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Benvenuti al Tesla Diner: il fast food retro-futuristico di Elon Musk tra robot, cinema e Supercharger

Tesla on X

Dimenticate l’Hard Rock Cafè o il Planet Hollywood. A Los Angeles ha aperto i battenti il Tesla Diner, il primo ristorante targato Elon Musk che sembra uscito da un incrocio tra Ritorno al Futuro e Blade Runner. Un concept dichiaratamente retro-futuristico che mescola tavola calda in stile anni ’50, cinema drive-in, stazione di ricarica elettrica e, naturalmente, una generosa spruzzata di marketing.

Annunciato per la prima volta nel 2018, il progetto ha visto la luce dopo sette anni di attesa. L’inaugurazione è arrivata con la solita fanfara mediatica e, a giudicare dalle prime recensioni, anche con qualche intoppo. L’insegna scintilla lungo la storica Route 66 e Musk, come da copione, l’ha definito su X “uno dei posti più fighi di Los Angeles”. Giudizio soggettivo, ma lo spettacolo – questo sì – non manca.

Che cos’è il Tesla Diner: tra fantascienza e anni ’50

Aperto 24 ore su 24, il Tesla Diner è una struttura a due piani di acciaio cromato, luci al neon, e un design che strizza l’occhio ai diner anni ’50 ma con il tocco minimalista da showroom tech. Il ristorante è pensato per chi vuole fare una sosta durante la ricarica dell’auto elettrica, ma con un’esperienza va molto oltre.

A disposizione degli utenti ci sono 80 colonnine Supercharger V4, ad oggi la più grande stazione di ricarica Tesla al mondo, accessibile anche a veicoli non Tesla. La copertura solare aiuta a ridurre l’impronta di carbonio – secondo l’azienda, fino a 12 milioni di chilogrammi di CO2 all’anno. Insomma, ricarichi e salvi il pianeta (più o meno).

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Ma il vero colpo d’occhio sono i due maxischermi LED da 20 metri, che trasmettono film cult come Star Trek o trailer autopromozionali. Si possono guardare dalla terrazza panoramica, lo Skypad, oppure restando comodamente seduti nella propria auto, sincronizzando audio e video con l’app “Tesla Diner”.

Cibo comfort, camerieri robot e gadget a volontà

A firmare il menù è Eric Greenspan, celebre per i suoi panini al formaggio grigliato. Il risultato? Un’offerta da classico diner americano con qualche guizzo: hamburger, hot dog, alette di pollo, patatine, frullati, ma anche chili di wagyu e bacon croccante glassato con sciroppo d’acero. Tutto servito in scatole a forma di Cybertruck, perché l’identità visiva non si mangia ma si vende bene.

A servire non ci sono solo camerieri su pattini a rotelle, per dare un tocco vintage, ma anche i robot Optimus, umanoidi made in Tesla che distribuiscono popcorn con disinvoltura. O almeno, così sembra. Il dubbio che dietro ci sia un operatore remoto resta. Ma il colpo di teatro è servito.

Completa il pacchetto lo shop Tesla con merchandising, gadget, action figure di Optimus. Un paradiso per fan sfegatati e per chi vuole portarsi a casa un pezzo del sogno di Musk.

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Ordini hi‑tech: dall’auto allo schermo

Chi guida una Tesla gode di vantaggi esclusivi: può ordinare direttamente dal touchscreen dell’auto, pagare con l’account personale e collegarsi al sistema audio-video dell’auto per guardare i contenuti proiettati sugli schermi esterni. Gli altri? Possono ordinare dai camerieri e aspettare il proprio turno. Democratizzazione a corrente alternata.

Il lato meno glamour: code, disagi e patatine mollicce

L’inaugurazione ha attirato frotte di curiosi e fan. Le code, però, si sono trasformate in frustrazione con tempi d’attesa lunghi, personale in affanno, cibo servito freddo e opzioni vegetariane inesistenti. Non esattamente l’efficienza di cui Tesla si vanta nei suoi showroom. E le recensioni sono divise tra chi applaude l’idea e chi denuncia una trovata pubblicitaria mal gestita.

Una tavola calda per conquistare l’America (elettorale)

Difficile negarlo. Elon Musk ha un talento unico nel trasformare ogni progetto in un’esperienza totalizzante. E il Tesla Diner ne è l’ennesima dimostrazione, tra estetica kitsch, robot umanoidi e hamburger in confezione Cybertruck, sembra fatto apposta per Instagram prima ancora che per lo stomaco.

Al netto del clamore, resta un’operazione di branding in pieno stile Musk: tanta scena, servizio ancora da rodare, ma una narrazione fortissima. È un fast food high-tech progettato per un futuro in cui anche la pausa pranzo deve avere connettività, AI e contenuti video sincronizzati.

Il Diner si inserisce nel mosaico più ampio dell’universo Tesla. Dopo il debutto del primo Robotaxi ad Austin, Musk promette Cybercab e Robovan senza volante entro pochi anni. E allora questa tavola calda con maxischermi e Supercharger potrebbe essere solo il prototipo delle stazioni multiservizio del futuro, dove auto, alimentazione e intrattenimento convergono in un unico luogo.

Più che un ristorante, è un manifesto pop della sua visione tra elettricità, automazione e controllo, con un frullato alla vaniglia e una maglietta brandizzata in omaggio. E magari, un giorno, anche una scheda elettorale, se davvero decollerà l’”American Party” con cui Musk vuole affacciarsi alla politica.

Per ora, si accontenta di servire popcorn con i robot.

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