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Banche: Unicredit cede il 20% di Fineco, Bpm e Banco Popolare verso la fusione

L’aumento dei tassi Usa è ormai prossimo, ma dai verbali degli interventi dell’ultima riunione della Fed emerge una diffusa volontà di procedere senza fretta: prima servono altre evidenze sulla ripartenza dell’inflazione. L’incremento del costo del denaro viene comunque considerato un evento “close to call”, ovvero “relativamente prossimo”. Quasi certamente il ritocco all’insù, il secondo negli ultimi otto anni, avverrà a dicembre, dopo le elezioni Usa del prossimo 8 novembre. La conferma è arrivata con il discorso tenuto ieri ad Albany dal presidente della Fed di New York, William Dudley: il miglioramento in atto nel ciclo economico, ha detto, porterà ad un rialzo dei tassi di interesse. Gli operatori cercheranno di cogliere l’orientamento di Janet Yellen dal discorso che terrà domani a Boston, al convegno annuale degli economisti Usa. Ma ormai è certo che la bonaccia preelettorale è agli sgoccioli.

Intanto, sui mercati si profila una nuova minaccia. Tornano infatti i timori sull’economia cinese dopo i deludenti dati sulla bilancia commerciale: a settembre le esportazioni sono scese del 10%, il calo più forte degli ultimi sette mesi. Il consensus si aspettava -3,3%. Ad agosto erano scese del 2,8%. Gli analisti temono che la frenata spinga Pechino ad accelerare il calo dello yuan, mettendo così sotto pressione tutta l’area.

LISTINI ASIATICI DEBOLI. STUMPF CACCIATO DA WELLS FARGO

In pesante calo stamane i listini asiatici. Tokyo lascia sul terreno l’1%, Hong Kong l’1,5%. Deboli i listini cinesi. Stabile Toyota (+0,10%) dopo l’accordo con Suzuki per sviluppare le tecnologie dell’auto a guida autonoma.

Wall Street ha chiuso in terreno positivo: Dow Jones +0,09%, S&P 500 +0,11%. In calo il Nasdaq (-0,15%). Il rendimento del bond decennale sale di due punti base a 1,79%, sui massimi degli ultimi 4 mesi. 

La novità più clamorosa è stata annunciata a mercati chiusi: John Stumpf, travolto dallo scandalo dei conti falsi di Wells Fargo, si è dimesso ieri sera. Alla vigilia della trimestrale la guida della seconda Banca Usa passa nelle mani del presidente Tim Sloane.

I conti delle grandi banche Usa arriveranno domani quando saranno pubblicati i dati di JP Morgan (oggi – 0,1%): il consensus si aspetta un utile per azione di 1,39 dollari, in lieve calo rispetto agli 1,43 dollari del secondo trimestre. Nello stesso giorno sarà diffusa anche la trimestrale di Cititgroup (+0,2%).

PETROLIO, PRODUZIONE RECORD. ENI -0,6%

Tra i settori più deboli la salute (-0,55%) e l’energia (-0,41%). I prezzi del petrolio sono scivolati (Brent a 51,9 dollari al barile) dopo che il bollettino dell’Opec ha rivelato che a settembre la produzione del cartello è stata la più alta degli ultimi otto anni.

In calo a Piazza Affari Eni (-0,6%), ma Saipem ha guadagnato il 2,7% sulle attese di commesse per la realizzazione del gasdotto Turkish Stream. Tenaris +2,1%. In rialzo anche Saras (+0,61%). Kepler Cheuvreux ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo, confermando la raccomandazione hold.

TECNOLOGIA, GIORNATA NERA. CROLLA ERICSSON, STM -2,5%

Giornata nera per i tecnologici penalizzati da una serie di pessime notizie. Cisco (-2,4%) è stato tra i peggiori titoli del mercato Usa. A pesare sulla società che produce apparati di networking è stata l’onda lunga del il sentiment negativo che ha investito tutto il settore tecnologico dopo il tracollo di Ericsson, il colosso svedese che alla Borsa di Stoccolma ha lasciato sul terreno il 20% dopo avere annunciato che nel terzo trimestre l’utile sarà “significativamente più basso” delle attese a causa di un drastico calo delle attività nella banda larga.

Ericsson sta licenziando migliaia di dipendenti nel tentativo di far fronte alla flessione della domanda e alla concorrenza della finlandese Nokia (-4,8%) e della cinese Huawei. Da fine luglio il gruppo è senza un Ceo permanente, da quando Hans Vestberg ha lasciato l’incarico dopo mesi di critiche alla sua leadership e al suo stipendio. 

In più c’è la debacle di Samsung, costretta a ritirare lo smartphone Galaxy Note 7 dopo i numerosi casi di incendio del dispositivo. Il gruppo coreano ha annunciato un taglio alle stime dell’utile operativo del 33,3% per il terzo trimestre. Trae vantaggio dai problemi del gruppo coreano Apple :Il titolo ha guadagnato il 4% nelle ultime sette sedute e oggi si muove sui massimi degli ultimi 11 mesi. A Piazza Affari Stm, è stata tra le peggiori nel listino, perdendo il 2,5%.

BOT A 12 MESI AI MINIMI, PIAZZA AFFARI PIATTA

Ancora sotto tiro la sterlina, trattata a 1,2185 sul dollaro. Secondo il Financial Times, la Brexit comporterà un costo di 20 miliardi di sterline per liquidare le emissioni obbligazionarie in doppia valuta. A piazza Affari l’indice Ftse Mib (-0,02% a 16.470 punti) ha chiuso la seduta pressoché invariato. Francoforte ha perso lo 0,5%, Londra lo 0,7% e Parigi lo 0,4%.

La nota più positiva riguarda l’andamento della produzione industriale nell’area euro, rimbalzata dell’1,6% rispetto al mese precedente, nettamente al di sopra delle attese. Per JP Morgan, “il dato conferma il rimbalzo già mostrato dalla produzione industriale italiana”.

Chiusura in calo per il mercato obbligazionario italiano, in linea con il comparto della zona euro. Il tasso decennale italiano è salito a 1,42% sera, lo spread con l’analoga scadenza del Bund (risalito ieri a +0,06%) è stabile a 135 punti base. È sceso al nuovo minimo storico di -0,238% il rendimento d’asta del Bot a 12 mesi, collocato per 6,25 miliardi di euro, a fronte dei 7,1 in scadenza.

Oggi il Tesoro offrirà fino a 8,5 miliardi in Btp. È previsto il lancio del nuovo 3 anni ottobre 2019 cedola 0,05%, oltre alle riaperture dei benchmark a 7 e 15 anni. Sul mercato grigio il nuovo triennale offre un rendimento positivo di 0,07%/0,08%, mentre il vecchio aprile 2019 paga un tasso di 0,04% (sopra il -0,02% dell’asta di metà settembre).

Sembra pronta a muoversi anche la Bce. Nella riunione della prossima settimana, secondo Reuters, la Banca centrale europea potrebbe discutere di cambiamenti tecnici all’attuale meccanismo del Qe. Ma anche a Francoforte le decisioni verranno prese solo a dicembre, quando verrà anche stabilito se prolungare o meno il piano oltre marzo 2017. Tra le ipotesi figura l’allentamento della regola che obbliga ad acquistare titoli di Stato in proporzione alla grandezza dell’economia dei singoli Paesi, riducendo così gli acquisti di titoli tedeschi.

DEUTSCHE BANK , LE ALTRE BANCHE NON SI FIDANO

Deutsche Bank (+0,4%) paga di più per prendere in prestito denaro dalle altre banche che non le sue rivali, compresi gli istituti greci e italiani in difficoltà. È quanto emerge dai dati Euribor, che evidenziano una tendenza che sottolinea la gravità dei problemi dell’istituto tedesco. Deutsche è l’unica banca che paga per prendere in prestito su un periodo di 9 o 12 mesi all’interno di un campione di 21 banche, interpellate per determinare il prezzo dei prestiti interbancari nel settore. I dati raccolti dallo European Money Matket Institute collocano Deutsche in una posizione peggiore anche di Monte dei Paschi o di National Bank of Greece. L’istituto ha dovuto pagare lo 0,02% per prendere in prestito denaro dalle altre banche sui nove mesi. Per un prestito di un anno ha pagato lo 0,06%.

CITIGROUP PREMIA LE BANCHE ITALIANE, VOLANO UBI E POPOLARE

Banche italiane in grande evidenza: l’indice di settore è salito dell’1,38% contro l’andamento piatto dello Stoxx europeo. A favorire il rally è stato un report di Citigroup: “Siamo positivi sul settore bancario italiano – scrive la banca Usa – perché gli ultimi risultati sono incoraggianti. La qualità dei crediti è destinata a migliorare, aggiungono gli analisti: nei prossimi tre anni l’ammontare dei Non performing loan sul totale degli impieghi si ridurrà di tre punti percentuali”.

A trarre beneficio dalla previsione sono state soprattutto Ubi Banca (+6%) e Banco Popolare (+6,07%), in passato tra le più penalizzate dal mercato proprio per il tema sofferenze. Sale ancora Bpm (+1,2%) in vista dell’assemblea di sabato che deciderà la fusione con il Banco.

Nuovo blitz di Unicredit (+2,4%). Ieri sera, dopo la chiusura della Borsa, la Banca ha effettuato il collocamento tramite “accelerated bookbuilding” del 20% di FinecoBank. Il prezzo, secondo le prime indicazioni, risulta intorno a 4,48 euro contro una chiusura odierna di 4,788 euro con uno sconto intorno al 6%. Il controvalore si aggira sui 580 milioni di euro. Lo scorso 12 luglio il 10% era stato collocato a 5,40 euro per azione. La quota di Unicredit si ridurrà pertanto dal 55% circa al 35% del capitale. L’istituto ha inoltre sottoscritto un impegno di lock-up per 360 giorni nel corso del quale “non potrà porre in essere nessun atto di disposizione delle azioni di FinecoBank senza il previo consenso di Ubs per conto dei joint bookrunners”.

Monte Paschi +0,7%. Il governo ha ribadito “che per Mps non si prospettano misure di supporto pubblico o men che meno di nazionalizzazione, così come l’apertura di procedure di risoluzione. Qualsiasi riferimento all’applicazione del bail in è frutto solo di infondate speculazioni”, ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan durante il Question time alla Camera.

Positive le assicurazioni, favorite dalla prospettiva di un rialzo dei tassi Usa. Allianz e Generali guadagnano l’1,4%, Axa +1,3%, Unipol +1,2%. Strappa anche Cattolica Assicurazioni (+3,5%).

MEDIASET CHIEDE IL SEQUESTRO DELLE AZIONI VIVENDI

In forte calo Mediaset (-3,9%), che ieri sera ha annunciato di aver sferrato l’offensiva nei confronti di Vivendi: la società ha depositato al Tribunale di Milano un’istanza cautelare in cui chiede il sequestro del 3,5% del capitale del gruppo francese detenuto come azioni proprie. L’udienza per discutere il ricorso è stata fissata per il prossimo 8 novembre davanti al giudice Vincenzo Perozziello che si dovrà anche pronunciare sulla causa civile intentata da Mediaset e Fininvest contro Vivendi per chiedere il rispetto del contratto di vendita di Premium siglato nell’aprile scorso. Mediobanca Securities continua però a essere convinta che un’intesa sia nell’interesse di entrambe le parti, anche se non si vede nulla all’orizzonte nel breve termine.

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