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BLOG ADVISE ONLY – Meritocrazia, Italia ultima in Europa: lo dice il meritometro

È risaputo che la meritocrazia in Italia latita. Ma come ci posizioniamo rispetto al resto d’Europa? Ultimi.
Lo dice il Meritometro, il primo indicatore quantitativo che misura il merito a livello europeo. Ecco come è stato costruito e i motivi dietro alla pessima performance dell’Italia.

Come si misura la meritocrazia?

Il Meritometro è stato calcolato da un’equipe dell’Università Cattolica di Milano per il Forum della Meritocrazia. Lo studio confronta la situazione del merito in Italia rispetto ad altri 11 Paesi europei (quelli per cui erano disponibili tutti i dati per calcolarlo). Il Meritometro è un indice calcolato aggregando sette sottoindici, che misurano altrettanti pilastri del merito:
1. libertà, sia delle persone, sia delle organizzazioni;
2. pari opportunità;
3. qualità del sistema di istruzione;
4. attrattività per i talenti;
5. regole, il cui rispetto è misurato in termini di poteri del governo, assenza di corruzione, applicazione della normativa, trasparenza amministrativa, diritti fondamentali, ordine e sicurezza, giustizia civile e penale;
6. trasparenza, sia nelle attività della Pubblica Amministrazione, sia nei rapporti dei privati con essa;
7. mobilità sociale, in termini di possibilità di accesso ai gradi di istruzione superiori per i figli di genitori con basso livello di istruzione.

Ogni pilastro del merito è a sua volta misurato attraverso uno o più indicatori quantitativi. Il Meritometro è dato dalla media dei punteggi ottenuti da ogni Paese per ogni pilastro del merito, calcolati in una scala da 0 a 100. I risultati ottenuti hanno passato dei test di robustezza statistica: significa che sono affidabili.

Il merito in Europa in un’infografica

Secondo il Meritometro, i primi della classe sono i Paesi Nordici (Finlandia, Danimarca, Norvegia e Svezia), mentre l’Italia è fanalino di coda. Vediamo i risultati nel dettaglio nell’infografica.

Perchè l’Italia è ultima in Europa per merito?

Osservando i grafici, sorge spontanea una domanda: ci “meritiamo” l’ultimo posto in classifica?
Secondo Giorgio Neglia, curatore della ricerca e consigliere del Forum della Meritocrazia, sì: “La percezione soggettiva di un basso livello di meritocrazia in Italia è avvalorata dai dati, che mostrano un gap di 30 punti dalla Germania e di oltre 40 dalla Finlandia”.
Nonostante questo, Neglia resta ottimista: “Confidiamo che nei prossimi anni, agendo sui vari pilastri della meritocrazia,  potremo recuperare posizioni in classifica nel medio termine. Credo che l’aspetto educativo si cruciale: la riforma della scuola dovrebbe promuovere una nuova educazione civica a favore del merito per i giovani, insegnata dalla scuola primaria all’università. Bisogna anche modificare anche le condizioni di contesto: gestione aziendale (meritocrazia  e leadership nei Cda), pari opportunità,  regole, trasparenza, lotta alla corruzione e semplificazione legislativa”.
Osservando i dati, emerge che ci penalizzano soprattutto libertà e trasparenza, misurate rispettivamente dall’indice di libertà economica e dal Corruption Perception Index di Transparency International. Perché?
Secondo il curatore della ricerca, “sulla trasparenza pesa la corruzione, che con approccio tipicamente italiano, si pensa di combattere con le leggi. In realtà, di norme ce ne sono troppe. Al contrario, andrebbero semplificate. Bisogna incidere sui burocrati, con selezione e formazione a favore del merito”.
Ma come mai il nostro punteggio alla libertà è così basso? “Burocrazia, regolamentazioni di settore farraginose, vincoli alla concorrenza, caste e corporazioni quasi medievali”, dice Neglia. “Noi andiamo con la Cinquecento, mentre il resto del mondo se ne va in Ferrari”.

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