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Borsa Francoforte, così cambia il Dax: più tech, meno banche

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Il temuto cambio di rotta non c’è stato. La Bce, pur riducendo di poco gli acquisti di titoli nell’ambito del programma Pepp, ha mantenuto saldamente la rotta verso la ripresa delle economie che, complice l’euro debole, procede ad un buon ritmo. E’ la cornice ideale per accompagnare l’economia tedesca, vero motore del Vecchio Continente, in un passaggio delicato su più fronti. La politica, innanzitutto, in vista dell’uscita di scena di Angela Merkel con le elezioni del 26 settembre che, a detta dei sondaggi (fallaci anche oltre Reno), dovrebbero premiare Olav Scholz, il socialdemocratico ex borgomastro di Amburgo, giudicato il continuatore ideale della politica di alleanza Spd-Cdu che governa da decenni il Paese. La svolta dell’economia, più complicata ed incerta viste le sfide che si profilano per l’auto che affronta adesso il passaggio all’elettrico, ma anche per altri settori, specie quelli coinvolti nella transizione dal carbone all’energia pulita, un salto spesso più complicato e costoso di quanto non si voglia ammettere. 

Infine, ma non ultima, viene la sfida finanziaria. Il modello bancario versa in una crisi ormai endemica: soffrono le banche medie, azzoppate dai tassi bassi; non si risolleva Deutsche Bank, zavorrata dalle tante disavventure patite nel tentativo di far concorrenza ai colossi del banking Usa, né Commerzbank vede la fine del tunnel. I tentativi di traghettare il sistema verso il Fintech, per ora, hanno provocato più guasti che vantaggi, a giudicare dal disastro di Wirecard, che peraltro ha profondamente inciso sulla credibilità degli organi di controllo. Ed è di questi giorni, infine, la notizia delle indagini della Bafin sui piani alti di Allianz, l’ammiraglia della finanza teutonica, a fronte di alcune operazioni sospette a danno della clientela. Un quadro complicato, dunque, ma in cui è maturata la volontà di puntare in maniera più decisa e trasparente sul mercato azionario, così come chiedevano d sempre i grandi investitori internazionali. Si spiega anche così la rivoluzione del mercato, avviata solo il 3 settembre scorso, ma che sta già modificando l’approccio  e le scelte degli investitori, grandi e piccoli, che fanno riferimento agli indici Dax.

 In particolare:        

  • Il principale indice azionario della Germania è stato portato da 30 a 40 componenti, segnando un’evoluzione significativa dell’indice e del mercato dei capitali tedesco. I 30 membri precedenti perdono parte del loro peso a favore dei nuovi membri.
  • Tra le new entry spicca il colosso Airbus, finora trattato solo a Parigi. Da solo il titolo varrà più o meno il 5% del mercato, tanto quanto Daimler o Allianz.
  • Entrano anche nel Dax: il rivenditore di prodotti chimici Brenntag, il fornitore di scatole da cucina Hellofresh, la holding Porsche, il fornitore farmaceutico e di laboratorio Sartorius, il gruppo di tecnologia medica Siemens Healthineers, il produttore di aromi e fragranze Symrise e il rivenditore di moda online Zalando. Completano il quadro Puma e il biotech Qiagen.
  • Viene in parte rimossa l’egemonia della meccanica e della chimica a vantaggio della tecnologia (finora rappresentata solo da Sap ed Infineon) e dl biomedicale.
  • In parallelo cala da 60 a 50 membri il numero dei componenti del listino delle medie imprese il Mdax in cui entra, tra l’altro, il rivenditore online di cibo per animali Zooplus appena rilevato da un private americano.
  • La prima conseguenza della riforma è stata quella di rafforzare le dimensioni della piazza tedesca riducendo il distacco dalla Borsa di Parigi: le matricole infatti valgono complessivamente 350 miliardi di euro che si aggiungono ai 1.400 miliardi di prima, contro i 2.200 miliardi di valore della piazza francese. Questi numeri danno la misura del peso ridotto di Piazza Affari, controllata da Euronext, che stenta a raggiungere i 700 miliardi di valore, nonostante l’interesse crescente per le pmi dimostrato dal numero di matricole dell’Aim che conta ormai più di 160 società. 

Al di là delle dimensioni, però, il valore della riforma sta nelle qualità richieste ai partecipanti:  

I candidati DAX devono avere un EBITDA positivo nei due ultimi due anni finanziari annuali dichiarazioni.
Sono stati introdotti obblighi di informativa finanziaria con specifiche sanzioni per il mancato rispetto. Non sarà più possibile che, come avvenuto per Wirecard, un titolo resti quotato per più di un mese dopo l’avvio delle inchieste giudiziarie.
E’ necessaria l’adesione a determinate disposizioni relative ai comitati di audit nel Codice tedesco di governo societario.
Le revisioni dell’indice diventano due all’anno: quella di marzo va ad aggiungersi a quella  tradizionale di settembre.
Viene introdotta una graduatoria per capitalizzazione di mercato a parametro unico.
Scatta anche il  requisito minimo di liquidità.

Un assieme di riforme che avvicinano Francoforte agli standard delle altre piazze, circostanza che potrebbe accelerare la creazione di un unico grande mercato dei capitali europeo, esigenza sempre più sentita dopo la perdita, via Brexit, della finestra della City.

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