Elettrodomestici Beko: si chiude un’era. “Il 1° agosto si spegne la progettazione frigoriferi: un’eccellenza italiana che ha fatto scuola nel mondo. Dal 1° agosto 2025 si chiude un reparto storico dell’industria italiana: la progettazione frigoriferi è il cuore tecnico e umano nato oltre 60 anni fa sotto il marchio Ignis e poi diventato Whirlpool. Un reparto che ha formato generazioni, creato innovazioni e costruito una comunità”. Il centro R&D è quello di Cassinetta (Varese) della Whirlpool Emea, da decenni il primo centro europeo della refrigerazione. A chiuderlo è la Beko che ha acquisito tutto il Gruppo Whirlpool-Indesit. A raccontarlo con accorate parole è Salvatore De Caprio, director of R&D Quality Asia Supplier di Klimaitalia e per 11 anni a capo del R&D Whirlpool.
Senza ricerca si va verso la chiusura
Si tratta di un pesantissimo e inaspettato depauperamento con la perdita di numerosi qualificati ricercatori, che priva le fabbriche italiane di una vitale autonomia progettuale. L’accordo della joint tra Whirlpool e Beko prevede solo il centro R&D della cottura a Melano, la fabbrica marchigiana della Indesit. Con la scomparsa del centro di Cassinetta, tutta la produzione del gruppo relativa al freddo e al lavaggio perde valore, innovazione e in definitiva, va verso la chiusura.
Il dopo-Beko
Il calo delle vendite degli elettrodomestici made in Europe, sotto scacco del dumping del made in China, sta accelerando in modo preoccupante e imprevisto le chiusure delle strutture produttive e di ricerca di ciò che rimane dell’industria italiana del Bianco che, non dimentichiamo, era sino a qualche anno fa, la seconda manifattura italiana dopo le auto. Come risponde la direzione turca alla chiusura del Centro della Ricerca del freddo? “Avevamo annunciato che avremmo chiuso i doppioni perché produrre oggi in Europa frigoriferi e lavatrici che sono ormai commodity non è più sostenibile”. Vero è che Electrolux ha dedicato la quota più alta dei suoi investimenti – peraltro ampiamente ammortizzati da ripetuti finanziamenti europei – alla fabbrica Genesi di Susegana considerata la più automatizzata a livello mondiale all’interno del gruppo. Questo stabilimento, inaugurato nel 2021, produce frigoriferi da incasso utilizzando tecnologie Industry 4.0.
Da commodity a centri di conservazione
A parte questi ultimissimi mesi di pesante stallo mondiale della domanda che premia soprattutto i modelli low cost, i dati relativi alle vendite del freddo, dal Covid in poi, per quattro anni hanno sancito la crescita degli acquisti di frigo di fascia media e medio alta innovativi, iper-efficienti, e ben diversi dagli apparecchi banalizzati che escono dalle fabbriche di massa cinesi e turche Il frigocongelatore, così come la vuole il consumatore in tutto il mondo, oggi è un centro di conservazione con climi diversificati, che riduce gli sprechi mantenendo al giusto clima ogni tipologia di derrata. Non più commodity perché il periodo del Covid ha visto crescere una diffusa sensibilità per la qualità dell’alimentazione. Così le fabbriche europee più flessibili e meno rigide dei grandi siti tradizionali producono gamme molto diversificate. Il problema è che l’alto costo europeo dell’energia e il dumping delle fabbriche extraeuropee ne ha ulteriormente minato la competitivtà.
M&A, riprende il risiko
Che ragioni avrebbe un gruppo come Electrolux, con bilanci non certo brillanti, a investire tanto in commodity? Un’altra ragione c’è. Ormai i sindacati europei e esperti di M&A internazionali danno per molto vicina la chiusura di un accordo con un gigante cinese (Haier o Midea) o come vendita di tutto il settore del Bianco o come creazione di una joint venture. La rosa dei probabili partner si è ristretta ai due giganti cinesi mentre Hisense è del tutto fuori gioco. E addirittura, qualche mese fa un gruppo europeo quotato in borsa avrebbe avviato contatti per acquisire il gruppo cinese. Si è parlato di BSH, anche per i precedenti legati alla Gorenje, che dopo decenni come fornitore di majaps al gruppo tedesco, era stata acquisita proprio dalla Hisense. Da questa vicenda era poi derivato il pressante invito ufficiale dei vertici del partito e del governo cinesi – fortemente contrari a possibili passaggi di aziende cinesi in mano straniera – ai big di serrare le file e creare accordi e collaborazioni. Ed ecco subito che Midea e Hisense hanno siglato in tempi rapidi un’intesa molto forte.
Il lavaggio velocizza le acquisizioni
La pancia del mercato è da sempre il lavaggio (lavatrici e asciugatrici) che rappresenta oltre il 40 per cento della domanda di grandi elettrodomestici. Senza il lavaggio si è marginali. E infatti la Haier, dopo la chiusura della Candy, deve rapidamente provvedere ed è per questo che è in lizza per Electrolux. Perché delle sue tre fabbriche in Turchia nessuna è destinata al laundry. La stessa pressante esigenza riguarda l’altro gigante, Midea che di lavatrici ne fabbrica 9 milioni ma solo in Cina. La necessità di disporre in Europa di una produzione di lavatrici e asciugatrici – solo di qualità e non inquinanti – non contrasta assolutamente con l’importazione di modelli dalla Cina, destinata come sta accadendo a compensare le variazioni della domanda.
Da fuori Europa quale qualità per il lavaggio?
In questo periodo di crisi per esempio, Miele ha trasferito le linee del lavaggio dalla Germania alla Polonia, e Samsung ha tagliato del 40 per cento la produzioni del lavaggio in Polonia facendo arrivare apparecchi low cost dalla Cina. Ma anche Bosch, per far fronte alla discesa del listino medio del lavaggio, vende un made in Germany che made in Germany non è poiché non pare non arrivi neanche dalla Polonia ma dalla Turchia. Le lavatrici, dunque, sono sicuramente il majap che più è stato delocalizzato.