede il 2,7%.

Unicredit (+0,3%) ha anticipato che nella trimestrale di domani ci saranno 900 milioni di euro di accantonamenti aggiuntivi legati alle ricadute negative della pandemia sul sistema economico. Intesa -1,7%. Rimbalza Fineco (+5,81%).

Tra gli industriali corre Buzzi (+4,6%). Continua la marcia di Diasorin (+4%).

Prove di ripartenza per Fiat Chrysler (+0,6%), che conta di riprendere la produzione del Ducato nell’impianto di Sevel a partire da lunedì 27 aprile. Intanto il gruppo ha comunicato di aver attinto a una linea di credito da 7,75 miliardi di euro. Equita Sim rileva che ieri, durante la conference call di Psa sul fatturato del primo trimestre, il ceo Carlos Tavares ha smentito qualsiasi ripensamento sull’operazione di fusione fra i due gruppi. Ma il broker ritiene che il dividendo ordinario di 1,1 miliardi che sarà distribuito da entrambi i gruppi sarà cancellato o rinviato per preservare la solidità finanziaria dei partner.

Filtrano alcune anticipazioni alla vigilia dell’assemblea di Tim. Compreso il voto contrario da parte di alcuni fondi al bonus per il management. Nel primo trimestre ci sarebbe stato un forte calo dei ricavi sia sul fisso che su mobile, in parte compensato dalla riduzione degli investimenti. La riduzione di quelli di rete potrebbe rappresentare un problema, soprattutto considerando il piano di rete unica con Open Fiber.

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Categories: Finanza e Mercati